Sono i giorni della merla e decisamente i più freddi dell'inverno che qui a Budapest, dove mi trovo ospite presso mio figlio, risultano ancor più rigidi di quelli della nostra penisola. Ma sciarpa, guanti, cappello, accompagnati da un  goulash fumante ed un bicchierino di palinka tutto fan passare ed allora via a passeggiate tra le strade del centro pervase da quegli intensi aromi di paprika, per proseguire romanticamente lungo il percorso del bel Danubio blu, incrociando lo storico Ponte delle Catene fino a concludere la giornata con un tiepido raggio di sole proiettante una sorta di mistico tramonto che illumina di arancio/rosa la maestosità del Parlamento della stupenda capitale magiara ricca di arte, storia e cultura.

Ma ieri qui a Budapest si è voluto ricordare in più parti della città e con vari eventi commemorativi la mesta giornata della Memoria. Mi trovo così nella stessa serata a partecipare ad una rappresentazione teatrale tenutasi presso l'Istituto italiano di Cultura dal titolo: "Il bradipo e la carpa"  tratto dal libro "Due eroi in panchina" scritto dal giovane giornalista catanese Roberto Quartarone. 
La storia sul palcoscenico trae inizio da due calciatori ungheresi Géza Kertész e Istvan Toth (nella scena Antonio Carnevale e Riccardo Stincone) che negli anni '20 hanno giocato insieme nella squadra del Ferencvaros (là si deve l'origine dei due soprannomi che daranno titolo all'opera e così scherzosamente attribuiti per le loro diverse caratteristiche fisiche) ottenendo buoni successi, tant'è che negli anni '30, al termine della carriera da giocatori, decideranno di venire a fare gli allenatori in Italia, nazione che in quel periodo apprezzava e ben remunerava il calcio di stampo magiaro. 
Géza si siederà sulle panchine di Catania, Atalanta, Lazio e Roma, mentre István su quelle di Triestina e Inter, ed il loro lavoro risulterà alla fine molto apprezzato. Ma alla scadenza dei loro contratti, probabilmente sofferenti di mal di patria, decideranno di tornare in Ungheria, che di lì a breve si troverà coinvolta nel conflitto della seconda guerra con la brutale deportazione degli ebrei operata dal nazifascismo ed i due amici, dapprima ex calciatori e poi ex allenatori, decideranno di sacrificare la loro gloria sportiva per diventare due “Schindler" del calcio. 

Correvano le prime luci dell'alba di un gelido mattino del febbraio 1945 ed a pochi giorni dalla liberazione di Budapest, un plotone di esecuzione nazista fucilera' i due allenatori Géza e Toth rei di essere entrati un paio di anni prima a far parte della resistenza magiara partecipando a numerosi sabotaggi contro i tedeschi ed il tutto a beneficio del salvataggio dalla deportazione nei terribili campi di sterminio di Auswiz di decine, centinaia di amici e conoscenti ebrei. 

Una storia che fa bene al cuore questa di due uomini che per mezzo del pallone hanno entusiasmato i popoli di due intere nazioni, per poi eroicamente perire e lasciare un indelebile ricordo in qualità di eroi ed averlo speso in nome della libertà a totale disprezzo della oppressione barbaramente operata su una etnia del genere umano. 
Le loro gesta saranno perennemente ricordate nella giornata della memoria auspicando in questo clima infuocato da persistenti guerre fratricide che venga posta una volta per tutte la parola fine e si torni a vivere in libertà e serenità... e magari con tante divertenti partite di calcio per costruire un mondo restaurato e fondato unicamente sulla pace! 

Massimo 48