LA TELEFONATA  
E' una grigia mattina autunnale, sembra un lontano ricordo la piacevole ottobrata romana, avverto invece un  timido sentore di freddo mentre sto sorbendo il mio primo rituale caffè della giornata seduto sul tavolo della cucina quando mia moglie Angela sente squillare il mio cellulare rimasto sul comodino..."...Resta pure...Massi...finisci comodamente il tuo caffè...vado io a rispondere...sorveglia tu la zuppa di fagioli nel tegame di coccio...!"  "...Ahh...Angela ...saranno le solite scoccianti proposte commerciali...se il numero risulta sconosciuto...lascia stare...è un'inutile perdita di tempo!"  Dopo meno di un minuto Angela è di ritorno con il telefono dicendomi: "...Massi...è per te!!"  "...Ma chi è?!"  "...Un certo Jean Claude...ha chiesto di te!"  "...Pronto!...dica pure...con chi parlo?!" "Buongiorno a lei Sig. Massimo - l'accento italiano era marcatamente francese - sono Jean Claude T. il figlio di Jean Paul dell'Agenzia di Stampa...ricorda!?"  "...Ohh...cosa mi dice mai!!...ma senti stamane cosa doveva capitarmi!!...ma saranno dieci anni ...credo...che non sento suo padre ...mi dica di lui..."  "...Ehh...Sig. Massimo...purtroppo papà non c'è più...se n'è andato lo scorso anno...dopo aver combattuto per mesi contro un male incurabile!"  "...Gesù...cosa mi dice...era un grand'uomo!...sà che dal suo papà scopiazzai il modo d'impostare e di scrivere gli articoli!...lo conobbi all'Agenzia di Stampa quando avevo dieci, dodici anni...io portavo il pranzo, e a volte anche la cena a papà Renato praticamente tutte le domeniche ed i festivi quando era di turno e questo per alcuni anni...mi sembra che l'ultima volta fù l'anno prima che mi diplomassi...dunque sarebbe il 1966..."  "...Sì..mio padre chiese il trasferimento dalla sede di Roma a quella di Parigi tre anni dopo, e lì è rimasto fino alla sua pensione poi con mia madre si è ritirato presso la nostra residenza estiva in Provenza...ma se l'è goduta ben poco dovendo combattere per lunghi mesi a causa di una grave malattia tra casa ed ospedale.  Ma prima di lasciarci ha voluto scrivere un memoriale nelle cui pagine parla spesso di suo padre Renato..e quì arrivo a lei e al perchè della mia telefonata..." 

LA CONFESSIONE 
 "Quando mio padre partì da Roma per trasferirsi a Parigi, - raccontò Jean Paul - non avendo con sè l'auto fece il viaggio in treno, e di conseguenza portò via solo poche cose, mentre tutto il materiale nei cassetti della sua scrivania venne riposto in uno scatolone all'interno di un ripostiglio. Recentemente, a causa di alcuni lavori di ristrutturazione è stato aperto quello scatolone e il Direttore dell'Agenzia Jacques Allain è  riuscito a contattarmi dicendo che erano stati rinvenuti alcuni vecchi diari contenenti appunti di articoli di mio padre tra cui il suo ultimo scritto nell'Agenzia romana prima della sua dipartita dal titolo: "Una Coppa per il Milan, una cella per Combin" datato  22 Ottobre 1969. E nelle ultime pagine di quell'agenda papà Jean Paul aveva descritto, come fosse un documentario, tutti i suoi colleghi di redazione, gli operatori tecnici, gli inviati, e poi scrisse tanto di suo padre Renato...Sig. Massimo...e infine parlò anche di lei... dei suoi sogni nel cassetto e del suo attaccamento al giornalismo sportivo con la sua nascente fede Rossonera. Il direttore Allain mi ha riferito che ora lei scrive come blogger in un portale sportivo di Calciomercato.com e che ha anche ottenuto diverse premiazioni... vero!?... Sig. Massimo 48!?"  "...Sì..sì..verissimo  Jean Claude...ma levi pure il Signore ...e il 48...sono solo Massimo o se preferisce...Maxime!"  "...ma...sa una cosa... Maxime!?...io sono arrivato ieri qui a Roma con mia moglie e mio figlio per passare un weekend, loro oggi sono in giro tra Colosseo e Fori Imperiali...cosa ne dice se invece noi c'incontrassimo per andare in Agenzia dove il direttore Allain ci attenderebbe per farci visionare quel materiale di papà Jean Paul?!"  "...Guardi..Jean Claude...il tempo di radermi...salgo in Vespa e fra mezz'ora ci vediamo a Piazza Santi Apostoli..di fronte all'ingresso di Palazzo Colonna...conosce già il posto...vero!?"  "...Sì..sì..già venni da ragazzo a trovare il mio povero papà!!...allora ...à bientot...Maxime!!"  "...a bientot...Jean Claude!"

Il direttore Allain ci fa accomodare nel suo ufficio dove troviamo al centro della stanza, posti sopra un tavolo, decine di diari del povero redattore Jean Paul.  Suo figlio Jean Claude va a cercare quello dell'anno in cui venne a trovare suo padre e si accomodò su di una poltrona, sorseggiando una schiumosa birra ordinata dal Direttore alla famosa sottostante e storica birreria, intento nella lettura alla ricerca di annotazioni che riguardassero quel suo soggiorno, sapeva bene che il padre si appuntava per iscritto qualsiasi cosa accadesse fuori della normalità, del resto aveva scelto di fare il giornalista, per lui rientrava perfettamente nella norma prendere appunti. Il direttore Jacques si voltò verso di me, mi fissò negli occhi dicendomi:  "...Sig. Massimo...mi consenta di assecondare una mia curiosità!.... non capisco perchè lei non prese in considerazione la possibilità di venire a lavorare nella nostra Agenzia quando il Sig. Renato, suo padre, andò in pensione. Fece, all'allora direttore Mr. Mengein il suo nome, quindi un'ottima referenza... e poi lei era quasi diventato di casa, conosceva tutti i redattori, Jean Paul parlava benissimo di lei!...ormai lei è in pensione... conosco bene il detto "acqua passata non macina più"... ma vedendola scrivere.. se pur per diletto.. ma in maniera piuttosto volitiva, tenace...quasi a presagire una voglia di riscatto...mi viene da pensare quanto avrebbe fatto comodo una persona come lei nel nostro lavoro!...e quanto sarebbe stato più proficuo per le sue ambizioni.... posso almeno sapere il motivo per il quale a quel tempo maturò un inspiegabile disinteressamento!?"  "Non si trattò di un disinteresse...Mr. Allain!  Le spiego... quando papà Renato andò in pensione, io solo un anno prima ero stato assunto in qualità di capotecnico in un centro assistenza elettrodomestici di un noto marchio,  provenendo da un mia prima esperienza in una fabbrica, ero brillantemente riuscito ad inserirmi in quel nuovo e non semplice lavoro, lo stipendio non era niente male e l'orario di lavoro si svolgeva dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle 17.30, raramente si faceva dello straordinario solo al sabato mattina. Lei ha giustamente ricordato che Massimo era diventato quasi di casa in questa Agenzia...tradotto, Direttore, significava che ogni volta che mi trovavo lì era un sabato, o una domenica, oppure un Natale, una Pasqua, un Ferragosto....e se papà era in ufficio...non era a casa...ed io da bambino...senza fratelli...spesso chiedevo di papà Renato!...eh..sì perchè mamma, sofferente di fastidiosi e incurabili acufeni, si era anche sottoposta ad un delicato intervento chirurgico che però non portò significativi benefici, era sempre a riposare sulla poltrona. 
E dunque come potevo, ed accadeva molto di rado...mi rifugiavo nelle mani di papà Renato.......ahhh...come ricordo quelle poche ma intense ore passate insieme!...quando costruimmo l'aquilone... e lo facemmo volare in cielo in una bella giornata ventosa.... ed un'altra volta che intagliò due pezzi di legno per costruire una piccola nave...lui pittò lo scafo di nero...ed io il ponte di grigio...poi mi cadde il barattolino di vernice ....e papà ...non mi rimproverò...ci mise sottosopra un mio cappellino...così divenne grigio e poi sul davanti ci disegnò con la vernice nera una piccola ancora...ridemmo a più non posso!!...e poi il varo al fontanone di fronte alla Bocca della Verità, a quei tempi abitavamo al quartiere Testaccio, cinque minuti a piedi da quella fontana... e tutti gli altri bambini a guardare questa piccola nave che galleggiava e in pochi secondi, agitando l'acqua nella vasca la navigava per tutta la sua lunghezza...! 
Ecco, di quei pochi momenti ho dei bei, nitidi ricordi, ma crescendo e capendo che avevo un bisogno vitale di mio padre mi prestai a portargli il pasto caldo in uno scaldavivande...ma era solo uno stratagemma...un cavallo di Troia per comunicare maggiormente con papà Renato...   
Passarono gli anni... e quando ricevetti la vostra proposta ero sposato da quattro anni, già padre di due bei maschietti, uno di tre anni ed il suo fratellino di soli sei mesi...non volevo che non conoscessero il padre come capitò a me... quando continui turni di lavoro lo costringevano a stare giorni interi,salvo le notti, lontano da casa, e magari lo facevano riposare un giorno feriale, ma quando papà era libero io ero a scuola!... e non ci vedevamo quasi mai!!...insomma Direttore...non ebbi il coraggio di accettare di lavorare presso la vostra Agenzia pur apprezzandone qualità e trattamento...che ora...a livello hobbistico mi diletto a fare con qualche storiella scribacchiata!....Sì...se tornassi indietro....cancellerei quell'errore...ma del senno di poi, Lei sà meglio di me che ne son piene le fosse!...Forse avrei fatto molto meglio ad accettare quel posto....io non ho mai avuto la pazienza, la bontà di papà Renato...io non valgo un centesimo della sua buona volontà...io, purtroppo ho un carattere chiuso e spigoloso e di questo i miei figli, per quello che hanno conosciuto il loro nonno, vale a dire fino all'inizio della loro adolescenza, ne hanno notato la differenza amando sicuramente molto più il nonno, permissivo e paziente in tutto, che non il padre troppo spesso non accondiscendente e quasi sempre impaziente...forse è una caratterialità che certamente non ho ereditato da mio padre...ma forse la sua frequente lontananza ha acuito in me quello stato di abbandono che è rimasto nel mio Dna nonostante abbia figli bravi ed educati ed una moglie di nome e di fatto un vero Angelo!"                                                                                                                                                                  "...Massimo...è stato chiarissimo!!...Jean Claude?!...venite che vi mostro l'ultimo articolo scritto da Jean Paul nella Redazione Romana....sapete..per la nostra Agenzia fù una vera fortuna...ce lo acquistarono le maggiori testate sportive sia italiane che estere...venite...l'ho fatto incorniciare...eccolo lì..nella sala riunioni!"

L'ULTIMO ARTICOLO
Nell'Ottobre del 1969 si giocò in due manches l'8 allo stadio di San Siro ed il 22 nello stadio del Boca Juniors di Buenos Aires in luogo del più piccolo La Bombonera, la 10ma edizione della così detta Coppa Intercontinentale, competizione che vedeva affrontarsi le squadre campioni d'Europa e del Sud America in carica. Quell'edizione passò alla storia, oltre che per essere stata per la prima volta conquistata dal Milan e la terza in assoluto per un club italiano, anche purtroppo per gravi episodi accaduti nella gara di ritorno in Argentina e che coinvolsero soprattutto il giocatore rossonero franco-argentino Nestor Combin. Quest'ultimo fu l'autore, assieme a Sormani delle reti che permisero al Milan di concludere la gara di andata con il risultato di 3 a 0.  Ma 15 giorni appresso nella gara di ritorno contro l'Estudiantes i tifosi iniziarono a sbeffeggiarlo considerandolo un traditore, difatti aveva scelto la naturalizzazione francese e per ragioni d'incartamenti burocratici risultava anche, a detta del governo argentino, un disertore per non aver prestato il servizio di leva. Al termine della gara vinta dall'Estudiantes per 2 a 1, ma in virtù del risultato di andata la Coppa andrà ai Rossoneri, l'ex giocatore Giovanni Lodetti dichiarerà alla stampa che tutta la squadra all'ingresso in campo ricevette un'accoglienza da clima di guerra...45.000 tifosi...tutti di parte argentina...solo un manipolo di tifosi milanisti aveva sorvolato l'oceano per assistere alla gara. Alcuni scalmanati teppisti versarono all'uscita del sottopassaggio persino del caffè bollente...e durante la partita ci fu un'autentica caccia all'uomo con calci e perfino pugni... Nestor Combin alla fine dell'incontro verrà ritratto sanguinante a terra con naso e zigomo fratturato da un paio di pugni pugilistici ricevuti in pieno volto, poi dopo il gol della bandiera siglato da Gianni Rivera, quasi tutti i nostri giocatori ricevettero altri colpi proibiti dagli avversari dell'Estudiantes... ma la Coppa Intercontinentale era vinta... e il nostro capitan Rivera la solleva in alto con tutta la squadra, mentre Nestor Combin insanguinato e con fratture al volto viene prelevato negli spogliatoi dalla gendarmeria e condotto in prigione per diserzione. Sarà soltanto l'intervento energico dell'allora presidente del Milan Franco Carraro che, dopo aver dimostrato che Nestor aveva regolarmente prestato servizio militare in Francia, riuscì a farlo scarcerare  mentre Nereo Rocco e tutto il Milan non sarebbe tornato in patria con la prestigiosa Coppa se non assieme allo sfortunato Combin. 
Nei giorni successivi si apprese che diversi giocatori dell'Estudiantes vennero denunciati e subirono pesanti squalifiche, tra cui il portiere Poletti che per la sua violenza fu radiato a vita. 
La foto all'aeroporto di Linate all'arrivo del Milan trionfante fece il giro del mondo
, come lo fece quella del sanguinante Nestor Combin al quale il bravo Jean Paul dedicò il suo ultimo articolo scritto nella redazione romana, dunque... un Ottobre rosso per il sangue versato... nero per l'andamento di quella sciagurata gara... ma alla fine... giustamente... Rossonero!!! 
Per gli amanti dell'Amarcord ricordo la formazione di quel mitico Milan: Cudicini, Malatrasi, Anquilletti, Rosato, Schnellinger, Lodetti, Rivera, Fogli, Sormani, Combin, Prati. Allenatore Nereo Rocco

"...Signori Jean Claude e Massimo - conclude Mr. Allain - ...in un cassetto della vecchia scrivania di Jean Paul...un nuovo redattore ha trovato...questa foto!...eccola...io la farò ingrandire...e la metterò vicino al suo ultimo articolo...!"                                                                                                                                                                          La foto ritraeva Jean Paul che dettava un pezzo seduto al fianco della telescrivente di Papà Renato....  
...io e Jean Claude...ci abbracciammo...a lungo...stretti...non riuscimmo a dire nulla!.....Piangevamo ...come due bambini....soli...affranti...e ormai orfani...per sempre!

Un abbraccio
Massimo 48