Un giovane militare da poco nominato Sottotenente Giovan Battista Drogo viene mandato per servizio in un inaccessibile avamposto bellico ai confini del deserto, la Fortezza Bastiani nei pressi di Barn nel Sud dell'Iran, che ha il compito di sorvegliare la frontiera desertica separante l'Impero Austro-Ungarico da una misteriosa, minacciosa invasione dei Tartari. 
L'ambientazione del film che se ne ricava nel 1976 ad opera del regista Valerio Zurlini può essere datata ai primi del '900, ma l'autore del romanzo da cui esso è tratto Dino Buzzati, celebre scrittore e giornalista vincitore nel 1958 del Premio Strega, non considerando nella narrazione i parametri temporali della lunga vicenda ne ha reso difficoltosa la trasposizione cinematografica, infatti il film "Il deserto dei Tartari" che ebbe un grosso successo di pubblico e ricevette il David di Donatello, uscì appunto nel 1976 cioè ben 36 anni dopo la pubblicazione del romanzo. Nelle prima parte del film il Drogo (l'attore Jacques Perrin)  coinvolto dai rigidi regimi di vita militare all'interno della Fortezza Bastiani pensa esausto ad una richiesta di trasferimento ed il Maggiore Medico Rovine (l'attore JeanLouis Trintignant) gli risponde ammonendolo in questo modo: "Se Lei pensa che sia finito qui per errore, sappia che qui o altrove tutti noi siamo qui per sbaglio". 
Il film prosegue in un clima di spasmodica attesa di un'invasione dei Tartari e della relativa battaglia finale che potrebbe dare gloria e onori al nostro Drogo.
Purtroppo così non fu, il Sottotenenete invecchierà nella Fortezza, si ammalerà ed infine, colpito da un fortissimo attacco febbrile verrà portato via, ormai morenteproprio quando i Tartari stanno per assaltare l'avamposto e con esso l'Impero Austro-Ungarico.                                                                                                     

Ieri pomeriggio ho rivisto questo vecchio film in salotto, complice l'assenza di partite, e dopo questa visione mi sorge spontaneo fare un parallelo tra gli accadimenti e i protagonisti nel romanzo-film con quelli che orbitano attualmente nella squadra rossonera
Intravedo nella figura e nel ruolo del Sottotenente Drogo il nostro neo dirigente Zvonimir Boban che ultimamente in una intervista rilasciata a Carlo Pelegatti alla Festa dello Sport a Trento organizzata dalla Gazzetta dello Sport ricordando "Gli Immortali" alla presenza di molti giocatori e dirigenti del Milan ha così risposto alla domanda: "...ma Boban si è mai pentito di venire nello staff dirigenziale del Milan?" Zvonimir ha risposto con un lungo cross, partendo da molto lontano, addirittura dal suo arrivo come calciatore in Italia nel 1991, quando causa mancanza documenti venne trasferito a Bari per arrivare a Milano l'anno seguente ma solo come "ruota di scorta" e poi conclude la sua risposta con una frase ormai logora per l'uso  e cioè che il Milan essendo una grande Società ed avendo cambiato proprietà necessita di tempo e pazienza specie da parte dei tifosi, e infine, ciliegina sulla torta, pacca sulla spalla da parte di Carlo e un affettuoso saluto con il più classico dei rituali ( peggiore di un calcio allo stinco) ...e speriamo di risollevarci presto!   
E' storia recente la sua forte influenza esercitata sull'assunzione del nuovo allenatore Stefano Pioli al posto del silurato Marco Giampaolo (un parto prematuro di soli 7 mesi che genera un bimbo fragile e insicuro)... Cosa dirne, la mia opinione conta poco mi piace invece sottolineare testualmente la dichiarazione rilasciata dal giornalista Bruno Longhi: "Pioli lavora in maniera seria ed ha un grande pregio, quello di fare gruppo  è una sorta di Ancelotti bis senza il suo Palmares, riesce a migliorare durante la stagione il rendimento dei singoli".   
Boban sa bene che se fallisse anche Pioli tutta la barca del Milan andrebbe a fondo e le spese per il relativo recupero non le caccerebbe nessuno! Sarebbe lui il primo a dimettersi e a ruota seguirebbe tutto l'equipaggio. Quindi sta cercando il suo Sottotenente cui affidare la Fortezza Bastiani e pare ( dopo una notte insonne al tavolo riunioni di Casa Milan) l'abbia trovato nella figura del 54nne Stefano Pioli, parmense di nascita, ed ex di Lazio, Inter (di cui è tifoso) e Fiorentina e domenica prossima alle 20.45  sapremo se il suo rinnovato (si fa per dire) 4.3.3 riuscirà vincente nella gara casalinga contro il Lecce. Sarà il giorno del suo compleanno ed è intento di noi tutti fargli i migliori auguri di felice proseguimento di lavoro e carriera con il Milan e magari confermarsi con un bel filotto di vittorie, ci attendono Roma e Spal prima dello scontro contro la Juventus e andare a Torino con 8/9 punti in tasca in più sarebbe un ottimo viatico. 
Sarà solo dopo questa fila di partite che potremo esprimerci sulla reale valenza del nostro Milan e ovviamente la sua corsa a recuperar punti persi per riagguantare un posto in Europa (se sarà E.L. o C.L. è al momento centrare un ambo al Lotto) altrimenti vedremmo strane ombre su San Siro, il suo terreno di gioco assomiglierà sempre di più ad un deserto e dietro, in luogo degli spettatori sugli spalti, vedremmo profilarsi dei guerrieri al galoppo a passo di carica con noi milanisti ormai impotenti, fermi, incapaci a reagire agli scempi di quelle orde di Tartari! 


Un abbraccio

Massimo 48