Sylvester Stallone, in una delle pellicole hollywoodiane più iconiche e leggendarie della storia del cinema, interpreta un Rocky che, proprio per colpa di una preparazione sia atletica che comunicativa non adeguata, perde malamente contro Apollo, pugile affermato, istituzionalizzato, simbolo - in quel momento - dell'establishment.
Se il film Rocky constasse unicamente di quel primo capitolo, racconterebbe la storia, fallimentare, di uno sfidante che prende una sacco di cazzotti e perde. Ma il film diventa invece una saga composta da più capitoli: da Rocky II (in cui il pugile sfidante batte Apollo, sostituendosi di fatto nel ruolo di riferimento pugilistico per l'establishment americano), fino ai capitoli successivi in cui il suo ruolo di numero 1 è stra-consolidato.

Ecco, il parallelismo con quanto è accaduto (ma soprattutto con quanto accadrà in futuro) in argomento SuperLega è bello che fatto: quello che sta passando in questi giorni a noi comuni mortali (che per definizione non abbiamo tutte le informazioni, in nessun campo) lascia passare la sensazione che la questione SuperLega si sia chiusa in sole 48 ore, con morti e feriti che accettano una sconfitta pesantissima e se ne tornano con la coda tra le gambe nei loro uffici, accettando di averci provato senza riuscirci, e alzando quindi bandiera bianca.
Non scordiamoci però che stiamo parlando di super manager di super società con super capitali sociali: a questi livelli (ma in realtà anche a livelli molto più modesti) prima di fare praticamente qualsiasi mossa, le società fanno realizzare da altre società specializzate (non solo studi legali, ma anche studi di consulenza, analisti finanziari, analisti organizzativi, etc...) i cosiddetti "studi di fattibilità" in cui, queste società specializzate, ipotizzano OGNI scenario possibile e ne disegnano tutte le potenziali conseguenze e le relative contromosse. Posto che le reazioni di UEFA e FIFA (ma anche quelle delle Federazioni) non erano affatto difficili da prevedere, ciò a cui stiamo assistendo è solo la prima fase di un processo: il primo round, appunto.
Primo round che è servito ai contendenti per prendersi le misure, per effettuare degli 'stress test' (altra pratica nota a chi conosce il mondo dell'organizzazione aziendale di certe dimensioni) e per iniziare a definire e palesare le posizioni di partenza.

Anche le ultime parole di Perez vanno in questa direzione: infatti ha appena dichiarato che la SuperLega non è un progetto terminato e che hanno già rimodulato le sue caratteristiche, diminuendo il numero delle squadre a partecipazione fissa. E' come quando per arrivare ad ottenere 70 chiedi 150. In quella prima fase ovviamente uscirai sconfitto (non riuscendo a chiudere l'affare - acquisto o vendita che sia), ma progressivamente le parti si avvicineranno fino a chiudere la transazione ad una cifra che, più o meno, accontenta entrambi. Anche le dichiarazioni d'intento a iniziare la SuperLega già nell'agosto 2021 erano orientate a questa strategia: nessuno avrebbe potuto rendere effettivo un tale epocale cambiamento in così poco tempo. L'obiettivo vero, con ogni probabilità, è sempre stato settembre '22 o addirittura '23: questo significa che le società coinvolte da vicino nel progetto SuperLega adesso stanno analizzando tutti i dati raccolti in questo primo round per definire come procedere nella prossima fase.

La cartina di tornasole per noi più semplice da monitorare sarà rappresentata dalla posizione di Andrea Agnelli: se davvero cio' che abbiamo visto è una goffissima sconfitta totale come sembra, Andrea non potrà che essere rimosso (o farsi da parte) dalla presidenza della Juventus; se invece rimarrà al suo posto diventerà evidente che quello che è accaduto non è una goffissima sconfitta totale, bensì solo il primo round di un match negoziale, strutturale, organizzativo e anche storico che - per dimensioni - non può che richiedere un processo articolato e forse anche relativamente lungo per essere portato a termine.