Un top dirigente d'azienda da 10/12 mila euro al mese può essere licenziato dall'oggi al domani senza né giustificato motivo né giusta causa; lo stesso dirigente, se l'azienda per cui lavora decide di trasferirlo, anche per anni, in un altra città o addirittura in un altro Paese, sostanzialmente non puo' rifiutarsi: l'unica via d'uscita è rassegnare le dimissioni. E tutto questo per stipendi che corrispondono a malapena a 1/300esimo dell'ingaggio di un calciatore di media fascia di Inter o Juve.

Mai come negli ultimi anni stiamo assistendo, sempre con maggior frequenza e - drammaticamente - anche con preoccupante normalità, a giocatori che si rifiutano di accettare destinazioni per loro individuate dalle Società di fatto creando serissimi problemi sia in termini di progetto tecnico che di bilancio.
Giocatori che da anni percepiscono cifre disumane, che magari vengono da mesi (o da anni) di prestazioni scadenti o addirittura nulle, hanno il potere contrattuale di ricattare le Società paganti fino al punto di poter restare dove sono a prescindere da tutto. Una volta si diceva "si deve meritare la conferma"; oggi questo concetto è saltato del tutto: una volta sottoscritto il contratto la conferma è automatica, e il giocatore ti farà un favore se accetterà una diversa destinazione. Praticamente il posto fisso di Zalone 2.0.
Ora, posto che questa situazione oltre che essere assurda e paradossale, è anche oggettivamente dannosa per tutto il sistema calcio, e diventa quindi evidente che sarebbe necessario intervenire a livello contrattuale: i contratti dei giocatori dovrebbero prevedere l'impossibilità da parte del tesserato di rifiutare una destinazione nel caso in cui la Società (che, ricordiamolo, è proprietaria delle prestazioni sportive dei suoi tesserati) decida di cederne le prestazioni ad ad altra squadra, fatto salvo ovviamente il diritto del tesserato di mantenere (almeno) lo stesso ingaggio precedentemente contrattualizzato.
E' chiaro che se soltanto alcune Società decidessero di standardizzare in questo senso i propri contratti sarebbero svantaggiate in termini di "appeal" in confronto a quelle altre Società che invece deciderebbero di non adeguarsi. 
A questo punto l'idea è che i vertici calcistici europei e/o mondiali intervengano affinché tutti i contratti dei calciatori professionisti (almeno delle leghe di prima categoria) introducano obbligatoriamente questo tipo di accordo nei contratti tra Società e tesserati.

Un lavoratore che percepisce 200, 400, anche 900 mila euro AL MESE non puo' avere la possibilità di riufitare un trasferimento, è inaccettabile, immorale, controproducente per il sistema e paradossale.
Ma per per farlo serve un coordinamento accentrato che garantisca uniformità.