Ieri sera il popolo Juventino ha vissuto l'ennesima notte da incubo europeo: il DNA bianconero pare proprio non contenere i geni necessari per competere oltre confine, indipendentemente dai giocatori a disposizione. 
Questa volta però, più che le questioni genetiche ci sono le motivazioni oggettive, pratiche, tecniche, tattiche, mentali, che possono spiegare i motivi di quello che verosimilmente il 12 marzo si concretizzerà come un vero e proprio dramma sportivo per la società degli Agnelli.

Anzitutto è sotto gli occhi di tutti che la Juve - dopo un paio di mesi di bel gioco da settembre a novembre - abbia avuto un mostruoso calo da fine novembre in poi: se nei primi due mesi della stagione la Juve riusciva a dominare per la prima volta anche in Champions, in seguito è riuscita a fare vittorie in Serie A solo grazie a una comunque buona fase difensiva abbinata ai gol dei singoli, talvolta anche abbastanza fortunosi in realtà, visto che le grandi giocate viste non sono poi così numerose nemmeno in campionato. Questo calo è stato sia atletico, che tecnico, che mentale: lecito pensare che l'arrivo di Ronaldo abbia in qualche modo de-responsabilizzato gli altri giocatori oltre che imborghesire tutto l'ambiente, facendo così venire meno quello che è stato il segreto delle vittorie bianconere degli ultimi anni: la combattività.

La rosa della Juve quest'anno è stata definita fin da subito come la (forse) più forte di tutti i tempi, ma quello è stato un giudizio figlio di una esaltazione euforica prettamente relativa all'arrivo di Ronaldo, poichè non serve un genio per capire che i centrocampisti in rosa non sono minimamente all'altezza di altri reparti omologhi degli anni passati, con particolare riferimento al trio Pirlo-Pogba-Vidal del 2014-2015, senza voler andare troppo indietro nel tempo. Matuidi è un giocatore che offre esclusivamente quantità, e se non è al top della forma fa più confusione a testa bassa che gioco; Bentancur è ancora acerbo e non sembra essere capace di concentrarsi veramente; Can non è né carne né pesce in quanto non sembra brillare in nessuna caratteristica particolare; Khedira e Pjanic sono gli unici due centrocampisti di livello consolidato ma il primo non arriva a 20 partite all'anno ed il secondo gioca troppo semplice oltre che non offrire alcuna protezione alla difesa. Manca Cuadrado che comunque è un esterno puro e quindi in questa comparazione non fa sostanzialmente testo. 

La Juventus ha grandi campioni sia in difesa che in attacco, ma a centrocampo no, e questo è un problema molto serio al di là di una possibile rimonta allo Stadium il 12 marzo. Infatti se il centricampo non è di qualità la difesa inevitabilmente subisce troppo gioco avversario e prima o poi concede, e gli attaccanti - per quanto bravi - ricevono poche palle giocabili in verticale, dovendo allontanarsi troppo dalla porta. Le altre top team europee, invece, hanno centrocampisti piu' completi ed efficaci, che garantiscono un gioco più intenso.
La Juventus probabilmente ha sbagliato a non compiere un piccolo sforzo (circa 12 milioni di euro) per portare Ramsey subito a Torino: in pratica, dopo aver fatto un investimento da 400 milioni per il solo Ronaldo (a cui aggiungere almeno i 40 per Cancelo e i 40 per il riscatto di D. Costa), rischia seriamente di sprecare tutto per un'inezia: abbastanza inconcepibile se diamo per assodato che tecnico e dirigenza siano consci del problema, che è sotto gli occhi di tutti.

Di Dybala ho già parlato ampiamente ed a questo punto preferisco non accanirmi oltre, anche perchè ormai l'involuzione è completata ed è a livelli talmente disgraziati che sarebbe come sparare sulla Crocerossa. Resta solo l'evidenza del fatto che non è il campione che sembrava.

Il capitolo allenatore è molto semplice da comprendere: Allegri, al di là delle scelte più o meno azzeccate, dopo 4 anni di successi (rigorosamente nazionali) e una finale persa malamente a Cardiff nel 2017, non è più nelle condizioni di trasmettere le giuste convinzione e intensità alla squadra: è fisiologico, è normale, però la Società ne deve prendere atto immediatamente e correre ai ripari, cosa che avrebbe dovuto fare probabilmente già dopo la disfatta di Cardiff, certamente almeno nell'estate scorsa.
Il miracolo sarebbe un avvicendamento immediato, magari in favore di Conte o di Zidane, così da avere 20 giorni di tempo per favorire l'insediamento del nuovo tecnico in tempo per la partita di ritorno.
Però sappiamo bene che questi colpi di teatro non sono nelle abitudini juventine. Ma del resto nemmeno comprare il 34enne più forte e costoso del mondo lo era, fino a pochi mesi fa...