A noi le storie dove vincono i più deboli ci sono sempre piaciute. Sarà che vederli lottare su ogni pallone come se fosse sempre questione di vita o di morte, coinvolge anche chi sta a guardarli seduti sulla poltrona di casa. Poi pensi ad una nidiata di giocatori pieni di talento, che ha vissuto gli anni dell’infanzia tra la guerra, le macerie e i bombardamenti. L’unico desiderio era quello di scappare da un destino che sembrava già tragicamente segnato. Ragazzi che sicuramente non cancelleranno mai quel passato ma che grazie al calcio, oggi possono scrivere una nuova incredibile pagina nella storia del loro giovane popolo. 

La Croazia e i quattro milioni di croati si ritrovano proprio lì, ad un passo dalla gloria, vogliosi di festeggiare anche più di quel lontano 1995 quando fu sconfitta definitivamente la guerra. 

PAppassiona davvero questa Croazia, appassiona il suo percorso in questo mondiale, così simile alla storia che si porta dietro: sempre ai supplementari dagli ottavi in avanti, due passaggi del turno all’ultimo rigore, mille difficoltà, partite al cardiopalma e sofferenze continue. Anche l’errore dal dischetto del suo uomo simbolo, in un momento più che mai cruciale, non ha scalfito gli uomini biancorossi.

 

Non me ne vogliano i Blues e la loro grande squadra che, dopo l’Europeo perso per un soffio, anche quest’anno ha dimostrato di avere una selezione che detterà legge per i prossimi anni. Ma questa Croazia merita di togliersi questa soddisfazione, forse perché la sentiamo anche un po’ nostra con i  tanti “italiani” che la rappresentano.

Certo, la Francia sembra davvero un grande ostacolo: gli uomini di Deschamps sono giovani, forti e ormai in rampa di lancio. Mandzukic e compagni però hanno superato ostacoli ben più grandi nella loro vita, domenica si andrà in campo e si lotterà come sempre fino all’ultimo e poi si vedrà!