Strano come la memoria giochi brutti tiri. O forse è strano come le cose prendano sfumature e prospettive differenti a seconda di come si guardino le cose.

Seguo il calcio da tantissimo, troppo tempo. Credo tutto sia cominciato 35 anni fa all’età di 6-7 anni quando a scuola con i compagni ci si chiedeva “e tu, per chi tifi?”. Io decisi di tifare per la squadra di mio padre. Non seguii mio fratello che tifava per la Juventus di Platini e Bettega. Mio papà tifava per una squadra che negli ultimi anni era stata in serie B due volte, una a pagamento ed una gratis, come diceva sempre mio fratello. Una squadra però che da lì a  poco avrebbe scritto pagine di calcio indimenticabili e indelebili. Mi ritengo di appartenere ad una generazione di tifosi molto fortunata. Da tifoso di calcio ho visto giocare Platini, Maradona, Van Basten, Ronaldo, Del Piero, Shevchenko, Totti, Kakà, Ronaldinho, Messi, Cristiano Ronaldo, e tantissimi altri. Da tifoso di club, ho assistito alla vittoria da parte della squadra per cui tifo di parecchi scudetti, alcune Champions Leagues e altri trofei internazionali. Da italiano ho avuto la fortuna di vedere la nostra amata nazionale vincere un paio di mondiali. Non ho mai praticato il calcio a livello professionale ma come tanti di noi, ho giocato parecchio sui campetti del mio paese, spesso come terzino o centrocampista di destra,  vincendo anche qualche torneo. Guardo tante, forse troppe partite di calcio. Leggo tanto, forse troppo, i giornali di calcio. E non mi limito ai classici quotidiani. A me piace leggere anche le disamine su moduli e allenatori scritte da analisti sui vari siti, incluso Luca Bedogni che apprezzo tantissimo. E non mi limito ai numeri dei moduli perché c’è modo e modo di giocare a tre o a quattro dietro o con una o due punte. 

No, non sto cercando un contratto da calciatore professionista a 43 anni. E neanche uno da commentatore esperto. Tutto questo preambolo è per dire che anche se non sono mai stato e mai sarò un professionista in materia di calcio, un paio di cose le ho imparate e so riconoscere quando una squadra subisce 4 ripartenze e quando una subisce il calcio avversario per 90 minuti. 

Una professionista di calcio, uno che il calcio lo vive più di me, che viene pagato profumatamente e che ha vinto non può pensare di avere a che fare con persone coi para occhi. Dire che la Juventus ha subito 4 ripartenze nella partita contro l’Ajax è una bugia. Una falsità. Un insulto all’intelligenza. E vuol anche dire credere di avere a che fare con gente coi para occhi.

Inoltre, vantarsi delle proprie vittorie e dire ad altri di stare zitti vuol dire essere arroganti e presuntuosi. Vincere 6 scudetti, di cui 5 consecutivi, è un palmares importantissimo, unico. Ma ci sono anche altri professionisti che hanno vinto di più: un Ancelotti qualsiasi ha vinto da allenatore più Champions Leagues che certe squadre in oltre 100 anni. Eppure non ho mai sentito il buon Carletto vantarsi dei trofei vinti né dire a qualcuno di stare zitto.

Evidentemente l’umiltà non è una virtù diffusa tanto quanto la maleducazione. Probabilmente c’è gente che non apprezza e accetta il constructive criticism che viene da altri esperti. Gente a cui non piace essere messi in discussione. Gente che non capisce che con squadre come la Juventus, questa Juventus, probabilmente altri avrebbero vinto tanto quanto se non di più.

Buon finale di campionato a tutti.