In questi giorni si sono sollevate voci relative al futuro di Morata. Non che in passato non se ne sia parlato, prima causa fra tutte la dubbia clausola di "recompra" con la quale la Juventus ha scelto di scendere a patti; ma anche le prestazioni del giocatore, di notevole spessore, soprattutto in ambito europeo. Quasi fosse consapevole della enorme visibilità dei grandi palcoscenici, Morata ha dato il meglio di sé durante le ultime due Champion's League, prima trascinando la Juve alla finale, poi offrendo una prestazione di rilievo contro il Bayern. Verrebbe da dire che, a soli 23 anni, il talento juventino ha dato il massimo, almeno quello attuale, dimostrando certo ampi margini di miglioramento. Eppure, questo primo aspetto può risultare uno dei fattori della nostra analisi: - Morata dà il meglio di sé per cercare di vincere la Champions con la Juventus, ma non ci riesce. Intanto si potrebbe convincere di poter essere un campione tra i campioni, di poter fare la differenza, anche in altre grandi squadre. E poi ci sono Marotta e la Juventus. Il primo gestisce gli affari per la seconda. Ciò che fa Marotta è responsabilità sua, ma prima ancora della società bianconera. Ebbene: Marotta ha accettato la famosa clausola di recompra, quella che in parole povere altro non è che una prelazione per il Real Madrid con prezzo già fissato in partenza. I Blancos possono decidere di riacquistare Morata, e possono farlo al prezzo che fu stabilito, circa 30 milioni. Significa altro la clausola di recompra? Molto semplicemente: no, non significa nient'altro. Ma allora perché certe dichiarazioni dai principali soggetti coinvolti? - Morata dichiara che "il suo futuro non dipende da lui"; - Buffon ammette che "la situazione di Morata dipende dal Real Madrid". - Quindi Marotta afferma che "la clausola pesa come una spada di Damocle". Chi dice la verità? Chi fa il doppio gioco? - Nell'ordine delle dichiarazioni, su Morata potremmo semplicemente scrivere dei possibili perché sul suo tentennare alle domande relative al suo futuro: senza avere la pretesa di essere chiaroveggenti, ma ragionando in termini di probabilità, Morata afferma che non sa dove andrà perché è cresciuto a Madrid e magari spera di tornare lì, restarci e fare la differenza, piuttosto che essere rivenduto come un pacco postale dopo un triangolo di calciomercato. Ciò è facile pensarlo, data la sua carriera calcistica, e date le prestazioni cui accennavamo più sopra; - Su Buffon, da capitano juventino esperto, potremmo altrettanto facilmente immaginare che la dipendenza dal Real Madrid sia una frase di circostanza ma in specie di copertura per il ragazzo, che deve essere spogliato di responsabilità e scelte pesanti, almeno dal punto di vista mediatico. Questo è sì un momento molto delicato, un vero spartiacque per il suo futuro; - Ma prima cosa tra tutte, ci sarebbe da dire che le affermazioni del dg Juventino sembrano essere "vittime" della situazione, quasi che le circostanze nelle quali ci troviamo e si trova lo stesso Marotta risultino casuali, come fossero conseguenza del destino. Ebbene, non è così: l'attuale situazione è altrettanto semplicemente frutto di un accordo alquanto inadeguato, che non a caso ha visto fuggire molti top club europei, e che invece ha visto la Juventus e la sua società disposti a scendere a compromessi col Real. E allora, prima questione: si poteva riuscire ad avere Morata senza accettare tale clausola? Non lo sapremo mai per certo, ma chissà: magari sì, forse no. Il punto non è tanto questo, quanto la seconda questione: ma tale clausola andava davvero accettata, a prescindere dal rischio di perdere Morata? E allora qui le cose diventano due: o Morata si dimostrava un talento promettente in grado di fare davvero prestazioni di rilievo; o Morata si dimostrava un fuoco di paglia, sostanzialmente un flop, o come si suol dire un pacco allucinante. Un pacco che alla Juve sarebbe costato ben 20 milioni di euro. Altrimenti, il probabile gioiello sarebbe stato (com'è) richiamabile alla base, per la modica cifra di 10 milioni. Insomma: Il Madrid non poteva garantire spazio a Morata, eppure ha cercato un posto per farlo crescere e per fare in modo che il ragazzo si mettesse in evidenza. Nessuno voleva subire tale ricatto, ma ecco che arrivano Marotta e la Juventus a sottostare all'accordo. In termini confidenziali e da ragazzotti, potremmo ironizzare una tale proposta da parte del Real: "T'oh, tenetevi questo talento per un po', noi spolpiamo i nostri fuoriclasse, e quando saremo pronti ce lo riprenderemo, sempre che non si dimostri un pacco. In tal caso: 20 milioni, prego. Altrimenti, tenetene voi 10, per il disturbo". Ma l'ironia è pronta a lasciar spazio all'amaro in bocca, poiché invero è davvero andata così come descritto, con buona pace dei tifosi juventini. Sostanzialmente Marotta ha sottoscritto un accordo che non solo metteva la Juve in una posizione di svantaggio all'inizio da un punto di vista contrattuale, ma che rende la stessa società, molto drammaticamente, inferiore agli altri grandi top club europei, almeno da un profilo di prestigio (anche e soprattutto in ambito internazionale). Marotta (e la Juventus insieme a lui) ha infatti accettato una "elemosina" di 10 milioni per permettere al Madrid di far crescere un suo campione. Una operazione di mercato indegna, che offende la memoria dell'avvocato Agnelli, e le capacità dei veri grandi dirigenti. E adesso, caro Marotta, rivolgendoci a te direttamente e perdonando il "tu", vuoi venirci a raccontare della spada di Damocle e di altre peripezie? E no, caro Marotta: ora ti prendi le tue responsabilità, e piuttosto che costruire alibi (o farne costruire ad altri rappresentanti della Juventus, come Buffon o lo stesso Morata), assumiti invece le tue responsabilità, e prendi anche in considerazione la possibilità di presentare le dimissioni. Perché, caro Marotta, hai reso la Juventus semplicemente una sottomessa, mentre sedevi al tavolo con Florentino ridendo e sorseggiando, e non curandoti di un Napoli che nel frattempo acquistava Higuain e faceva davvero l'affare della vita. Per rispondere alla domanda, quindi: la situazione di Morata dipende, ovviamente, dallo stesso Morata. Ma se lui non pesta i piedi per terra per rimanere per forza alla Juve, si può comprendere il perché e di certo non gliene si può fare una colpa. E allora il vero responsabile di questo disastro resta solo uno, a scelta tra due contendenti: Giuseppe Marotta è il primo responsabile, ed è anche l'ultimo se pubblicamente, gli viene riconosciuta la responsabilità dell'accaduto. Mentre se resta lì dov'è, la responsabilità sarà semplicemente dell'intera società, che sconfesserà la sua voglia di crescita ed anzi ammetterà l'inferiorità sul piano internazionale, in maniera definitiva.