E' l'Italia che avanza, l'Italia che cambia, l'Italia che dimentica le parole di chi scriveva l'opposto di ciò che scrive ora. L'Italia non avanza: è nell'oblio il dualismo al vertice per la presidenza Figc tra Albertini e Tavecchio. Chi mangia tanto pesce sì che si sforzerà poco nel ricordare i ridondanti "nuovo" e "vecchio", gli onnipresenti sostantivi (qualificativi?!) ad infuocare la sfida tra i due, tra posticipi, dubbi, ipotesi. Il commissario non è arrivato, ma è invece stato eletto l'ultimo dei due: il vecchio. Non è un paese per vecchi. E' nuovo corso Italia, l'Italia che avanza propone un cambio di corso proprio attraverso il neo Presidente vecchio Tavecchio. Al comando della Figc, lo stesso ha subito pensato di mettere in mostra le novità del bel paese. Novità che somigliano a consuetudine: un Presidente in qualche modo si fa deferire, si fa bocciare, insomma l'Italia si fa riconoscere. Il capolavoro "Opti Pobà" è un'uscita infelice che è pratica nota all'Italia che non cambia. Suvvia però, parliamo di campionati, di rivoluzioni, di attenzioni. Cambiamo i campionati, meno squadre, più lavoro sui giovani italiani, riduciamoci gli stranieri, proponiamo le squadre "B". Come dite? Sono propositi ventennali? Sono eterni. E allora modifichiamo i regolamenti: il fuorigioco attivo dell'attaccante che partecipa all'azione impedendo la vista del pallone al portiere va valutato non nello "pseudo cono visivo" disegnato da non si sa bene cosa, oltre alla traiettoria del pallone. No, basta guardare alla linea diritta del portiere al momento in cui parte il pallone. E chi ci ha capito qualcosa, faccia un fischio, perché nemmeno l'arbitro ha capito se fischiare o meno. Solita confusione dei regolamenti, all'italiana. Lasciamo stare, scegliamo uomini di calcio e parliamo di gioco, scegliamo Antonio Conte che questo è sì il nuovo che avanza. E' l'ItalJuve fotocopia della sua Juventus, del 3-5-2 che schiera cinque difensori di ruolo anche quando l'avversario modesto ha il nome Azerbaijan, del blocco bianconero, la nazionale che deve risollevare le sorti internazionali degli azzurri nonostante con Conte la Juventus non abbia fatto bene in Europa. Ma la nuova Italia poggia e investe forte sul mister, lo conferma l'ingaggio faraonico dai più visto come inopportuno in un momento di crisi. Si dirà che, anche questo essere inopportuni, è sì una consuetudine solita dell'Italia che non cambia. In fondo però, perennemente in crisi, si dirà che Conte se l'è guadagnato il suo stipendio. Tanto per giustificare come la nazionale italiana di calcio faccia da traino a tutto e a tutti, dal precario al bar sino all'imprenditore in difficoltà: grandi venti di novità, davanti ad una partita della nuova (?) nazionale italiana.