C'era una volta un dirigente, uomo pacato, razionale ma allo stesso tempo fermo e deciso, che lavora come DG alla Sampdoria del presidente Garrone. Quest'uomo operoso ha portato a casa trattative brillanti, come quella di Cassano dal Real Madrid ed è stimato da tutto l'ambiente. Il suo nome è Giuseppe Marotta.

Giuseppe è un dirigente in rapida ascesa e la sua bravura attira l'attenzione della Juventus, che sta cercando di rimettere insieme le macerie del post calciopoli. Marotta allora si imbarca nell'avventura bianconera e, dopo soltanto due anni di lavoro, conduce la Juventus a uno scudetto rocambolesco e inaspettato. Gli ingaggi di Barzagli, Pirlo a parametro zero e di Vidal dal Leverkusen, confermano le grandi doti manageriali di Marotta, che costruisce una squadra combattiva, ma soprattutto vincente, con grande abilità e bassissimo esborso economico. La Juve di Giuseppe ormai fa scuola e con l'avvicendarsi dei tecnici, continua a macinare vittorie e titoli.

Fino al 2018, anno in cui il suo fido scudiero, l'oggi chiacchieratissimo Fabio Paratici, gli porta sul piatto d'argento l'affare del secolo: CR7 alla Vecchia Signora. Il Real Madrid chiede ben 100 milioni per liberare il trentatreenne fenomeno portoghese. Qui la storia si appanna un po', ma pare che Marotta per nulla al mondo volesse spendere quei soldi per un giocatore portentoso sì, ma a fine carriera. "Con quei soldi" immaginiamo abbia detto Marotta "ci faccio 2 squadre!". Ma Agnelli è uomo raffinato e abituato al lusso e l'idea di portare in scuderia un pezzo da 90 lo attira troppo. L'affare si fa e Marotta, sentendosi scavalcato, scavalca a sua volta la barricata andandosi ad accasare dai rivali storici della Vecchia Signora, l'Inter.

A Milano effettivamente il modello Marotta inizia subito a dare i suoi frutti. Arrivano grandi sorprese, come Lautaro Martinez e grandi colpi a poco, come Godin a zero o Eriksen per meno di 30 milioni. In due anni l'Inter torna ad essere protagonista con un secondo posto in campionato e una finale di Europa League da giocare (proprio il giorno in cui sto scrivendo).

Ma questo 2020 è anche scenario di un evento sportivo incredibile: arriva la data che sancisce la fine del grande decennio blaugrana, del tiki-taka e del guardiolismo a oltranza. Il 14 agosto finisce, insomma, un'epopea calcistica tra le più gloriose di sempre. 
L'artefice di questo decennio (abbondante) è senza dubbio alcuno lui, il più forte del mondo, la nemesi sportiva di CR7: Lionel Messi. Leo si sente "più fuori che dentro" dicono i giornali e, a 33 anni il Barça pare accetterebbe 120-130 milioni di Euro per liberarlo.
E l'Inter pare sia alla porta.
Il Dottor Marotta non avrebbe mai, nemmeno nei suoi sogni più sfrenati, sognato di mettere sul piatto tali cifre per un giocatore di 33 anni. Lui è troppo attento ai bilanci, alle spese, alle plusvalenze. 130 milioni spesi così sono un costo e basta. Follia!
Ecco allora che, nel silenzio delle notti milanesi, il Dottor Marotta prepara un siero; una cura, dice lui, dall'oculatezza e dalla programmazione. "Forse Fabio aveva ragione..." e goccia dopo goccia eccolo cambiare, fino a materializzarsi davanti a noi Mister Beppe. Ma sì dai, insomma, Messi è Messi! Chissene del bilancio, Chissene delle plusvalenze! Perchè l'Inter ha bisogno di Messi e il mondo ha bisogno di Messi all'Inter. Un nuovo dualismo nel dualismo con Torino e la Juve. Cosa chiedere di più?

E così mi interrogo, in queste ore in cui serpeggiano voci su una trattativa che avrebbe del clamoroso: chi la gestirà? il Dottor Marotta... o Mister Beppe?