La Roma trova in casa un Torino pronto a ripetersi dopo il successo con la Sampdoria, giallorossi che hanno bisogno di punti per continuare la corsa Champions e migliorare il morale ormai basso nella capitale.

La formazione
Roma
, con il suo solito 3-4-2-1
Difesa composta dal terzetto titolare per la maggior parte delle uscite stagionali, Ibanez, Smalling, Mancini. A centrocampo confermato nuovamente Camara che continua il suo periodo di forma combinando voglia e sacrificio in campo, al suo fianco il solito CristanteZalewski e Celik uniche soluzione rimaste sugli esterni dopo l’esclusione di Karsdorp e l’assenza per infortunio di Spinazzola. Sulla trequarti Zaniolo e Volpato supportano l’unica punta Abraham.

La partita
Il match rappresenta l’emblema della stagione giallorossa, riassume a pieno i punti di forza e debolezza della squadra di Mourinho. Una squadra scarica, con un’idea di gioco non precisa che riesce a rendersi pericolosa solamente con giocate individuali, vale a dire affidarsi a dribbling di Volpato e strappi di Zaniolo.

Il dilemma della punta
Si tratta di una partita che sentenzia la prima parte di stagione di Abraham, l’attaccante inglese infatti è protagonista di una partita insufficiente sotto tutti i punti di vista. Stop sbagliati, appoggi mancati e soprattutto pochissime conclusioni verso la porta avversaria. Uno scenario già visto che va avanti da diversi mesi per il numero 9 della Roma. Il suo compagno Belotti non è da meno, al 70’ entra in campo sostituendo proprio l’inglese, ma la storia non cambia. Tanta voglia e caparbietà, che lo accecano però nel momento chiave della partita. Al 92’ minuto il gallo si incarica di battere il rigore dell’eventuale 1-1 contro la sua ex squadra, di cui era anche il capitano. Tanti pensieri per la testa, troppa pressione e palla che finisce sul palo, un errore davvero grave che potrebbe condannare la squadra di casa.

Il rientro di Dybala è ciò che deve essere preso di buono in questa partita. Il fantasista giallorosso se pur al rientro da un infortunio dimostra la differenza che c’è in campo con lui. Anche la squadra lo sa, negli ultimi minuti tutti i palloni passano per i suoi piedi, è il giocatore più cercato e la chiave delle manovre offensive della Roma. Conquista al 92’ il rigore sbagliato poi da Belotti ed è il protagonista anche del gol giallorosso che nasce proprio da una sua giocata, con un tiro a giro dal limite dell’area di rigore che si stampa sulla traversa e dalla cui ribattuta nasce il gol del subentrato Matic. Il numero 21 giallorosso è la luce del gioco giallorosso, continua a dimostrare la sua insostituibilità e il ruolo fondamentale nel gioco di Mourinho.

Una difesa ancora imprecisa
Smalling e Ibanez
, come per il resto della stagione, dimostrano grande attenzione e precisione negli interventi. L’errore del gol granata è però di Mancini, che sbaglia una marcatura in area e lascia Linetty libero di colpire in area di rigore. Le disattenzioni difensive risultano fatali per via della poca concretezza dell’attacco giallorosso e sono un vero e proprio fattore da considerare.

Le armi in mano allo Special One
Mourinho
è il principale accusato per la situazione della Roma, risultati che non arrivano, gioco che non si vede e tante giocate sbagliate. L’allenatore portoghese non è mai stato conosciuto per il bel gioco, ma solo per la sua concretezza, il suo carattere e la schiettezza. Cinicità e risultati sono gli obbiettivi dell’allenatore. Per provare a dare un qualcosa in più alla squadra spesso ricorre a giovani provenienti dalla primavera, inseriti a partita in corso e talvolta anche come titolari. Alcuni di questi si stanno ricavando sempre più minuti tra gli undici titolari della Roma. La sensazione è quella di una corsa ai ripari dello Special One, che viste le numerose assenze di elementi centrali nella squadra ha optato per una strategia difensiva e di contenimento, aspettando gli avversari e provando a sfruttare le occasioni a disposizione per ottenere più punti possibile in attesa di svuotare l’infermeria e ritrovare tra i titolari Dybala e Wijnaldum.
A gennaio ci dovremmo aspettare una Roma diversa?