Tre partite, tre vittorie; sette gol fatti, nessuno subito: in un Europeo mai nessuno aveva tenuto la porta inviolata ottenendo il massimo punteggio dalle partite del girone.
La partita di oggi, come prevedibile, ha dato spazio a chi non ne aveva trovato in precedenza, sia per far riposare i titolarissimi, sia per consolidare l'idea che tutti sono importanti e nessuno si deve sentire escluso, rinforzando quella che è storicamente una nostra caratteristica: la coesione della squadra.

Donnarumma (sostituito da Sirigu a fine partita) ha vissuto una partita tutto sommato tranquilla, senza parate salvifiche, ma con qualche preoccupazione evitabile, per le quali bisogna ringraziare la frettolosità e imprecisione di Ramsey e Bale. La difesa si è confermata su buoni livelli, anche se i lanci di Bonucci (sostituito all'intervallo per preservare le forze) sono stati spesso poco precisi e il subentrante Acerbi ha lisciato un intervento di testa, liberando Ramsey, che per poco non la passava ad un compagno solo davanti alla porta. Bastoni ha mostrato una grande sicurezza, sia difensivamente che palla al piede e Toloi, seppur con qualche limite, ha svolto bene il ruolo di esterno destro, proponendosi con regolarità. Sulla fascia opposta, Emerson ha spinto in avanti per la maggior parte del tempo, aiutando non poco Chiesa e Bernardeschi prima e Raspadori dopo.

Ancora una volta però, è il centrocampo a fare la differenza: oltre al gol su deviazione da calcio d'angolo, Pessina porta polmoni e tecnica in mezzo al campo, che fanno il paio con le geometrie costanti di uno dei registi più forti di questo Europeo, ovvero Jorginho, una certezza per calma e gestione. In particolare, di quest'Italia si nota la disinvoltura con cui crea l'azione nello stretto, arrivando a scambiare palloni pericolosi nella nostra trequarti, ma che si dimostrano di un'efficacia spettacolare. Si è poi finalmente rivisto Marco Verratti al rientro dall'infortunio: chiaramente non è al 100%, ma ha giocato una partita attenta, fatta di guizzi e illuminazioni verso gli attaccanti, culminata nell'assist vincente e facendosi valere anche in difesa. Castrovilli e Cristante, entrati a partita praticamente finita e con la palla che gironzolava per il campo in attesa del triplice fischio, si sono fatti trovare pronti, consci che il centrocampo titolare non li prevede, ma vogliosi di dire la loro da fedeli gregari.

L'attacco si è rivoluzionato, con un tridente tutto torinese: i bianconeri Chiesa e Bernardeschi a supporto del granata Belotti, che si sono mostrati molto tenaci e vogliosi di giocare, ma con qualche imprecisione di troppo. Chiesa è stato senza dubbio il migliore dei 3, con dribbling e sgroppate sulla fascia a non finire, che hanno creato non pochi pericoli alla squadra gallese: non a caso è stato eletto Star of the Match. Bernardeschi, invece, a volte risulta troppo confusionario, perdendosi nel campo, ma ha senza dubbio delle qualità da portare alla squadra, oltre al merito di aver subito il fallo che ha portato all'espulsione (forse eccessiva, ma comprensibile) del giovane Ampadu, reo di un'entrataccia sulla caviglia dell'esterno juventino. Il Gallo Belotti si dimostra sempre un leone indomabile, lottando su ogni pallone e recuperandone una miriade, trovando poi purtroppo l'opposizione di Ward per ben due volte, con delle conclusioni potenti ma troppo poco pericolose per trovare il gol. L'ingresso di Raspadori porta poi freschezza e fantasia all'attacco azzurro, col giovane ragazzo del Sassuolo che potrebbe rivelarsi importante per l'avventura azzurra.

In conclusione, pur mancando di un vero e proprio bomber, quest'Italia ha i numeri e la forza per disputare un ottimo campionato europeo e l' attenta guida di Roberto Mancini non potrà che rivelarsi un vantaggio nella sfida (sperando non sia l'ultima) che attende gli azzurri.

Testa a Londra, si va a Wembley ed è il momento, ora più che mai, di fare sul serio.