Alla fine lo straniero non è passato. Ma ci è andato molto, anzi troppo vicino, prima con Arnautović (gol giustamente annullato per fuorigioco) e poi accorciando con Kalajdžić, regalandoci minuti di assoluta sofferenza fino al triplice fischio, che per fortuna, ci ha spediti a Monaco di Baviera a giocarci l'accesso alle semifinali contro una tra Belgio e Portogallo.

La nostra difesa, dopo aver stabilito un nuovo record di imbattibilità per la nostra Nazionale, è capitolata prendendo un gol decisamente evitabile: calcio d'angolo per l'Austria sul primo palo, i nostri che giocano alle belle statuine e Kalajdžić in avvitamento la fa passare accanto al palo, ma dalla parte giusta, ridando speranza agli austriaci.
Donnarumma ha corso qualche rischio, venendo graziato in un paio di occasioni da Sabitzer e compagni, che nella concitazione del momento hanno sparacchiato alto e salvando lui stesso un tiro molto potente dal limite, respinto a mano aperta. Acerbi e Bonucci hanno giocato una partita onesta, col laziale che si può prendere i meriti dell'assist a Pessina, risultato poi decisivo; mentre Bonucci, eccetto un liscio che poteva risultare in un gol subito, si è confermato sui suoi livelli, facendo partire la costruzione dal basso o cercando la profondità, tenendo sempre la posizione.

Il nostro assoluto punto di forza si conferma negli esterni, due vere forze della natura: Spinazzola corre a più non posso, salta l'uomo, arriva al tiro,  crossa e difende pure (gran salvataggio su Alaba grazie ad una diagonale difensiva impeccabile). Di Lorenzo, seppur meno offensivo, non è da meno: tralasciando il coast-to-coast nei supplementari, che nella mia memoria di tifoso granata ha rievocato quel gol di Bruno Peres nel derby, il terzino del Napoli si propone con costanza, facendo avanzare la squadra e supportando la manovra offensiva in maniera intelligente.

Per la prima volta in questo Europeo, il nostro centrocampo è andato in seria difficoltà, trovando poco spazio per la manovra: le geometrie di Jorginho sono state meno efficaci del solito, rimanendo pur sempre fondamentali nella costruzione del gioco. Barella e Verratti invece hanno trovato più difficoltà contro il centrocampo austriaco, che pressava con grande energia, forzando le giocate dei nostri centrocampisti. Nota a parte, il giallo dato a Barella: un calciatore della sua importanza non può permettersi di prendere un'ammonizione per proteste, perchè oltre a condizionarne il resto della partita (giocata col freno tirato), ne modifica anche l'atteggiamento futuro,
I subentranti hanno dato grande vitalità ed energia al centrocampo azzurro: Pessina, autentico sogno di questa competizione, oltre al dinamismo si è regalato un secondo gol agli Europei, giusta ricompensa per un giocatore che si spreme sempre al massimo per ottenere il risultato desiderato, mentre Locatelli ha portato calma nella costruzione, dopo che l'Italia aveva vissuto una fase di nervosismo dovuta alle difficoltà, giocando palloni semplici ma mai banali, trovando il giusto compromesso tra creatività ed esigenze di squadra. Cristante, entrato negli ultimi minuti, non ha giocato molti palloni, ma la sua fisicità può sicuramente essere un fattore di aiuto.

L'attacco ha avuto anch'esso numerose difficoltà, soprattutto con Immobile, che conferma il trend delle ultime partite: non riesce a trovare la porta da distanza ravvicinata, tanto che sia contro la Svizzera che contro l'Austria i tiri più pericolosi sono venuti da lontano (clamoroso incrocio con il destro da fuori, a Bachmann battuto). Insigne, oltre a una punizione salvata da Bachmann, si è mostrato ancora una volta troppo lezioso e prevedibile: ormai anche i sassi sanno che rientrerà sul destro per provarlo a giro, infatti subiva sempre il raddoppio di marcatura, vanificando numerose occasioni d'attacco. Apprezzabile la voglia difensiva con cui invece ha costantemente ripiegato a supporto della linea di centrocampo. Grandi difficoltà anche per Berardi, che pur impegnandosi parecchio, non è riuscito a trovare mai lo spazio per rendersi seriamente pericoloso, contenuto egregiamente da Alaba.

Anche per l'attacco, i cambi hanno svoltato la partita: Chiesa, come tutti prevedevano, è stata l'arma in corso d'opera di questa Nazionale, sbloccando il risultato con una saetta che ha fulminato Bachmann. Ma Chiesa non è stato importante solo per il gol, ma  ha saltato spesso e volentieri i meno freschi avversari che gli si ponevano davanti, creando buone opportunità di contropiede e di possesso. Discorso analogo per Belotti, che ha tenuto palla con il fisico, ottenendo numerosi falli e facendo respirare la manovra azzurra che dopo il doppio vantaggio avrebbe voluto solo che la partita finisse.

Siamo arrivati ai quarti, ma è indubbio che questa partita ci abbia riportato tutti coi piedi per terra, dopo il dominio del girone che faceva immaginare chissà quale cavalcata trionfale. Non fraintendete, la cavalcata è ancora possibile, ma Mancini dovrà sicuramente rivedere qualcosa, soprattutto a centrocampo e sulla scelta del centravanti, che purtroppo, rimane il grande difetto di questa Nazionale.
L'unica certezza è che si andrà a Monaco a giocarsela, attendendo la nostra prossima avversaria: il Belgio di Lukaku o il Portogallo di Cristiano Ronaldo, indipendentemente da chi passerà, i nostri avranno filo da torcere, sperando che gli Azzurri ne possano dare altrettanto.