La parola da utilizzare alla luce delle 29 giornate di serie A della stagione 2018/2019 è “scarsa”.

Spiegati in 10 punti le argomentazioni di questa tesi:

  1. Squadre che lottano per evitare la retrocessione con rose decisamente imbarazzanti che somigliano più a una selezione della nazionale cantanti che veri club di calcio: vecchie glorie in fase di rispolvero, giovanotti acerbi girati in prestito dalle prime 10 della classifica e molti esordienti nella massima serie (e se non ci credete andate pure a controllare i curricula dei giocatori).
  2. La Juventus se non fosse per qualche ormai quasi clamorosa eccezione non ha neanche più bisogno di giocare a calcio per vincere le partite (e qui gli arbitri non c’entrano un bel niente).
  3. Volendo essere buoni almeno il 75% delle nostre squadre è stata negli ultimi anni in un valzer di cambi di proprietà ”ancora di salvataggio” per i debiti cumulati negli anni.
  4. Nonostante l’arrivo di Cristiano Ronaldo i diritti televisivi non raggiungeranno mai neanche la metà di quelli della Premier League perché oltre a non esserci calciatori di livello il nostro calcio si sa, per quanto Macchiavellico non è mai veramente piaciuto a nessuno.
  5. Saranno felici i nostalgici, ma per me che attaccanti come Fabio Quagliarella che nella loro stagione migliore in A prima di compiere la 35esima candelina avevano messo a segno a malapena 15 goal e oggi a 9 dal termine si ritrova a quota 21 in testa alla classifica marcatori “NON È AFFATTO UN BUON SEGNALE!” Aldilà della grande stagione dell’attaccante della Samp.
  6. Che il livello tecnico medio sia decisamente in caduta libera lo si evince anche dal fatto che gli allenatori in Italia ormai sono costretti a reinventare ogni domenica una formazione perché sono costretti a fare magie col poco materiale che hanno a disposizione.
  7. Ahimè la cultura di italiana del “tutti allenatori il lunedì” finisce spesso per trasformare giovani calciatori da “fuoriclasse assoluti” la settimana prima a “clamorosi brocchi” quella dopo.
  8. In Serie A oggi, se hai un’ossatura decente e un attaccante che segna con discreta continuità al di là del gioco si arriva a lottare per le prime 4 piazze (chiedete all’Inter o il Milan).
  9. Sui social network si sente spesso parlare di questo argomento, ma la comunicazione di determinate notizie e indiscrezioni andrebbero trattate con maggiore parsimonia e ai finti perbenismi che raccontano di concedere la stessa libertà a ogni essere umano “comune” di utilizzare questi strumenti vorrei far notare che i calciatori di serie A non sono affatto (e tra l’altro risaputamente) calciatori comuni.
  10. E questo è dedicato a chi come me ha avuto la fortuna di vivere un’altra generazione di calciatori: non esiste più il senso di appartenenza, mi è capitato di vedere il derby Roma-Lazio e quello tra Milan e Inter e sia all’andata che al ritorno sono sembrate partire del tutto “normali” e signori non lo sono!

 

Rivogliamo la nostra Serie A!