Chi mai potrebbe configurarsi nelle vesti dell'affascinante Meryl Streep, sbarcata a New York e protagonista dell'esilarante pellicola del 2006 "Il diavolo veste Prada", magistralmente diretta da David Frankel, che la vede costantemente protesa alla ricerca del successo, meta che al termine di uno snervante percorso riuscirà tenacemente a conquistare... E quel film è metaforicamente simile ad un analogo copione che la scorsa sera, con la sola sostituzione della location da quella della grande Mela nell'altra di un accalorato e stracolmo San Siro, vedrebbe sempre un Diavolo, ma stavolta Rossonero, essere pilotato dall'ormai sempre più graticolato Stefano Pioli, risalire la china di quel tortuoso percorso che lo riporterebbe a navigare stabilmente nei ruoli primari del nostro calcio, iniziando dalle tre sonore sberle rifilate ai giallorossi di un mortificato José Mourinho costretto, dopo la netta sconfitta subita nel derby di Coppa, ad osservare i suoi gladiatori dalla gelida poltroncina della tribuna causa la recente ed ennesima squalifica.
Un solo punto in tre gare per il team dello Special One dove ormai trapela, marcata ancor più dall'ulteriore assenza di un fuori classe come Dybala, una latente sensazione di difficoltà dalla quale non si intravedrebbero segnali di imminente uscita (la Lupa è scivolata al nono posto in classifica ed a ben 5 punti dalla zona Champions).
Dunque momento delicatissimo per la Roma e la panchina del suo coach sempre più traballante.

Esattamente il contrario di quanto accaduto, vittoria docet, su quella del suo rivale rossonero, altrettanto traballante, ma solo fino a 100 minuti prima, per essere subito dopo pubblicamente osannato tra le pacche sulla spalla del CEO Jerry Cardinale,
transvolato dagli States per essere vicino al team in questo momento delicato (rossoneri fuori dalla Champions e dalla Coppa Italia) coadiuvato dal neo e gasatissimo consulente aziendale, l'indiscutibile Zlatan Ibrahimovic, e tutta la sua squadra saldamente unita più che mai, dagli anziani ai giovanissimi, senza fratture, senza battibecchi, ma con la retta sagacia dettata dalla coesa unione nei momenti di difficoltà, che induce a compattarsi e districarsi nelle situazioni di estrema delicatezza.

E la deliziosa tripletta realizzata con il circense assolo del 23ne franco-algerino Yacine Adli, seguita da un solito ed imperioso stacco di testa dell'inossidabile Olivier Giroud, per suggellare la gara con un altro capolavoro all' 84' sempre di marca transalpina, ovvero sia il preziosismo di tacco di Giroud a beneficio di una fendente rasoiata scagliata a cento all'ora da un letteralmente risalito in cattedra a dettare lezioni, Theo Hernandez, ed i risultati ottenuti dal Milan nelle ultime sei gare sono equiparabili alle due contendenti di vertice Inter e Juventus.

Il Diavolo, cucito e vestito solennemente Pioli, consolida, alzando la sua voce, il terzo posto solitario in classifica con 8 punti di vantaggio sulla Fiorentina, dunque nel bel mezzo del cammin del campionato avrebbe già centrato la prossima qualificazione in Champions... ma se nel prosieguo accadesse qualcosa di strano, e fatta salva la nostra incancrenita assuefazione ad accadimenti negativi, dovremmo sempre mettere in predicato una tale evenienza e nelle rimanenti 18 gare, laddove accadesse, sarebbe corretto non cambiare assetto, postura, visibilità.... e perché no!... anche fashion!... ma continuare a credere sempre e solamente ad un unico ed imperante assioma: Il Diavolo veste ancora Pioli!

Massimo 48