Fisso il “foglio” bianco mentre il cursore sornione mi lampeggia in faccia, il tempo scorre inesorabile, la mente vuota boccia ogni (rara) idea mi passi per la testa, scrivere è assai difficile…

Avrei potuto iniziare con “fuori piove”, in fondo oggi è la classica giornata autunnale nel bel mezzo di un inverno finora abbastanza mite, 15 gradi e pioggerellina sottile, fitta e costante, voglia di uscir a passeggiare poca, meglio restar in casa a leggere qualcosa, oppure…
Oppure scrivere o quantomeno provare a farlo…
Lo faccio con la musica nelle orecchie, mi rilassa, mi permette di distendere i nervi, manco fosse una seduta psicanalitica, porsi domande nel tentativo di trovar risposte...
Risposte che cerco e non trovo, risposte che forse è meglio non scovare per mantenere intatta la curiosità, mancate risposte che smorzano il desiderio e fomentano l’avversione.
E’ una sfida stimolante provare a creare esulando da un qualsiasi argomento, per la prima volta mi approccio senza sapere cosa voglio e mi ritrovo a parlare (digitare) di niente.
In fondo la sfida è proprio questa, riempire un foglio di non so cosa, cercando di estrarre i pensieri più reconditi, trovare vocaboli per un qualcosa che stimola le idee senza soluzione di continuità.
Forse è solo pigrizia, sarebbe più semplice scegliere una qualsiasi tematica, fare ricerca e poi scrivere come una qualsiasi normale persona, ma non sarebbe più una sfida, non questa sfida, che probabilmente non concede spazio a repliche...

Io ancora davanti al tablet penso a come stimolare l’intelletto dei miei lettori, mi rendo conto che come da ragazzino l’arrivo del buio suscita in me emozioni particolari, il cielo si è ormai schiarito e dalle finestre si intravedono le stelle.
Ieri come oggi nella notte si nasconde qualcosa di perverso, di attraente, di misterioso, di affascinante e fuorviante…

CHARLIE BROWN: “Sono convinto che quando pensi di avere tutte le risposte, la notte ti cambia tutte le domande

Essere o non essere? Prestarsi ad essere quel che vogliono gli altri io sia, oppure essere ciò che sento, desidero e vorrei anche se questo potrebbe scatenare la mancata approvazione altrui? La psiche umana a volte è contorta...
Da eterno Peter Pan (per non dire disadattato) sono ancora alla ricerca della mia strada, consapevole che sogni ed ambizioni hanno ceduto il passo al più pragmatico realismo, ma oggi non è questo che mi interessa raccontare, quanto piuttosto continuare a scavare nei pensieri e vedere cosa ne viene fuori.

La notte è il momento perfetto per scrivere, meglio se accompagnati da una sigaretta e un buon caffè, le luci soffuse e il solo ticchettio della tastiera conciliano le strampalate idee che girovagano in testa, rendendole parole su “carta”, quando per carta si intende lo schermo di un pc ed un piccolo mondo parallelo chiamato Vxl, anzi, Barvxl.
Un mero esercizio di stile volto a soddisfare le velleità di un autore da strapazzo intrappolato nel blocco dello scrittore, che si pone come obiettivo quello di girarci intorno per venirne fuori.
Fuori dai cliché, fuori dai dubbi, fuori dalle insicurezze, fuori da tutti quei preconcetti che annebbiano la mente ed impediscono di digitare in scioltezza.

La verità è che, condizionato dal mio ego, cerco la perfezione, sovrastruttura mentale, meccanismo protettivo, in realtà tutela da critiche e fallimenti, perchè il vero problema quando si scrive (e non solo) consiste nella capacità di accettare un possibile fallimento, accettare di non essere perfetti sempre e comunque, accettare di non riuscire a ripetersi, se preferite chiamatela ansia da prestazione, chiamatela paura, la paura di correre un rischio, la paura di sottoporsi al giudizio degli altri.
E’ una forzatura della mente che non segue alcuna ispirazione, non segue alcun impulso irrazionale destinato alla creazione di un qualcosa, come se sinapsi e neuroni fossero in vacanza perenne.
E’ la forzatura di un desiderio, la forzatura di un bisogno impellente, un gesto vanitoso e masochista contemporaneamente, autolesionismo alla ricerca di un qualcosa che non c’è, il desiderio che un’idea felice possa sorgere nell’animo e nei pensieri fino a guidar le mani sulla tastiera.
Idea felice che non sembra aver intenzione di palesarsi, come se il sottoscritto non ne fosse degno, costretto a vagare nell’ignoto della mente alla ricerca di un chè abbastanza lontano dalla sua risoluzione.

Idea infelice la mia, incapace di rendere veri, pensieri vaghi e confusi.
Forse mi sono semplicemente cimentato in una sfida molto più grande di me, fuori dalla mia portata, o forse… o forse sarebbe stato più lecito attendere un momento propizio…
A voi è mai successo di non sapere cosa scrivere?
A voi è mai successo di voler scrivere senza sapere cosa scrivere? In fondo il punto di tutto è semplicemente questo, aver bisogno di scrivere e non sapere come farlo.