REPLICA (articolo non valido ai fini della classifica)

Durante gli ultimi anni del '500, dove ora giace la Chiesa di Sant'Onofrio situata sul colle del Gianicolo di Roma, soleva ritirarsi in contemplazione e meditazione Torquato Tasso, il celebre poeta e filosofo sorrentino autore del poema eroico, tutto in endecasillibi di fama mondiale "La Gerusalemme Liberata". In quel luogo, allora solitario, poteva godere della vista panoramica dell'intera Città Eterna, della Basilica di San Pietro in costruzione e sotto l'ombra di una possente quercia secolare, che nel corso dei secoli prese il suo nome, compose innumerevoli versi della sua opulente opera. Quell'enorme albero ha fatto la storia con i suoi centinaia di anni ed accadimenti arruvolati tra i suoi rami, al pari delle foglie nascoste di un altro albero di data molto più recente, l'"Alberone" sito sulla Via Appia, la celebre consolare che da San Giovanni attraversa i Castelli Romani per finire all'allora Tarentum dove i Romani si rifornivano di sale, un albero che racchiuse per decenni, fino al suo recente abbattimento, l'eco delle cospirazioni antifasciste che ancora si avvertivano al passaggio nelle sue adiacenze, complice un tenue e tiepido refolo di ponentino, esattamente come quattro secoli prima quando un medesimo ma più fresco venticello, data l'ora molto presta cui soleva alzarsi Torquato Tasso e frequentare l'amata quercia, sedendosi sotto la sua ombrosa ed ondeggiante chioma mossa dalla brezza alitante ed ispirante la narrazione delle vicende del suo poema epico, verseggiando e suggerendo le rime più bizzarre e variopinte di quell'immortale componimento.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    

"Sono arrivato al Milan ed ero brutto, cattivo e scarso: brutto sono rimasto, ma il Milan mi ha cambiato come uomo e come calciatore!"
(Mauro Tassotti).                                                                                                                                                                                                                                              

Mauro Tassotti nasce a Roma il 19.1.1960 e cresce nel popolare quartiere di San Basilio nella periferia Nord Est della capitale. Da bambino è un tifoso romanista ma dopo un provino effettuato presso i campi giovanili della Lazio giocherà nel campionato Juniores dei biancoazzurri ed esordirà nella prima squadra della Lazio dell'allora presidente Umberto Lenzini ed allenata da Bob Lovati. 
Correva il 5 Novembre 1978 quando al fianco di calciatori eccellenti quali Wilson, Cordova, D'Amico, Giordano all'età di soli 18 anni il giovane romano si trovò a disputare la sua prima gara contro l'Ascoli di Costantino Rozzi al Del Duca dove nell'incontro, pur terminando a reti inviolate, dimostrò immediatamente le sue ferree doti difensive e fisiche, che gli valsero l'appellativo di "Tasso", un po' come diminutivo del suo nome ed un po' a ricordo della secolare quercia del suo omonimo poeta, mettendo in evidenza i suoi imperiosi contrasti a freno delle rapide incursioni degli attaccanti Ascolani nei quali militavano promettenti nomi come quelli di Carlo Trevisanello e di Pietro Anastasi. In quel suo primo campionato Mauro disputò 14 gare ma nella stagione successiva, grazie alle grintose doti difensive diverrà un titolare inamovibile fino al mercato estivo del 1980 quando l'allora Presidente del Milan Gaetano Morazzoni lo acquisterà a titolo definitivo dalla Lazio. E così il ventenne difensore romano si troverà improvvisamente catapultato dal caciaroso e popoloso quartiere romano di San Basilio, al silenzioso, signorile rione di San Babila al centro di Milano.                                                                                                                                                                                                                                        "All'epoca il cartellino era di proprietà della società, non c'era lo svincolo. Quando mi comprò il Milan accettai con entusiasmo. Giocai il primo campionato in  rossonero in serie B, ma sapevo che il futuro sarebbe stato glorioso.
I primi anni furono complicati ma so che il Milan era una squadra incredibile. Vincemmo tanto con Arrigo e furono anni stupendi. All'epoca non avevi possibilità di scelta e bisognava sottostare alle decisioni del club. Non esistevano i procuratori e si parlava direttamente con il presidente. Non era semplicissimo, ma nel mio caso però giocare al Milan era come toccare il cielo con un dito" -  e Mauro Tassotti continua a parlare di un calcio che non esiste più - ....i magazzinieri erano solo due. Una volta scendevano dal pullman con il borsone in mano. Era un calcio molto diverso. Non utilizzo molto i social. Una volta i momenti insieme erano partite di carte e grandi chiacchierate. Sono stato molti anni in camera con Maldini. Sacchi amava i calciatori dello stesso ruolo in camera insieme. Prima di dormire infatti passava a dare gli ultimi dettami tattici e ci voleva insieme".                                                                                                                                                                           

E così il giovane Mauro iniziò il suo acclimatamento con la metropoli lombarda, andò sempre più perfezionando il suo "tasso" tecnico, eliminando parecchio della sua rudezza di gioco in difesa a beneficio di eleganti folate sulla fascia culminanti con precisi cross serviti sulle teste dei celebri attaccanti nelle 17 stagioni che lo videro militare in maglia rossonera. Risultarono fondamentali per la sua crescita gli insegnamenti suggeriti all'ancora grezzo difensore dal "Barone" Niels Liedholm che ben presto gli valsero l'appellativo di Dialma Santos il campione carioca noto per le sue raffinate giocate (nonostante la lunga squalifica rimediata, ben 8 giornate, ai Mondiali del '94 in USA a seguito di una maxigomitata rifilata al naso di Luis Enrique e alla folle entrata sul volto di Oriali nel derby del 1981 che costò trenta punti di sutura al povero calciatore nerazzurro). Pur con queste due macchie nella sua carriera calcistica, rimase uno dei più forti difensori di quegli anni e, quando arrivò Arrigo Sacchi al Milan, vide bene nel schierarlo sulla fascia destra della sua nuova zona, dove riuscì ad esaltare anche le sue doti di solido supporto all'attacco. Questi ulteriori progressi lo portarono, alla non più verde età di 32 anni, ad essere annoverato nella rosa del campionato del mondo 1994 negli States..

Ma nel Febbraio 1997 a Milano l'ex terzino del Milan fu colpito da un grave lutto. Sua moglie Antonella Peraboni, sposata nel Maggio 1986, colpita da un male incurabile, morirà all'età di soli 32 anni lasciando i suoi due figli Niccolò e Lucrezia ancora piccoli nelle braccia della leggenda rossonera. Antonella era una ragazza molto semplice, dolce, una ragioniera frequentante l'Università ai tempi del suo fidanzamento con Mauro, quel riccioluto romano di San Basilio che riuscirà in breve tempo a "lombardizzare" tra le impegnative sedute di Milanello e le tenere passeggiate sui Navigli per far ritorno, ogni sera, alla loro casa in zona San Babila dove la sua cucina, per la quale nutriva una particolare dedizione, attendeva il marito con i piatti che Antonella stessa preparava quotidianamente. Nessuno dei due coniugi amava la vita notturna e la frequentazione dei salotti milanesi, il loro più grande hobby era la famiglia. Nell''88, l'anno del suo primo scudetto con Sacchi, nacque il primogenito Niccolò, mentre due anni appresso prima della conquista della Coppa Intercontinentale a Tokio nacque la femminuccia Lucrezia.  Mamma Antonella, schiva nel seguire le trasferte del marito, le viveva tutte al telefono con Mauro, ed ovviamente essendo quello di allora un Milan Invincibile furono sempre telefonate stracolme di gioia ed allegria.
Tutto filò lascio fino ad un maledetto sabato del '95, quando alla vigilia di una partita di campionato Fabio Capello dichiarò in sala stampa: "Mauro Tassotti  non giocherà! E' andato a casa...è disperato...sua moglie Antonella ha un tumore...".
Fu l'inizio di un'ineffabile agonia durata due anni, una tragedia della sua vita terminata con la morte di Antonella nel febbraio 1997.                                                                                                                                                                                                                                                       

"C'è tanto Milan nel nuovo staff tecnico della Nazionale Ucraina che prova a ripartire dopo il fallimento di Euro 2016 con Mykailo Fomenko. Il nuovo commissario tecnico è infatti Shevchenko... al suo fianco oltre allo spagnolo Raul Riancho ci saranno Andrea Maldera e Mauro Tassotti, leggenda rossonera e storico vice di Ancelotti proprio ai tempi di Sheva!".
(tratto da: Life Style-Sole24Ore)
E la vita continua... grande "Tasso" di San Basilio ed i tuoi tifosi ti ringraziano di vero cuore!

Un caro abbraccio
Massimo 48