Dopo 4 anni dall’ultimo successo, il Barcellona è campione di Spagna per la ventisettesima volta nella sua storia.
La vittoria sul campo dei rivali storici dell’Espanyol è la ciliegina sulla torta, all’interno di un percorso solido e maturo, guidato da un grandissimo condottiero, Xavi Hernandez; un uomo che i colori blaugrana li ha tatuati sul cuore, sin da piccolo.
Uno che con la palla tra i piedi regalava emozioni a tutti gli amanti di questo sport e che sembra aver trovato la sua strada anche da allenatore.

Facciamo un passo indietro però: torniamo a quell’estate del 2019, in cui il Barcellona veniva incoronato come re della Liga per la ventiseiesima volta nella sua storia. Era la prima stagione dopo l’addio ai suoi tifosi di Andres Iniesta, Ernesto Valverde veniva riconfermato sulla panchina blaugrana e soprattutto un marziano chiamato Lionel Messi, trascinava il Barça fuori dai guai in ogni situazione.
Possiamo notare un parallelismo tra la stagione appena citata e quella che si sta concludendo in questi giorni: grande percorso in campionato, affiancato ad un’immensa delusione nelle coppe.

Nella stagione in corso, il Barcellona è stato eliminato direttamente ai giorni di Champions, non riuscendo ad imporre il proprio gioco contro Inter e Bayern, venendo quindi relegato in Europa League. Nuova competizione, stesso esito: fuori immediatamente contro il Manchester United ai sedicesimi di finale.
Qualcosa di parecchio deludente accade anche quattro anni prima. Sì, perché proprio in quel fatidico 2019 il Barcellona viene eliminato dal Liverpool di Klopp in semifinale, che grazie ad una gara di ritorno spaventosamente cinica, riesce a ribaltare il 3-0 dell’andata imponendosi con un drammatico 4-0. I giocatori sono in lacrime, la dirigenza è furibonda e per la prima volta qualcosa all’interno dello spogliatoio inizia a scricchiolare; alcuni rapporti si fanno più rigidi e freddi, la fiducia nelle capacità gestionali dell’allenatore diminuisce e la rosa subisce importanti cambiamenti.
Le tre stagioni che intercorrono tra gli ultimi due successi blaugrana in Liga sono dominate dalla presenza di massicce delusioni, a livello di risultati e non solo.

Il punto che segna il tracollo definitivo può essere individuato nell’umiliante sconfitta per 8-2 contro il Bayern Monaco nel 2020, in una Champions League giocatasi a porte chiuse causa Covid. Da quel momento, si avvia per la società un periodo parecchio complicato, in seguito agli addii di giocatori chiave e bandiere della società, come Suarez e Messi. Inoltre, la situazione finanziaria è ridicola per un club tanto prestigioso: i giocatori vengono pagati in maniera incompleta e il capitano Gerard Piquè, convince alcuni suoi compagni a tagliarsi lo stipendio, per permettere alla società di rimanere a galla.
Questa drammatica situazione economica permane ancora oggi, ma nonostante ciò nelle ultime due stagioni sono stati effettuati acquisti importanti, come Raphinha, Koundè, Ferran Torres e Lewandoski: pezzi importanti per la costruzione di un percorso vincente, che sono costati alla società quasi mezzo miliardo di euro.

Nonostante queste difficoltà, un gioiello risplende in mezzo al fango: gli osservatori. Basti pensare a giocatori come Ansu Fati, Araujo, Gavi, Pedri ed Eric Garcia. Non tutti sono frutto del settore giovanile; alcuni infatti, sono stati acquistati per qualche milione di euro nelle ultime stagioni, mentre ora il valore di mercato di ognuno di loro sembra aggirarsi attorno ai 100 milioni. Gavi e Pedri avranno in mano le chiavi del centrocampo blaugrana per almeno altri 10 anni, trattandosi di un classe 2002 e di un classe 2004. Il primo proveniente dalla cantera, il secondo acquistato nel 2020 dal Las Palmas. Pagati in totale 17 milioni di euro, ora insieme ne valgono 200. Classe sopraffina, visione di gioco fuori dal comune e gestione della pressione da veterani; caratteristiche comuni a tutti e tre i centrocampisti titolari del Barcellona, dato che il terzo nome sulla lista è quello di Frenkie de Jong. A completare il reparto, abbiamo giocatori del calibro di Busquets e Kessié. La possibilità di poter contare su una tale qualità di palleggio e gestione dei vari momenti della partita, è stato il primo elemento chiave del successo degli uomini di Xavi.

Il secondo punto di forza dell’armata catalana in Liga è stato senza ombra di dubbio la difesa. 13 gol subiti in 34 partite, mai nessuno così bene nella storia della competizione. Non solo figure esperte, come Jordi Alba e Sergi Roberto, ma anche ragazzi giovani come Koundè, Garcia ed Araujo. Quest’ultimo sembra aver compiuto quello step fondamentale, che gli ha consentito di mantenere salda tutta la difesa nel corso della stagione. Concentrazione alta, caratteristiche da leader e forza fisica devastante, sono gli elementi che meglio lo descrivono. Importantissimo anche il ruolo svolto dai veterani e nello specifico da Ter Stegen, che dopo un paio di stagioni sottotono sembra esser tornato tra i 5 migliori portieri al mondo.

Infine, il terzo e più importante punto chiave prende il nome di Xavi Hernandez, che da quando siede sulla panchina blaugrana, ha completamente stravolto una situazione tecnico tattica che sembrava ormai disperata. L’ha fatto sfruttando al meglio il proprio attaccamento alla maglia e ciò che ogni giocatore percepisce, nel momento in cui si sente guidato da una figura di tanto spessore. Ha deciso di non imporsi con regole ferree, senza dar conto a nessuno come alcuni suoi predecessori, bensì di sviluppare un rapporto maturo con i giocatori. Tante regole, ma adatte al sano sviluppo del gruppo.
Anche in campo il suo tocco si è avvertito sin da subito; si parla di un gioco molto dispendioso che richiede una pressione alta in fase difensiva e lo sviluppo di gioco sulle fasce in quella offensiva, sfruttando le straordinarie capacità negli uno contro uno degli esterni, per assistere al meglio la punta. In questo caso, un grandissimo numero 9 come Lewandoski, al momento “pichichi” della Liga con 21 gol realizzati. Il Barcellona ha mostrato in queste 34 gare uno stile di gioco solido e creativo allo stesso tempo, ma soprattutto appassionante e convincente. Xavi è riuscito a portare un’aria nuova nello spogliatoio e sul rettangolo di gioco, permettendo a molti giocatori di rendere in maniera eccelsa e ritrovare sé stessi dopo periodi difficili, uno su tutti Ousmane Dembelè, immarcabile nell’uno contro uno.

La situazione in casa blaugrana non è certamente delle migliori per un milione di motivi, soprattutto pensando alla condizione economica e ai deludenti risultati ottenuti nelle competizioni europee. Il Barcellona deve ripartire da questo meraviglioso 14 maggio, coronazione di un percorso iniziato circa un anno e mezzo fa con l’arrivo in panchina di Xavi, con l’imperativo di tenersi stretti i giovani talenti che possiede, a costo di rinunciare a spese folli nelle prossime sessioni di mercato.

Nel frattempo, un popolo intero sogna il ritorno di Leo Messi, lontano da casa da ormai due anni. Chissà che possa essere proprio questa la chiave di un ritorno al successo in ambito europeo; il mister catalano però, si disinteressa da queste indiscrezioni e rassicura tutti: ”Questo è solo il punto di partenza, torneremo a farci valere in Europa e faremo capire al mondo intero la vera grandezza del Barcellona”.