Se questo Milan fosse un film sarebbe di sicuro un thriller.                               
Nel tardo pomeriggio romano di ieri è andato in scena infatti l'ennesimo epilogo di una saga che nemmeno il miglior Alfred Hitchcock avrebbe saputo inscenare.
Partiamo però dal principio, esaminando passo passo la fitta e contorta trama rossonera. 

Da buon thriller che si rispetti, il film inizia immerso un panorama disteso: in un pomeriggio della prima metà di luglio Milano è baciata da un sole cocente che infonde calma e serenità nei personaggi, interpretati, in questo caso, da giocatori, allenatore e dirigenti milanisti.                                   Le sensazioni positive e ben auguranti proseguono e addirittura si incrementano nelle settimane successive, quando lo scenario si sposta oltre oceano, nel continente americano, con ottime prestazioni con corazzate come Bayern Monaco, Benfica e Manchester United.               
C'è però una precisazione da fare: la stagione (il film) è appena cominciata, le partite e gli avversari (antagonisti), seppur dai nomi altisonanti, non spaventano un granché né gli  interpreti in campo né i tifosi a casa (pubblico pagante).
Ci troviamo ora in quel momento dello spettacolo dove, visto il suo andamento lineare, la platea tende a distrarsi un po' con le solite, intriganti voci di mercato alimentate da solenni proclami dirigenziali. 
Proprio quando tutto sembra presagire al meglio ecco che, all'improvviso, si fa largo il primo grande spavento: Udinese-Milan 1 a 0 e esordio in campionato amaro per gli uomini di Marco Giampaolo.
Seguendo il classico svolgimento delle pellicole thriller però, dopo la prima grande trepidazione, di norma torna subito il sereno. Così accade anche a Milanello, infatti nelle due settimane successive arrivano 6 punti contro Brescia e Verona, non senza però qualche scoria data da prestazioni tutt'altro che convincenti al netto del risultato. 
Piccoli malumori che si accentuano a dismisura solo 6 giorni più tardi quando, nella stracittadina lombarda, a San Siro, i cugini nerazzurri sconfiggono sotto i colpi di Brozovic prima e Lukaku poi, senza sé e senza ma i rivali rossoneri, compiendo così il primo vero delitto della trama.
L'integrità della compagine milanista, soprattutto nel rapporto giocatori-allenatore, comincia a mostrare qualche crepa e i protagonisti si interrogano su di chi sia la colpa di questa complessa situazione. 

Momento che da difficile si fa drammatico: ormai lo spettacolo è entrato nel vivo e le prestazioni agghiaccianti dei rossoneri si susseguono una dopo l'altra trascinando il Milan al 12° posto e i tifosi in un vortice di timore, rabbia e disperazione.

La società capeggiata, da Boban e Maldini, indaga così sul possibile responsabile di questo oblio e, dopo lunghe consultazioni, lo identifica in Marco Giampaolo ( il fedelissimo di Maldini, inizialmente insospettabile, proprio come l'assassino nei thriller). Nel tentativo di dare una scossa alla squadra quest'ultimo viene esonerato, azione accolta nella quasi totale approvazione generale dell'ambiente, nella convinzione di aver estirpato alla radice la causa dei mali rossoneri. 

Caso risolto? Assolutamente no! 

Come ne de 'Il delitto perfetto' di Hitchcock il primo sospettato (in quel caso Margot Mary Wendice, in questo Giampaolo) non è mai il reale colpevole. Nonostante il cambio in panchina la settimana successiva arriva infatti un umiliante pareggio in casa contro il Lecce per 2-2 che complica ancor di più l'intricata stagione rossonera. 

Si arriva così al massimo momento di spannung del film con il Milan che parte per la trasferta di Roma quasi "obbligato" a portare a casa almeno un punto contro una diretta rivale all'obiettivo, che ora sembra utopico, prefissato a luglio: la qualificazione in Champions. 

I rossoneri però incappano nell'ennesimo passo falso in una serata ai limiti della follia e grondante di errori sanguinosi, come la schiena di Charles Swamm trafitta dalle forbici di Margot Wendice sempre nella celeberrima pellicola Hitchcockiana. 

Dopo questa attenta analisi non resta che chiedersi: i due detective, Boban e Maldini, riusciranno come l'ispettore Hubbard, a chiudere il caso e a rendere finalmente giustizia al diavolo? O addirittura possono essere proprio loro due, assieme alla proprietà, i responsabili, di questa situazione? 

In quest'aura di totale negatività, troviamo una piccola nota "positiva": l'ultima volta che il Milan si era trovato in questa situazione, 10 punti in 9 partite, nella stagione 2012-2013 era riuscito comunque a centrare la terza posizione in classifica, valevole per un posto in Champions League l'anno successivo.
È doveroso precisare come i valori in campo fossero sicuramente molto diversi rispetto a quelli presenti nella squadra rossonera attuale ma nel calcio, si sa, non è mai detta l'ultima parola.
Non resta che attendere gli svolgimenti dei prossimi match, già da Giovedì sera a San Siro contro la Spal.