Una discussione ricorrente, di questi tempi, in relazione al calcio moderno è quella che riguarda il prezzo di acquisto dei giocatori, progressivamente e proporzionalmente aumentato a dismisura negli ultimi 6 anni, dal colpo da '100' milioni del Real Madrid con il quale si è aggiudicato Gareth Bale nell'estate del 2013.
A questo si aggiunge l'impatto mediatico di questo affare che ha attirato, attorno al mondo del pallone, le attenzioni di potenti imprenditori proprietari di società petrolifere e dotati di ingenti capitali da investire. Questa situazione che, come detto, col tempo si rafforza sempre di più, raccoglie però numerose critiche. Per molti infatti si sta andando verso una deriva sportiva e un consolidamento dell'idea di un calcio molto simile ad un'industria più che a un tradizionale gioco, con i giocatori come suoi prodotti. Tutto questo retto da un equilibrio, ed è qui che voglio porre il mio focus, tra valore economico e tecnico degli atleti, non sempre stabile e frequentemente trascurato e  influenzato dalla comunicazione di massa o dal sapiente lavoro di procuratori e dirigenti.
Di casi a sostegno di quest'ultima tesi ce ne sono all'infinito ma vi sono delle eccezioni, situazioni in cui il calciatore dimostra sul campo di essere decisivo e di valere la cifra spesa dalla società per comprarlo.

Casi particolari che sono stati il comune denominatore della giornata di ieri nei due anticipi-big match di Juve e Inter, legati a doppio filo da una curiosa coincidenza.  
Andiamo con ordine però e iniziamo dunque dal freddo e piovoso pomeriggio di Bergamo dove si sono fronteggiate Atalanta e Juventus. Come in quasi tutte le partite in casa, la Dea è partita molto forte con un pressing asfissiante sui centrocampisti bianconeri costrigendoli spesso al lancio lungo verso le isolate punte d'attacco. Le instancabili sgroppate sulla sinistra di Gosens e sulla destra di Hateboer, sapientemente imbeccati da Gomez e Pasalic, hanno messo in continuo affanno tutta la difesa avversaria procurandosi anche un rigore, fallito poi da Barrow, al diciasettesimo del primo tempo. Quest'ultimo si fa perdonare a inizio del secondo servendo un perfetto assist su cui insacca Gosens di testa facendo esplodere il Gewiss Stadium. Il copione della partita rimane pressoché invariato fino all'ultimo quarto d'ora, momento cruciale, dove i palloni scottano e, a detta di molti, le gare si decidono.
Nel giro di una manciata di minuti la Juve ribalta il risultato e chiude la partita grazie alle prodezze di inestimabile valore di due giocatori fuoricategoria, che l'Atalnta non ha, Higuain e Dybala. La coppia argentina partita senza i favori del pronostico si sta rivelando fondamentale per il cammino in Serie A dei bianconeri.
L'HD, come ormai tutti la chiamano, non è increbilmente prolifica ma fa dell'essere decisiva il suo punto di forza: sono 8  gol e 4 assist in due ma quasi tutti cruciali. La Joya, ancora nel pieno della sua carriera, sta dimostrando di anno in anno sul campo l'elevata valutazione del suo cartellino, intorno agli 80-100 milioni di euro, con i top club di mezza Europa che fanno follie per strapparlo alla Juve durante ogni sessione  di mercato. 
La vera 'rivelazione' però, se di sopresa si può parlare, è il Pipita che, dopo una stagione deludente e tormentata alle spalle, molti etichettavano come 'bollito' e sul viale del tramonto. I suoi numeri dicono il contrario, visti i ben 12 punti che le sue 4 reti  hanno portato alla causa bianconera, dove spiccano le due preziosissime vittorie negli scontri diretti con Napoli e Inter. A 32 anni è senza dubbio ancora uno degli attacanti più importanti in circolazione e dà prova di poter valere ancora tutti i 35 milioni che stanno scritti sul suo cartellino.

Passiamo ora all'analisi dell'insidiosa trasferta degli uomini di Conte contro quelli di Mazzarri, sul campo difficile per giunta inzuppato di acqua e fango dell'Olimpico 'Grande Torino'. Leggendo solo il risultato, 0 a 3, si potrebbe avere l'impressione di una sfida a senso unico dove una delle due squadre ha primeggiato in modo netto e inconfutabile sulla seconda. In realtà la partita ha molti punti in comune con quella, sopra citata, di Bergamo: il Torino, orfano di Belotti dopo pochi minuti, seppur con minor intensità rispetto all'Atalanta, ha cercato di mettere in difficoltà l'Inter, venendo spesso stoppata dalle provvidenziali parate di Handanovic, in particolare a fine primo tempo su De Silvestri. Come nel match delle 15 però la differenza l'hanno fatta i due giocatori di caratura internazionale di cui i nerazzarri dispongono: Lautaro Martinez e Romelu Lukaku. L'argentino in apertura del primo tempo e il belga in chiusura del secondo siglano una rete a testa e permettono alla squadra meneghina di portare a casa i meritati tre punti e di piazzarsi saldamente al secondo posto in classifica, con 34 punti in 13 partite, primato assoluto per la società del presidente Zhang.                                                           

Se poniamo poi a confronto il duo juventino con quello interista otteniamo un interessante gioco delle coppie  dove quella nerazzurra dimostra, finora, di avere la meglio. Il tandem di attacco di Conte sta battendo tutti i record, oltre a essere decisivo è infatti anche incredibilmente prolifico: 16 gol in due, meglio hanno fatto solo Lewandowski e Gnabry del Bayern Monaco con 18 e Immobile e Correa della Lazio con 21. Per quanto riguarda il solo Lukaku poi, all' ottava stagione di fila in doppia cifra a 26 anni, solo Stefano Nyers nel lontano 1948/49 era riuscito a mettere a segno 10 reti in 13 presenze. Anche in questo caso, analogamente a quello di Higuain e Dybala, sia El Toro che Big Rom (appellato così affettuosamente dai suoi nuovi tifosi), stanno dimostrando eccome la grande corrispondenza tra il loro valore tecnico e economico rispettivamente di 40 e 80 milioni di euro.

In conclusione, è evidente come il 'gioco delle coppie' mostri il peso di alcuni interpreti rispetto ad altri, e che sia allo stesso tempo una grande opzione e una terribile condanna.
I campioni, pur possedendo qualità al di sopra della media, conservano sovente la possibilità di sbagliare o di non essere al top. Non si può pretendere che si assumano sempre la resposabilità di portare a casa con le proprie giocate il risultato, è necessario quindi in grosso contributo dai tutti gli altri compagni se si vuole raggiungere gli obiettivi prefissati a inizio stagione. A maggior ragione se questi traguardi sono particolarmente ambiziosi come la vittoria di campionato e della Champions League...