Ieri il Torino ha superato il primo turno preliminare di Europa League battendo il Debrecen al Nagyerdei Stadion con il risultato eclatante di quattro reti a uno. Un risultato che apparentemente non ammette critiche, ma che per come è andato l’incontro nel secondo tempo lascia spazio ad una analisi sui limiti attuali della squadra del Presidente Cairo. Del resto, lo ha detto lo stesso Mazzarri in una lunga intervista rilasciata nel dopopartita: «Siamo a inizio stagione e bisogna lavorare sulla prestazione e non sui risultati».

Dopo un primo tempo perfetto, non c’è dubbio che nel secondo tempo, al di là delle problematiche relative ad una ancora non perfetta tenuta fisica e all’aspetto mentale, il Torino abbia subito il gioco del Debrecen, che avrebbe potuto segnare altri due goal se i suoi attaccanti, a volte troppo precipitosi, non avessero trovato sulla loro strada uno straordinario Sirigu.

La verità è che nel secondo tempo i granata si sono disuniti, la squadra si è allungata lasciando spazio di manovra al centrocampo e all’attacco degli ungheresi, perdendo il controllo del gioco. Se si guardano i dati statistici della partita si nota che il possesso palla è stato nel complesso del 57,5% del Torino e del 42,5% del Debrecen. Ma nel secondo tempo il possesso del Debrecen è salito al 45,1%, come pure sono aumentati gli intercetti e i calci d’angolo, ben quattro. Il Debrecen ha avuto anche l’opportunità di battere una pericolosa punizione diretta. Sentiamo ancora Mazzarri: «Nel secondo tempo non mi è piaciuto il gioco, siamo stati più frenetici, ci allungavamo e anche i dati sono inferiori all’andata. Nel nostro percorso di crescita questa partita ci deve far riflettere soprattutto in campo aperto nei novantacinque minuti non bisogna mai cambiare atteggiamento altrimenti rischiamo di fare figure diverse da quelle che dobbiamo fare. Deve servirci anche il sapere come cambiano le partite da un minuto all’altro e cose si può dare coraggio all’avversario quando c’è un pubblico così importante. C’è stato un momento in cui sembravamo quasi in balia della squadra avversaria. Ripeto, non mi sono piaciute diverse cose: bisogna riflettere. A me piace vedere al squadra compatta che non si disunisce e non la squadra lunga con i due attaccanti davanti e tutti gli altri dietro. Non mi garba questo tipo d’atteggiamento».

Ma allora, cosa è cambiato nel secondo tempo? Io credo che sia cambiato l’assetto tattico a causa dell’uscita dal terreno di gioco di Baselli. In queste prime partite Mazzarri sta facendo giocare Baselli centrale di vertice basso con il compito di legare tra di loro difesa e centrocampo e i settori della mediana, manovrando in verticale e in orizzontale e dettando i tempi di gioco. Per questo ruolo potremmo anche rispolverare il termine di centromediano metodista. E Baselli ci riesce alla grande. Ritorniamo alle statistiche: 91,7% di passaggi riusciti; 20,8% in avanti e 20,8% indietro; 25% di sinistro e 33% di destro; 100% di successo nei contrasti e nei duelli. Nessun fallo fatto. La posizione di Baselli e la qualità del suo gioco sono la vera novità del Torino di quest’anno. La chiave di volta del suo centrocampo.