In un'intervista rilasciata a Toro.it a margine del Torneo Mamma Cairo e alla vigilia della gara di campionato contro l’Inter, il Presidente dell’F.C. Torino, Urbano Cairo, ad una domanda sull’ancora possibile mercato in uscita e in particolare sulla posizione del fantasista serbo Adem Ljajic ha risposto: “Ljajic? Senza fare nomi, noi abbiamo davanti molti giocatori di qualità che forse, proprio perché sono così bravi, sono addirittura tanti. Vedremo adesso in questi ultimi giorni di mercato se ci sarà qualche opportunità e se i giocatori saranno dell’idea di coglierla, poi decideremo per il meglio”.

Non è una novità che il Presidente Cairo ritenga il reparto avanzato della propria squadra troppo affollato. Cosa che per motivi di gestione del gruppo forse pensa lo stesso Mazzarri.
Tale convincimento, tuttavia, lascia lo spazio a qualche riflessione in relazione alla lunghezza e intensità del campionato italiano, alle scelte tattiche, all’imprevedibilità degli infortuni che falcidiano inevitabilmente tutte le rose che prendono parte al campionato, alla Coppa Italia e alle Coppe Europee.

Prendendo in esame gli organici delle favorite del torneo e delle compagini che hanno come obiettivo la zona Uefa e sono, quindi, dirette avversarie del Torino notiamo che l’Atalanta ha cinque attaccanti (Barrow, Cornelius,Gomez. Tumminello, Zapata); la Fiorentina sei (Graiciar, Mirallas, Pjaca, Simeone, Sottil, Thereau, Vlaovia) ed un calciatore come Chiesa che si rivela sempre un attaccante aggiunto; la Sampdoria ne ha cinque con in più centrocampisti offensivi; il Milan ha quattro attaccanti puri e calciatori come Bonaventura e Cahanoglu con spiccate attitudini offensive.
Le squadre più accreditate per lo scudetto o per la zona Champions ne hanno sei la Juventus, otto l’Inter, sette il Napoli, cinque la Lazio (che però ha centrocampisti come Milinkovic-Savic e Luis Alberto) e cinque la Roma. Come si vede tutte le squadre di prima e di seconda fascia hanno minimo cinque attaccanti.
Questo dato non è da mettere solo in relazione alla possibilità di poter cambiare uomini più o meno all’altezza in determinate fasi della partita; o all’esigenza di cautelarsi di fronte ai possibili infortuni o indisposizioni che possono colpire i titolari; o dare la possibilità al mister di far giocare gli uomini più in forma.

Un aspetto molto importante è avere la possibilità di poter affrontare le partite con moduli diversi in relazione agli avversari o all’andamento degli incontri. Poter cambiare modulo anche in corsa. Questo lo sa bene mister Allegri che ha un parco giocatori impressionante e non si pone il problema della sua gestione, perché ne vede solo i vantaggi in merito all’opportunità di utilizzare forze fresche e mutare tatticamente il volto degli incontri.

Ora, tornando al Torino ed al suo organico, se Mazzarri vuole andare lontano deve avere ricchezza e varietà di giocatori protagonisti nei diversi ruoli. Non solo in difesa e a centrocampo. Ma anche in attacco per poter contare sul 3-5-2, sul 4-3-3, sul 3- 4-2-1 o sul 3-4-1-2. In questo ultimo caso, soprattutto se si pensa di poter far coesistere Belotti e Zaza, si può rinunciare ad un trequartista come Ljajic, capace come nessuno nel Torino di ispirare gli attaccanti? Lo si è visto nella seconda parte dello scorso campionato quanto sia stato fondamentale il serbo per mandare in doppia cifra sia Jago che Belotti.

Il problema sta nel fatto che il Torino non può continuare ad allestire la squadra negli ultimi giorni di mercato, mettendo a disposizione del tecnico nella prima fase del campionato giocatori non ancora pronti o con i quali non si sono potute provare le varie soluzioni tattiche. Come ha detto lo stesso Mazzarri nella conferenza stampa di oggi: Soriano, Zaza, Djidji e Aina - ossia i quattro elementi arrivati nell’ultima settimana di mercato - hanno fatto i test fisici e si è capito che non sono al top. Non hanno i novanta minuti nelle gambe. Il ritiro estivo a qualcosa servirà; mette i giocatori in condizione di arrivare alla prima di campionato nel pieno della forma fisica e inseriti al meglio nel contesto di squadra secondo quelle che sono le direttive dello staff tecnico”.
Dunque ci vogliono idee più chiare e una maggiore programmazione.

Infine, i calciatori, anche quelli famosi che scalpitano per essere sempre in campo non possono non essere professionisti seri al servizio della squadra e dei suoi obiettivi e sempre vicino alle scelte del tecnico. In una società che vuole contare e raggiungere obiettivi ambiziosi non possono esistere problemi di spogliatoio e di gestione.
Ma questo Mazzarri lo sa e lo ha detto nella conferenza stampa che precede Inter-Torino: “Nessuna differenza, giocherà solo chi sarà in grado di dare qualcosa in più alla causa granata: Ljajic ha più o meno un tempo nelle gambe, Ansaldi non è al meglio e se dovesse giocare dall'inizio saprò già di doverlo sostituire. Cercherò di schierare chi mi darà più garanzie. Falque? Non è detto che debba star fuori. Chi non si rende utile sta fuori, chiunque sia. Oggi, nelle grandi squadre, serve accettare la panchina: quando si è esclusi, bisogna essere un supporto, non un problema".