Il primo turno del campionato, benché alcune squadre che ne saranno protagoniste in chiave Europa League, come Milan e Fiorentina, non siano ancora scese in campo, permette di fare fin da subito alcune considerazioni su quelli che saranno gli elementi chiave che ne caratterizzeranno lo sviluppo.

Innanzitutto, il livello delle squadre si è innalzato notevolmente. Non solo in relazione alle rose di giocatori di cui i diversi club si sono dotati. Ma anche per il livello tecnico e tattico, per la determinazione e la mancanza di timore reverenziale che si sono visti in campo. A prescindere dalle iniziali titubanze mostrate dal Chievo Verona più per l’impatto emotivo con il campione Cristiano Ronaldo che nei confronti della corazzata Juventus, tutte le formazioni, anche quelle delle neo promosse, hanno giocato con la convinzione di voler vincere. Si guardi all’Empoli, al Parma, al Chievo, che ha rischiato di portare a casa un risultato straordinario come quello conseguito dal Sassuolo sull’Inter.
Quest’anno il calciomercato è stato il più ricco di sempre. Secondo Transfermarkt le squadre del nostro campionato hanno investito in totale 1136.85 milioni di euro, una cifra inferiore solo a quanto si è speso in Premier. Un record assoluto. Gli acquisti della Juventus, regina del mercato con 256.9 milioni di euro spesi, della Roma e del Milan (122 milioni) e dell’Inter (77,5 milioni), hanno trainato le altre squadre che hanno, in generale, compiuto un notevole impegno di spesa per i loro bilanci.

Questa riflessione ci porta a considerare un secondo elemento che negli incontri della prima giornata è stato evidente: vince la squadra che può operare i cambi migliori. In Chievo-Juventus l’entrata in campo di campioni di assoluto livello che hanno portato la stessa qualità dei compagni sostituiti e maggiore grinta e freschezza come Mandzukic, Emre Can e Bernardeschi è stata decisiva; così come l’entrata in campo di Cristante e Kluivert in Torino – Roma o i cambi di pari livello di Lazio – Napoli. Insomma, la panchina lunga sarà decisiva non solo per affrontare le competizioni europee, ma anche per aggiudicarsi uno scudetto al quale ambiscono diverse squadre.

Un’ultima considerazione va fatta relativamente agli arbitraggi e all’uso della tecnologia VAR. Il campionato italiano deve diventare più credibile. Deve essere esente da quella lunga serie di episodi che da sempre animano i dopo partita e danno sfogo a eterne e mai sopite rivendicazioni e rancori tra tifoserie. In questo senso la VAR può davvero aiutare gli arbitri a non sbagliare e ad essere ancora, se ve ne fosse bisogno, più imparziali. A patto, però, che venga utilizzata allo stesso modo da tutti gli arbitri su tutti i campi di gioco. Non ricorrere alla Var in un episodio come quello del contrasto in area tra Fazio e Jago Falque in Roma – Torino che ha già acceso un contrasto molto duro tra la dirigenza del club granata e la classe arbitrale; o per determinare se poteva essere fallo da rigore quello subito da Asamoah in Sassuolo – Inter può alimentare quella convinzione sempre presente che quello italiano sia un campionato condizionato per il risultato finale.
La tecnologia esiste per eliminare ogni ragionevole dubbio. Usiamola.