Eravamo quattro amici al bar!  Per parafrasare le parole di una canzone di enorme successo di Gino Paoli calzante a pennello su quanto accaduto in questi giorni, essendosi ritrovati quattro vecchi amici, a distanza di qualche decennio, attorno ad un tavolino di un bar nel pieno centro storico di Tuoro sul Trasimeno, un ridente paese immerso tra le verdi colline umbre confinanti con le variopinte sinuosità dei monti del preappennino toscano.
Di fronte a quattro bottiglie di birra ben fresca e con un mazzo di carte piacentine, i quattro amici, oramai tutti in pensione, si accingono ad iniziare, come ai vecchi tempi, una partita di briscola. Il più anziano di loro Mariano, un ex commerciante è il mazziere e comincia a distribuire le carte, prima a Livio, un ex operaio metalmeccanico, poi ad Alvaro un ex impiegato in un museo, ed infine a Massimo un ex elettrotecnico. Livio, primo di giro si troverà subito incartato e sarà costretto a calare un carico che Alvaro, secondo di mano con una briscola riuscirà a far suo dicendo: "... ehhh!!.. caro Livio!!..la solita jella!! come quando ti beccò con le giuggiole in mano il Sor Beppino!!...ricordi?? " " Capperi che memoria... Massimo!!.. .. però a onor del vero...

...Correvano gli ultimi giorni di un tiepido Settembre dei primi anni '60. Il sottoscritto assieme ad Alvaro, le nostre famiglie risiedevano a Roma ma avendo i parenti qui sul Lago Trasimeno solevano lasciare i propri figli presso i nonni praticamente per tutta l'estate, nacque così per molti anni una solida amicizia che i due capitolini Massimo ed Alvaro legarono fortemente con i due umbri Mariano e Livio.
Le diavolerie e le intuizioni per passare il tempo certamente non vennero loro mai a mancare. A partire dall'invenzione del carrettino, una rudimentale minicar con uno chassis fatto con il legno delle cassette per la frutta al quale si applicavano quattro cuscinetti, scarto di una vicina officina meccanica, per poi cimentarsi in sfrenate discese lungo la Via del Mercato, piuttosto che una grossa zucca vuota con occhi, naso e bocca tassellati con un coltello ed al suo interno si posizionava una candela accesa, per poi dopo cena, tra i pertugi ed i piccoli incroci delle viuzze del paese, ci si divertiva ad impaurire con quella zucca a forma di teschio con luce da cimitero i poveri malcapitati di turno...e a seconda delle loro reazioni... via tutti a ridere come matti! 
Come quella volta che nelle immediate vicinanze delle rive del lago, trafugammo all'imbrunire in un vasto campo alcune spighe di granturco con il contadino proprietario che, accortosi del furto, ci corse dietro in groppa ad un mulo che non riuscì a tenere il nostro passo dato che eravamo in bici, ed andammo a cuocerle a qualche km di distanza, scompisciandosi anche in quella circostanza con fragorose risate.
Ma l'evento più ricordevole di quell'estate è certamente quello legato alla conquista delle giuggiole!

Il giuggiolo è una pianta da frutto che fa parte della famiglia delle Rhamnacee e la sua terra di origine è l'Asia. In Italia, invece, viene coltivato fin dal tempo degli antichi Romani. Si tratta di un albero che è in grado di raggiungere un'altezza pari a 6-7 metri; la fioritura della pianta da frutto del giuggiolo avviene nel corso del mese di giugno. I frutti, invece, ricordano delle olive dalle dimensioni un po' maggiori, presentano una colorazione rossa o marrone scuro (nel momento in cui i frutti giungono a maturazione), con una polpa soda e particolarmente compatta, con un sapore piuttosto acidulo ed una colorazione verde tenue, ed il periodo ottimale per gustarne la sua fragranza è la seconda metà del mese di Settembre... ed a Tuoro sul Trasimeno c'era e c'è tutt'ora un albero di giuggiole... e  per quei piccoli e deliziosi frutti i quattro futuri amici del bar ne andavano talmente pazzi quasi a voler spiegare il famoso detto "andare in brodo di giuggiole", che come spiega la Treccani è un antico detto, di origine incerta e tuttora diffusamente utilizzato per indicare uno stato d’animo di grande soddisfazione e godimento. Una espressione figurata che significa "uscire quasi di sé dalla contentezza” e la sua origine è un’alterazione dell’espressione di provenienza, a detta di alcuni studiosi, della terra toscana “andare in brodo (o broda) di succiole”.
Insomma, per farla breve, Mariano, Livio, Alvaro e Massimo, i quattro golosi delle giuggiole, decisero di andarsele a prendere nell'unico giuggiolo presente in paese ed ubicato all'interno di un villino a pochi decine di metri dal Municipio e dalla piazza principale e per giunta di proprietà di un facoltoso commerciante della zona, il cui padre il Sor Beppino soprannominato per la sua perenne posizione statuaria "ceppo" un mutilato reduce del secondo conflitto mondiale, causa di una granata esplosa durante un attacco al fronte, e rimasto offeso in tutto il lato sinistro del suo corpo, passava le sue ore alla costante ricerca del presumibile arrivo del nemico e quindi impugnava costantemente, nella mano destra, una grossa chiave inglese pronta ad essere vergata sulla fronte del fantomatico avversario a suo dire pronto a sfondare le mura perimetrali dell'abitazione.
Sul retro del villino dominante con un panorama mozzafiato tutta l'imponenza del Lago Trasimeno e delle sue tre isole, si ergeva a latere di un orto multicolore colmo delle delizie di stagione, il tanto agognato albero di giuggiole. Il "ceppo" era costantemente di guardia sull'ampio terrazzo all'ingresso di casa dove si accedeva dopo una rampa di scale in pietra. La balconata da un lato aveva l'affaccio sulla via principale del paese sovrastata dalla mole del campanile della Chiesa di Santa Maria Maddalena e dall'altro lato godeva della vista del lago nel variegato corollario delle verdi colline umbre interrotta nel lato sinistro della balconata dalla folta ramificazione del giuggiolo stracolmo ed appesantito dal prezioso carico dei suoi frutti giunti a completa maturazione.

I quattro amici in una ancora calda serata di fine Settembre decidono di andare all'assalto del prezioso albero approfittando dell'ora in cui il "ceppo" e sua moglie Filippa consumavano la loro cena. E così come in tutti i piani di battaglia venne studiata la tattica per riempirsi le saccocce delle gustosissime giuggiole. 
Mariano, il più anziano dei quattro, si sarebbe posto vicino al cancello d'ingresso da dove si potevano vedere dalla finestra della cucina illuminata i volti dei due coniugi intenti a mangiare ed in quel momento, come nel film "La grande fuga" Mariano avrebbe zufolato con un solo fischio il verso di un volatile, era il segnale del consenso all'inizio del  "raid" e quando fosse comparso alla vista il busto in luogo del volto, presagio della sua uscita sulla balconata con tanto di chiave inglese e libera eruttazione a conferma del gradimento del pasto, significava che il "ceppo" era tornato di vedetta ed in quel preciso istante sarebbe partito il segnale di fine rappresaglia, una doppia zufolatura del bravo ornitologo Mariano, del resto buon sangue non mente... suo padre era un provetto cacciatore!
Dall'alto lato della recinzione, quella verso il lago, i tre amici Livio, Alvaro e Massimo si erano arrampicati con una improvvisata cordatura, ricordando vagamente gli eroi partigiani all'assalto della rocca nello storico film "I cannoni di Navarone", che al segnale del verso del cuculo fecero un balzo secco in sequenza per non causare eccessivi rumori... e poi di corsa alla conquista del giuggiolo! Alvaro riesce ad arrivare, muovendosi con le movenze di un circense, quasi ai rami più alti dove i frutti erano più copiosi, mentre Massimo era sotto di lui e da goloso qual è, oltre ad insaccocciarsi le giuggiole, se le mangiava... Beh!! così fresche sulla pianta hanno un sapore divino!... e rimaneva Livio che aveva scelto di salire dalla parte del tronco più prossima alla balconata della villa così non avrebbe arrecato disturbo agli altri due. Ottima idea se non avesse dovuto fare i conti con la sua imperizia nelle arrampicate, perché nel tentativo maldestro di salire più in alto un ramo, forse per il suo peso eccessivo cedette con un rovinoso CRAASSHH!!!....ed accadde il finimondo!!...in sequenza si scatenarono il "ceppo", con un fulmineo balzo dalla sedia abbrancando la sua chiave inglese e correndo fuori urlando: "...i tedeschi!!...i tedeschi!!!..ci stanno attaccando!!...presto Filippa!!...portami il fucile!!" E a ruota la sua Signora con il fucile in mano ed ovviamente, date le paure ossessive di Beppino, carico!!... E nel giro di pochi secondi uno sparo secco lacera il silenzio tombale di tutto il paese raccolto attorno al tavolo per la cena nell'epoca in cui solo dei ricchi possidenti potevano permettersi i primi ingombranti e costosi televisori in bianco e nero. 
Lo sparo indusse persino il Parroco a suonare le campane in segno di pericolo e nel frattempo la via attorno alla villa si riempiva di curiosi, e qualcuno con tanto di tovagliolo in mano per la cena interrotta si gettava di corsa per la discesa della Via del Mercato dove, dietro le reiterate imprecazioni del "ceppo" ad indicare che i tedeschi si erano diretti con la refurtiva da quella parte... mentre con la mano destra, l'unica funzionante, teneva violentemente pizzicato il lobo dell'orecchio del povero Livio che nella caduta dal ramo spezzato aveva rovinato sul parterre della balconata dove era atteso come un affamato mastino di guardia da Beppino il  "ceppo" che anziché brandire la sua chiave inglese sul povero Livio, forse commosso dalla sua età, solo 12 anni, ha preferito optare e ripiegare sulle maniere un po' meno forti strapazzando l'orecchio del povero Livio che era passato dalla gioia della degustazione delle giuggiole fresche alla meschina gogna cui si sarebbe dovuto sottoporre nell'immediato, dato che il fragore dell'episodio aveva scomodato perfino una Gazzella dei Carabinieri intervenuta sul posto dietro una anomina chiamata.
Il Maresciallo, pronto ad ammanettare il nostro Livio per violazione di domicilio e furto, stava per condurre il ragazzetto in caserma, dove, data la minore età del giovane, avrebbe dovuto convocare il genitore.
Sentite queste parole il Sor Beppino detto il "ceppo", mutilato sì, ma sordo no, intervenne dicendo al Maresciallo che il reato non poteva sussistere in quanto d'ora in poi le giuggiole le avrebbe omaggiate a tutti i ragazzi del paese e quindi risultava scontato anche lo stralcio della relativa denuncia. Seguì un applauso generale, il Parroco suonò le campane a festa, Livio smise di piangere e chiamò Alvaro e Massimo, sicuri futuri centometristi, ed il saggio palo Mariano che aveva assistito esanime ed impotente a tutta la rocambolesca scena.

"Allora?...te lo eri scordato quel fatto Livio?" "No Massimo!!...ma sono passati più di 60 anni e certi particolari li ricordi meglio di me, ma mi chiedo, come fai ad avere questa memoria?" "Niente Livio, leggo molto e mi diletto anche a scribacchiare qualcosa... e diciamo che in questo modo..non arrugginisco il cervello! Comunque, Mariano, Livio e Alvaro che ne dite se ce ne andassimo a raccogliere qualche giuggiola come ai vecchi  tempi?" "E chi ce la fa più ad arrampicarsi su quel muro? - risponde Livio - ...ed io ho un terribile mal di schiena - aggiunge Alvaro -...e tu Mariano te la sentiresti?" "Ragazzi!!!..ma dove andiamo alla nostra età?... Ma perché non suonare il campanello al nuovo proprietario della villetta del povero "ceppo" Beppino e chiedere se ci dà il permesso di raccogliere, pagandole ovviamente, un po' di giuggiole?"  "Buona idea Mariano! - risponde Massimo - dai finiamo questa briscola e andiamo!" "Ma così è come se andassimo in frutteria - chiosa Livio - ...non c'è gusto!!...ma volete mettere la goduria di riempirci le saccocce di giuggiole lassù arrampicati contro il freddo sacchetto di plastica e magari con tanto di scontrino!!" "E quindi tu saresti Livio per il proseguo della ruberia alla tua età?!?" "Beh!! in effetti ad essere sinceri - aggiunge Mariano - io sto con Livio! Trovo emozionante prenderle e mangiarle...!!" "Ma ragazzi!! siamo tutti diventati padri di famiglia e quale esempio daremmo ai nostri figli e nipoti? - sottolinea Alvaro - sentite ragazzi, facciamo conto di aver raccontato una vecchia favola e che il "ceppo" ed il giuggiolo non siano mai esistiti, ma siano solo il frutto di una leggenda e che possa essere di buon insegnamento per il futuro".
"D'accordo ragazzi abbiamo solo scritto e riletto una vecchia pagina del libro Cuore...ma piuttosto... chi paga le quattro birre??... Chi ha perso a briscola...o facciamo alla romana?"

...Eravamo quattro amici al bar Che volevamo cambiare il mondo....!!
Massimo 48