Due settimane fa mi sono recato, come da tradizione annuale, al paese costeggiante le rive del Lago Trasimeno, luogo di nascita dei miei poveri genitori, immerso tra la Val di Chiana e le verdi colline dell'Appennino umbro laddove una volta esisteva il confine tra lo Stato Pontificio ed il Granducato di Toscana. 
Ogni anno infatti nelle prime settimane di novembre il paese di Tuoro sul Trasimeno allestisce la "Festa dell'olio" alla quale partecipano numerosi olivicoltori della zona dove si produce un rinomato olio di oliva, quest'anno non copioso per via della  prolungata siccità, ma di eccellente qualità e con un tasso di acidità particolarmente basso.

In questo ridente paese adagiato su di una collina prospiciente il Lago Trasimeno, nasceva a metà degli anni '20 mia madre Ofelia, che purtroppo non ebbe un'adolescenza felice avendola vissuta proprio nel pieno del secondo conflitto mondiale.
Le mesate andavano stentatamente avanti in un clima di forte tensione interna acuita dal peculiare atteggiamento politico dell'Umbria, notoriamente regione dal retaggio simpatizzante dell'allora sinistra, e mai stata in buona sintonia con il nascente regime fascista ed i primi episodi d'intolleranza verso il regime terminavano spesso con l'impositivo olio di ricino ed in un breve lasso di tempo divennero  praticamente spiacevoli accadimenti con frequenza pressoché quotidiana.
In quello stesso periodo, mio nonno Virgilio, costantemente immerso al lavoro nella sua bottega, non diede mai troppo peso alle questioni politiche cercando per sua indole di astenersene e comunque senza mai prendere le parti tra i simpatizzanti del Littorio e i rappresentanti della Resistenza e quindi dell'antiregime. Ma a quei tempi se una persona non fosse stata iscritta al partito delle camicie nere veniva tacciata di sovversivismo anche se avesse preso, come nel caso di mio nonno, posizioni completamente neutrali.
Conseguentemente la sua attività artigianale, costruiva carri agricoli in legno, subì in quegli anni un forte calo di ordini: ".....il Sig. Virgilio P. è un antifascista....- proferì il Gerarca del paese - si raccomanda di evitare di chiederne le prestazioni...!". Ed in questo clima risultò difficoltoso lavorare e vivere... e la sensibilità di mamma Ofelia ne venne profondamente colpita.
Ma questo sino alla fine del 1944, quando di ritorno dalla spedizione in Sicilia, in qualità di marinaio della Regia Marina Navale, conobbe un certo Renato, che dopo tre anni di fidanzamento la porterà felicemente all'altare e solo un anno dopo i due giovani diventeranno genitori di un vivace maschietto di tre chili e mezzo, al quale vollero dare il nome di Massimo.   

Gli anni passarono in fretta e quel bel maschietto si ritrova, nei difficili anni del dopoguerra, ad affrontare la tanto temuta quanto desiderata scuola!....
...avevo 6 anni, correva il primo Ottobre ed era quello il mio primo giorno di scuola!
Mi trovavo all'Istituto comprensivo Niccolò Tommaseo sito nella Via Ostiense a Roma (ora trasformato in Facoltà di Economia e Commercio dell'Unversità Roma Tre) a quei tempi famosa per la presenza dei mercati generali della Capitale. 
Sono tremante... grembiule blu... fiocco bianco inamidato... cartella di cuoio marrone nuova (ormai in cantina ma conservante quel tipico odore di pelle misto a muffa)...conosco i nuovi compagni di classe...solennemente e solo maschietti! 
Ci chiamano per la prima volta..tutti..uno per uno...tocca a me.. e lascio la mano di mamma Ofelia, che nel salutarmi pone un fazzoletto di stoffa bianco ancora caldo nella tasca del mio grembiule...sembro felice...ho detto..sembro!...In realtà mi esce mezza lacrima subito soffocata dal clamore di tutta la nostra nuova classe la 1a B...e subito dopo conoscemmo la nostra prima maestra..la Signorina Emma Dal Pozzo che ci insegnò a scrivere con penna, calamaio e carta assorbente per asciugare l'inchiostro fresco...e quante macchie di nero sui fiocchi candidi e inamidati...tempi indimenticabili!!
Arrivarono le 10.30 l'ora della ricreazione...uscimmo tutti dall'aula e ce ne andammo chi nei corridoi chi nel cortile...io preferii quest'ultimo e i miei compagni scartarono panini e cornetti...io misi la mano in tasca... aprii quel fazzoletto ancora tiepido... e mangiai di gusto le caldarroste che mamma aveva amorevolmente in quel primo mattino di scuola cotto espressamente per me! 

Ho un ricordo ben nitido nella mia memoria di quel giorno...e non trovo parole per ringraziare tutto quello che mamma Ofelia ha fatto e fece per il suo unico figlio....e penso intensamente questo lontano ricordo, mentre il fioraio del paese mi sta incartando un mazzolino di crisantemi.
È la metà di Novembre e ricorre l'anniversario della sua dipartita, depongo quei fiori di fronte alla sua immagine che la ritrae sorridente con la mano poggiata sulla spalla di papà Renato...piango convulsamente ignaro dei decenni trascorsi senza più la loro presenza...ma poi mi avvio per la lunga discesa che dal camposanto conduce al paese costeggiata dapprima da due fitti filari di cipressi per poi sul finire della china trovarsi a camminare su di un letto di foglie rugginose mulinate dai refoli del venticello autunnale, che ondeggia tra le colline umbro-toscane illuminate da un sole che sta tramontando ed i cui riflessi ambrati si mescolano con una soffusa bruma a chiazze velando un cielo dapprima terso e poi come carnevalescamente ovattato e d'improvviso scheggiato da un sottile rigagnolo di fumo grigio dall'inconfondibile odore tiepido ed invitante... quale una tegamata di fumanti caldarroste che invadeva la piazza del paese in festa per la Sagra dell'olio nuovo!...
Corro come un bambino dal caldarrostaro per chiederne una porzione...e lui pronto a versarla con un mestolo nell'apposito cartoccietto...e mentre io infilo la mano in tasca estraendo un fazzoletto di cotone bianco, come quelli di una volta, indicandogli di riporle in quel pezzo di stoffa al posto del cartoccio....e lui incredulo annuisce...ne avvolgo i lembi fino a coprire tutte le castagne e lo infilo nella tasca del giubbotto...e mi pare in quel preciso istante, come in un magico ed impensabile flash back, ...di riporlo nella tasca di quel grembiule blu della mia prima elementare... accompagnato dalla calda e vellutata mano di mamma Ofelia, che lasciava lentamente la mia facendo scivolare nella tasca un fazzoletto bianco ricolmo di caldarroste sbucciate e da lei stessa preparate... e lasciarmi pian piano con un tenero bacio sulla fronte!...
Ed ora, in quel preciso istante, era come se continuassi a gustarle facendole saltare ad una ad una in bocca ancora tiepide, fragranti e... scrocchiarellose... ma soprattutto pregne di vero amore!
Ti voglio bene mamma!
Tuo figlio Massimo.

Massimo 48