"Ecco qua Massimo! Ti presento la Signorina Germana: sarà la tua maestra per questi tre mesi!".
La Colonia montanina fascista è un edificio situato ad Arcidosso nei pressi del Monte Amiata in provincia di Grosseto (679mt. s.l.m.) e venne realizzata dall'Opera Nazionale Balilla negli anni venti. Fu ampliata tra il 1934 e il 1937 per volere della Croce Rossa che qui realizzò la grande struttura in calcestruzzo armato del Preventorio (istituto destinato in passato ad ospitare soggetti predisposti o esposti alla tubercolosi  ed altre malattie, al fine di sottoporli a trattamenti profilattici). Durante la guerra vi furono allestiti un'infermeria e l'ospedale militare, per poi venire chiusa alla fine del conflitto, anche se alcune delle sue aule continuarono ad essere occupate dai bambini dei vicini borgo San Lorenzo e borgo Pino devastati dai bombardamenti.
Ritornò operativa dal 1951 e l'inaugurazione ufficiale si tenne nel 1955 alla presenza del direttore della Croce Rossa e di donna Carla, consorte del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. L'attività dell'ex Preventorio, trasformata in colonia sarà particolarmente attiva durante i tre mesi estivi.  Cesserà definitivamente la sua attività nel 1965 nel pieno del boom economico italiano.
Divenuta proprietà della Regione Toscana nel 1972, ha ospitato il centro di formazione professionale e il polo formativo di Arcidosso. Dal 1982, dopo un lavoro di ristrutturazione, è sede della Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana.

Nello splendore di una assolata e mite domenica di fine Settembre dell'anno successivo, il sottoscritto sposato e padre di due maschietti aventi lo stesso tempo di quando il loro papà per tre estati consecutive veniva spedito in quella colonia ubicata in una collina prospiciente il paese di Arcidosso dove ancora, ma con una tinteggiatura differente, si erge l'ex Preventorio, e così, come colto da un attacco di irreversibile nostalgia, ha voluto fare una gita proprio lì dove la ex "colonia" estiva di stampo mussoliniano, impersonificante le ormai archiviate "ferie in casa" dei nostri genitori che si sbarazzavano, con un modesto contributo, della loro prole per tre mesi consecutivi (negli anni '50 le scuole chiudevano a metà Giugno e riaprivano il primo di Ottobre) ed oggi potremmo  sicuramente affermare, come suggerimento ai nostri politici costantemente indaffarati alla ricerca di bonus da elargire, che il voucher vacanze era già stato ideato nei difficili anni del dopoguerra contentando migliaia di famiglie sgravandole dalle loro occupazioni e preoccupazioni a beneficio dello spostamento del proprio denaro risparmiato nelle tasche, prima vuote, di tutti gli addetti alla filiera "colonie estive" raddoppiando così lavori e ricavi.

Ci fermammo per fare un picnic esattamente nel castagneto circondante il Preventorio dove per un triennio nell'ultima settimana di Settembre, quella antecedente l'arrivo dei nostri genitori che ci avrebbero riportato in città per l'apertura del nuovo anno scolastico, la Signorina Germana ci conduceva, appena fatta colazione, a respirare l'aria fina sotto i castagni dove a terra si potevano raccogliere i primi ricci caduti ed appena schiusi, ancora inumiditi dalla rugiadosa bruma notturna con al loro interno dei meravigliosi e profumati marroni, nel pomeriggio li avremmo cotti in un barbecue gustandoci così le prime caldarroste della stagione.
Per tre anni consecutivi, vale a dire dai sette ai miei dieci anni di età, gustai il delicato aroma di quelle castagne, in palese contrasto con la sveglia alle 7 in punto, l'acqua fredda nei lavabi, una sbobba di latte con il solo pane a colazione, seguita dal ritorno nei dormitori per rifare i letti e poi tutti di corsa a fare ginnastica all'aria aperta.
Il vitto era di stampo mensa militare, passava la cuoca per i tavoli a versare dal pentolone una confusa brodaglia con immersa una patata lessa la sera, mentre per pranzo sei giorni su sette il mestolone scaricava sul piatto cupo sempre dei maccheroni al sugo ad eccezione di ogni venerdì quando ci si doveva ingurgitare un piatto di riso in bianco in perfetto stile ospedaliero. Una sola pietanza ricordo con piacere di quel servizio di leva anticipato e veniva servita al pranzo del giovedì: le polpette al sugo con piselli di contorno e a cena nello stesso giorno, quasi per scusarsi del pappone di riso del giorno precedente, passava la cuoca con una caraffa di cioccolato caldo accompagnata da un delizioso bignè alla crema. 
Una volta al mese, come nei ferrei regimi carcerari, era permessa la visita dei genitori ai propri figli. Ricordo un fine Luglio quando papà Renato si presentò con una scatola piena di giocattoli, le automobiline ed i soldatini con i quali amavo giocare nella mia stanza. Dalla gioia ne fui entusiasta e mi addormentai tenendo sotto il cuscino il modellino di una Fiat 1400 ed un carabiniere a cavallo, i miei preferiti, mentre riposi la scatola con tutto il resto nel mio armadietto. Al mattino seguente la trovai vuota! 

Ancora a distanza di oltre sessant'anni conservo in un ripiano della biblioteca quel carabiniere a cavallo quasi a ricordare un mondo scomparso quale è stato quello delle colonie estive con i loro pregi e difetti. Bambini che talvolta, in una notte di tuoni e lampi, invocavano vanamente la propria mamma, sostituita per tre mesi dalla pur brava e paziente Germana!
Ma gli stessi bambini si dilettavano il pomeriggio della domenica quando nella grande sala veniva proiettata una pellicola di Stanlio ed Olio piuttosto che Gianni e Pinotto! Ma si tornava presto a piangere quando tutti in fila di fronte all'ambulatorio attendevamo a torso nudo che il medico della Croce Rossa ci facesse la puntura del vaccino... non chiedetemi per cosa perché non si seppe mai!... Si stava in fila!!... Zitti e mosca!! Altri tempi!!... Vero?? Sicuro!!... Altri tempi!!
Ma io, da malato cronico di nostalgia li rimpiango... mentre cincischio con il carabiniere che sale e scende continuamente dalla groppa di quel cavallo... e chissà dove mai voglia arrestare la sua corsa!! Forse desidera fare una capatina in quel vecchio Preventorio a respirare l'aria sopraffina e rigalvanizzante sotto il castagneto di Arcidosso per poi correre all'impazzata  tra i verdi e profumosi pendii del Monte Amiata!

Massimo 48