Nell'articolo antecedente la finale della Supercoppa italiana mi permisi di citare, dato il particolare luogo della sfida, l'Araba Fenice e cioè quel volatile mitologico che sarebbe risorto dopo la sua distruzione dalle proprie ceneri e per questo motivo rappresenterebbe il simbolo della più inarrendevole delle resilienze. Questa era l'icona pensata da affibbiare al nostro vecchio Milan che, se pur fresco di uno sfavillante Scudetto, ma proveniente da un trittico di partite horror contro Roma, Torino e Lecce, si presumeva da più parti che potesse facilmente risorgere da quelle mezze ceneri per divampare in un ardente fuoco nella solare terra d'Arabia!

Ma oggi a distanza, di 24 ore dall'incontro, sento di aver scritto una solenne corbelleria per molti versi simile alla storia cesellata da Carlo Lorenzini, in arte Collodi, attorno alle vicende di un certo Pinocchio, nato burattino per poi, dopo un lungo e fantasioso percorso, divenire un bel bambino... e allora provo a rileggere alcuni passi della storia di quella splendida creazione di Collodi, vista letta e commentata in una consolante ed ironica "versione in prosa" da uno dei tanti milanisti incazzati neri, un certo Ugo, quando di fronte alla Tv del salotto di casa si trova avidamente pronto a sbranare il tanto agognato frittatone di cipolle, con annesso bicchierone di spumosa birra ghiacciata, per poi tradurre con Fantozziana eruttazione tutta la propria soddisfazione all'aria aperta, ovviamente solo al primo centro del Diavolo, ed esattamente dalla finestra dirimpettaia all'appartamento del Rag. Filini, dove si stava tenendo, in contemporanea con la partita, una riunione straordinaria di condominio avente al primo punto dell'ordine del giorno "indecorosi rumori molesti e schiamazzi notturni" ed indetta da uno scriteriato amministratore, unicamente dedito alla costante lettura delle critiche sulla filmografia del primo Novecento (con frequenti rivisitazioni e commenti sulla pellicola antesignana e capolavoro de: "La corazzata Potemkin")... ed il nostro semianonimo seguace rossonero si vede costretto suo malgrado a coricarsi con un triplo digestivo diluito in una camomilla bollente e farsi rimboccare le coperte dalla sua Pina, amorevolmente prona al suo capezzale, con il libro di Pinocchio in mano e pronta a narrare al tristissimo Ugo qualche suo spezzone nell'intento, piuttosto arduo, di farlo tornare bambino e far finta così di superare... a nuttata!!... e...
"Ascoltami bene Ugo... sai quanto la tua Pina ti stimi!!... ma... ma ti sento un po' caldo!!... Non è che ti è venuta anche la febbre??"
"No!..no!!..Pina!!..non ho la febbre!!...sono solo un po' agitato!...dai!!... leggimi pure le avventure di Pinocchio che magari mi addormento... e forse mi passano le paturnie!".

... Mastro Geppetto aveva ultimato la sua opera... e da un vecchio pezzo di legno... era nato Pinocchio! 
... Il neo allenatore parmense Stefano Pioli, arrivato dopo l'autunnale tempesta Giampaoliana del 2019, ricavò da un rude pezzo di legno, tale era allora la squadra rossonera, un intarsio meraviglioso conducendola per mano e dopo sole due stagioni... ad una completa rinascita conclusasi con la conquista del suo XIX Scudetto! 

Ma il burattino Pinocchio un bel giorno si svegliò e fu grande la sorpresa quando si accorse che nel risveglio gli venne fatto naturalmente di grattarsi il capo e si accorse... indovinate di cosa? 
Ma il prode restauratore Pioli si accorse in una fredda serata, nel bel mezzo del deserto d'Arabia, che il suo capolavoro stava semplicemente sublimando... ed iniziò a grattarsi il capo...accorgendosi di avvertire qualcosa di strano! 

Si accorse, con suo grandissimo stupore, che gli orecchi gli erano cresciuti più d’un palmo! Andò subito in cerca di uno specchio, per potersi vedere ma non trovandolo riempì d’acqua la catinella del lavamano e, specchiandovisi dentro, vide quel che non avrebbe mai voluto vedere: la sua immagine abbellita di un magnifico paio di orecchi asinini. Lascio pensare a voi il dolore, la vergogna e la disperazione del povero Pinocchio! 
Il nostro Pioli si accorse con suo grandissimo stupore solo alla fine del primo tempo e con il passivo di due reti che i Nerazzurri del plurimedagliato di Supercoppe Inzaghi stavano demolendo i suoi Campioni d'Italia e nell'intervallo specchiandosi nello spogliatoio scoprì che il suo bel capo pelato era abbellito da un magnifico paio di orecchie asinine ambedue di pura razza transalpina e proveniente da autentici purosangue quali l'altosavoiano Olivier Giroud e il marsigliese Bernard Theo Hernandez, i due eroi freschi di ritorno dalle esaltanti prestazioni dei mondiali in Qatar. Lascio pensare a tutto il popolo rossonero il dolore, la vergogna e la disperazione del povero Pioli, che dopo aver vanamente ripreso tutta la squadra per aver, e per tre volte di fila, marinato le lezioni in occasione dell'interrogazione sulla storia di Roma, per subito ripetersi nella ricerca sociopolitica nell'antico Regno dei Savoia ed infine karikirizzandosi beccando in pieno volto un autentico fortunale in quella che doveva essere una semplice gita etico culturale nel ridente territorio del Salento.
Uno smacco, nello splendore della pura bellezza di quel ricercato burattino salito solo sei mesi fa sul bel palcoscenico del calcio italiano!

... e voglio proseguire e terminare questa versione in prosa delle avventure di Pinocchio (alias il nostro Milan nei panni di Stefano Pioli) con le autentiche frasi del valente scrittore fiorentino...

Cominciò a piangere, a strillare, a battere la testa nel muro... ma quanto più si disperava e più i suoi orecchi crescevano, crescevano, crescevano e diventavano pelosi verso la cima....e al rumore di quelle grida acutissime, entrò nella stanza una bella Marmottina, che abitava il piano di sopra: la quale, vedendo il burattino in così grandi smanie, gli domandò premurosamente: Che cos’hai, mio caro casigliano— Sono malato, Marmottina mia, molto malato... e malato d’una malattia che mi fa paura! Te ne intendi tu di malattie?— Un pochino— Senti dunque se per caso avessi la febbre. —La Marmottina alzò la zampa destra davanti e dopo aver tastato il polso a Pinocchio, gli disse sospirando— Amico mio, mi dispiace doverti dare una cattiva notizia— Cioè? — Tu hai una gran brutta febbre! — E che febbre sarebbe? — È la febbre del somaro. — Non la capisco questa febbre! — rispose il burattino, che l’aveva purtroppo capita. — Allora te la spiegherò io; — soggiunse la Marmottina — sappi dunque, che fra due o tre ore tu non sarai più nè un burattino nè un ragazzo.... — E che cosa sarò? — Fra due o tre ore, tu diventerai un ciuchino vero e proprio, come quelli che tirano il carretto e che portano i cavoli e l’insalata al mercato. — Oh! povero me! povero me! — gridò Pinocchio pigliandosi con le mani tutt’e due gli orecchi, e tirandoli e strappandoli rabbiosamente, come se fossero gli orecchi di un altro. — Caro mio — replicò la Marmottina per consolarlo — che cosa ci vuoi tu fare? Oramai è destino, oramai è scritto nei decreti della sapienza, che tutti quei ragazzi svogliati che, pigliando a noia i libri, le scuole e i maestri, passano le loro giornate in balocchi, in giochi e in divertimenti e debbano finire prima o poi col trasformarsi in tanti piccoli somari....*

Ebbene ragazzi personalmente ravvedo in quella Marmottina la figura del saggio Zlatan Ibrahimovic, che l'altra sera non era nemmeno seduto nelle tribuna dello King Fahd Stadium di Riyadh... ed i risultati data la mancanza del suo carisma, dei suoi consigli, del suo fulminante sguardo, ahimè!!... si sono purtroppo ben visti essendo sceso in campo un Diavolo triste ed immotivato! 

Comunque, forza e coraggio ragazzi, il meraviglioso libro di Collodi termina con un Pinocchio che da burattino quale è stato riassume le sembianze di un bello e ridente bambino, tornando così alla vita pura e gioiosa...
E questo si augura il nostro caro Ugo, rimasto tuttora sconsolatamente a braccia aperte ed alle prese con una incomprensibile quanto indigesta crisi... di nervi!!

Massimo 48