Natale in casa Cupiello è la commedia più celebre di Eduardo De Filippo, soprattutto per quella reiterata domanda che il padre Luca rivolge al "pupone" il figlio Nennillo: ...te piace...'o Presepio...ehhh?? Sarà questo il leitmotiv riecheggiante come un tormentone tra le modeste scenografie di un tipico appartamento dei sobborghi napoletani, che vede snodarsi questa epica tragicommedia in tre atti nel susseguo di una travagliata storia familiare, ma dai contenuti, nonostante la sua prima rappresentazione risalga alla Napoli del 1931, sempre di grande attualità grazie soprattutto alla magistrale interpretazione del grande artista partenopeo scomparso.

Napoli, la città del sole, del Vesuvio, della canzone, della pizza, del sorriso, mai come quest'anno tornata a riempirsi di folla, di turisti che dopo due anni di pandemia e restrizioni desiderano passeggiare liberamente tra le sue pittoresche strade.
L'altro giorno un telegiornale ha trasmesso un servizio ritraente il trafficato via vai nella zona di Via San Gregorio Armeno la strada dei Presepi sita nel centro storico di Napoli, con le famose bancarelle allestite sotto Natale con le realizzazioni opera di mastri artigiani della vera tradizione partenopea, raffiguranti i vari personaggi del Presepe dalla Natività ai pastori, dai Re Magi al Bambin Gesù... per poi vedere lì... in prima fila la statuina raffigurante Diego Maradona... e poi quella di Spalletti... e quella di Osimhen... ed ancora tanti, tanti Diego... disposti in fila l'uno dietro all'altro... chi con la maglia azzurra del Napoli... chi con la maglia dell'Argentina a strisce bianco-azzurre... questo era ed è Maradona per il popolo napoletano!... Come un secondo silente Vesuvio!... Solo il suo corpo non c'è più... ma la sua anima vive!!... E vivrà in eterno nella sua verace città di Napoli!
Diego Armando Maradona forse l'uomo più amato da tutti i suoi tifosi e non solo, ma nel momento del trapasso lasciato solo... troppo solo!
Fu immensa l'ondata di cordoglio che scosse il 20 ottobre di due anni fa il mondo intero a partire dalla sua Argentina dove a soli 60 anni trovo' la morte. E la sua Napoli dove trascorse sette indimenticabili anni della sua vita non lo scorderà mai.
"El Pibe de Oro" fu fortemente voluto ed acquistato dall'allora Presidente Ferlaino, che prelevò il ventiquattrenne argentino dal Barcellona per 14 miliardi di vecchie Lire ed il prossimo Numero 10 agli ordini del Mister Rino Marchesi raggiunse Napoli il 3 Giugno1984. 
La città quel giorno impazzì letteralmente, fu come una imprevista ma innocua eruzione del Vesuvio!
Diego rimase al Napoli per sette stagioni portando la sua squadra a vincere 2 scudetti nel 1987 e nel 1990, 1 Coppa Italia nel '87 battendo l'Atalanta, 1 SuperCoppa Italiana battendo la Juventus l'1.9.90 per 5 a 1 con reti di Silenzi (2)  Careca (2) 1 Crippa e per i bianconeri il gol della bandiera siglato da Roberto Baggio, e la storica Coppa Uefa conquistata nel doppio confronto contro lo Stoccarda (5 a 4) nel Maggio 1989.

Forse nessun altro calciatore ha saputo donare tante gioie ai propri tifosi da vivo, ed è stato pianto in una maniera tanto incomprensibile quanto inconsolabile da morto
La sua gloriosa carriera sul campo lo aveva visto, purtroppo, impantanarsi nella fanghiglia sempre più melmosa delle sabbie mobili causate dalla droga, ma era riuscito a venirne fuori e addirittura a vederla superata dopo l'incontro avuto con Papa Bergoglio nel Settembre 2014, quando Papa Francesco lo attese nel suo studio a braccia aperte dicendogli, come un padre ad un figlio: "...ti stavo aspettando!" e dopo quel fraterno abbraccio tra connazionali, esattamente come nella parabola evangelista del "figliol prodigo", in tanti sperarono che, come avvenne nel Vangelo, il campione di calcio argentino potesse lasciarsi alle spalle gli episodi bui di quella sua, fuori dal campo di gioco, scriteriata vita... ma così... ahimè... non fu!
Nei suoi ultimi giorni di vita, susseguenti all'operazione subita al cervello per i postumi di una banale caduta, si sollevò attorno al suo caso un'atmosfera "thriller" presagio della sua precoce fine. Dalle news della carta stampata parve che al centro delle indagini ci fosse la figura del suo medico personale nonché chirurgo, certo Leopoldo Luque, con l'ipotesi avanzata dagli inquirenti in base agli atti emersi dalle indagini allora in corso, di imputazione a suo carico per omicidio colposo. Il medico sarebbe diventato famoso in patria grazie ad una massiccia propaganda di vendite di alcune diete dimagranti sponsorizzate dal gran nome di Maradona. 
Tre settimane prima della sua morte, lo stesso Luque lo avrebbe operato al fianco di una équipe neurochirurgica presso la sua clinica privata e successivamente, invece di trattenerlo precauzionalmente nella struttura per un congruo periodo di convalescenza, lo avrebbe fatto trasferire (dietro richiesta di Diego, come avrebbe poi dichiarato agli inquirenti a sua discolpa) in una residenza presa in affitto - ma povera delle misure adatte ad un convalescente e addirittura priva dei servizi igienici nella stanza della degenza - in località Tigre, distante una quarantina di km da Buenos Aires, dove purtroppo il nostro campione andrà incontro, rimasto solo e senza alcun conforto, ad una lenta e straziante agonia fino ad esalare l'ultimo respiro.
Ed è in quella misera stanza della degenza - per molti versi somigliante a quanto scritto nel memoriale narrante le sofferenze vissute nella buia e fredda cella dello Spielberg da Silvio Pellico ne "Le mie prigioni", le stesse che Diego avrebbe vissuto e combattuto nel tragico epilogo della sua vita ormai agli sgoccioli, senza il conforto di qualsivoglia compagnia, moglie, figli o semplicemente un amico... un vero amico - che si consuma la sua fine!
Era solo con i suoi pensieri... la sua vita... il ricordo dei suoi gol... dei suoi trofei vinti... fino al momento in cui un forte e repentino attacco di edema polmonare avrebbe provocato una insufficienza cardiaca, che nel giro di una manciata di ore lo avrebbe tristemente condotto al capolinea della sua vita.
Nessuno era al suo capezzale... nessuno saprà mai cosa avessero mai potuto pronunciare le sue aride labbra, in quel triste letto di quella stanza abbandonata nella Pampas argentina.
Subito dopo la sua morte la Polizia giudiziaria ipotizzo' che il povero Diego fosse stato vittima, oltre al non felice decorso postoperatorio, anche ad una cruda realtà e cioè che il campione fosse anche in preda ad una forte crisi di astinenza... e giù nella Capitale mogli, figli, parenti già si stavano accapigliando tra carte bollate e toghe a reclamare i loro brandelli di eredità, mentre tutto il mondo piangeva l'assenza del più grande campione di calcio che abbia mai calpestato i campi di gioco dalla sua invenzione.
Un destino beffardo per il nostro amato Diego, la sua vita nasce da una misera famiglia, poi va a toccare fama e notorietà, per poi tramontare con tanta amarezza e solitudine nello squallore di una stanza fredda ed inanimata.

Nella primavera dell'anno corrente si sono finalmente chiuse le indagini sulla morte di Diego Armando Maradona. I pubblici ministeri hanno chiesto il rinvio a giudizio per otto persone, tutti medici e infermieri, che si sono occupati della salute del campione nell'ultimo periodo della sua vita, parlando di un operato "negligente e superficiale".
I magistrati inquirenti hanno altresì affermato che le "omissioni" e il "maltrattamento" degli otto professionisti sanitari avrebbero posto Diego in una "situazione di impotenza abbandonandolo al suo destino" nel corso di un inadatto ricovero domiciliare. 
Secondo i PM (come riporta un articolo di Sky) il materiale raccolto durante le indagini dimostra come gli imputati “abbiano agito in modo negligente e sconsiderato" incrementando di conseguenza i rischi per il paziente fino a determinare un "fatale sviluppo che si sarebbe potuto evitare".
Ed ora mi sto chiedendo perché mai un così grande campione possa essere stato odiato, vilipeso e schernito al punto tale di condurlo alla morte dai suoi stessi compatrioti!
Non trovo risposte se non quella becera e codarda del vile danaro che spesso alberga, amministra e vince in molte menti aride e malsane!

Nel frattempo qualcuno che ama il gioco del calcio, come il sottoscritto, rimpiange l'assenza di un immenso campione quale è stato ed è tutt'ora "El Pibe de Oro", pura poesia con il pallone tra i piedi, al quale forse è venuto a mancare quel vero amico che ognuno di noi nei momenti di  sconforto sente l'irrefrenabile bisogno di avere al suo fianco... e la commedia del grande Eduardo in "Natale in casa Cupiello" ci è in questo caso di saggio insegnamento... come nel suo epilogo quando... Luca Cupiello (Eduardo) ha le ultime forze per chiamare al suo capezzale il figlio Tommasino (Nennillo) e all'ennesima domanda che gli rivolge in punto di morte: Te piace 'o presepio?, alla quale egli in precedenza aveva sempre risposto un no con stizzita superbia, tra le lacrime gli sussurra invece un laconico sì, proprio mentre ad Eduardo, ormai morente, sembra entrare in una gioiosa allucinazione rappresentante un enorme e stupendo Presepe creato su... lassù in alto...
nella perenne quiete del cielo azzurro e terso dei Campi Elisi!

Buon Natale a tutti i miei lettori e alle loro care famiglie!
Massimo 48