Ieri sera c'é stata la partita Celtic vs Zlatan e i suoi followers.
Il Milan (si vocifera che si chiami così la squadra di Zlatan) ha vinto bene, ha giocato con personalità, ha giocato con quella consapevolezza che solo Zlatan ti puo' dare. 

La cosa che pero' mi è balzata agli occhi è stata la reverenza costante di tutti i giocatori d'attacco del Milan, che appena entravano in possesso del pallone erano ossessionati dal fatto di dovergliela passare a tutti i costi, anche perché se non riuscivano o sbagliavano, una bella rata di insulti non gliela toglieva nessuno.

Gli stadi sono vuoti ed è tristissimo, pero' l'unica cosa positiva di tutto cio' è che puoi sentire il "il rumore del campo", senti quando i giocatori gridano come Mario Merola solo perché qualcuno gli ha sfiorato un piede, senti quanto gridano i portieri per comandare la difesa e gli allenatori per richiamare questo o quel movimento e poi senti lui... Non so quanti lo abbiano percepito, ma l'urlo terrificante di Ibra (appena uscito) a Leao che era entrato in campo da qualche minuto con il piglio di un dormiente, mi ha fatto sobbalzare e soprattutto ha fatto sobbalzare lui che da quel momento ha cominciato a rincorrere tutto e tutti per far vedere a Dio Zlatan che meritava di essere risparmiato.

Pioli è un bravo allenatore, ma sarebbe così bravo se in squadra non ci fosse Ibra? Certo che no, perché non sono certo le idee ed i concetti di gioco del Pioli allenatore ad aver fatto svoltare il Milan del post Lockdown. E' stato Ibra, che appena arrivato, in un torello pre allenamento ha ribaltato tutti perché non veniva svolto con la dovuta intensità.

Zlatan Ibrahimovic è forte, lo dicono tutti.
Lo dicono tutti da almeno 20 anni, lo dicono i numeri, lo dice lui a se stesso, lo dicono i giornalisti e gli opinionisti dopo una qualsiasi partita vinta dal Milan e non importa se nella partita in oggetto non abbia toccato palla, perché sicuramente avrà indirizzato, strigliato, sgridato, motivato e/o esaltato la squadra che grazie a questo è arrivata alla vittoria.
Lo dice in coro la generazione di difensori che ci gioca contro oggi, perché nella maggior parte dei casi lo prendevano alla Play Station quando avevano intorno ai 10 anni e allora come fai a fare un fallo reale a qualcuno che in realtà nella tua testa è virtuale.
Lo dicono l'allenatore e i compagni di squadra, perché in ogni caso durante una qualsiasi loro intervista, sanno che il giornalista di turno, con un sorrisetto malizioso, ti chiederà: "Ma quanto conta Ibra per te e per questo Milan" ...Ecco...
A questa domanda il giocatore o allenatore di turno si trova davanti ad un bivio perché ha solo 2 possibilità, se dice qualcosa di negativo e/o costruttivo nel 90% dei casi sbaglia e in più rischia di prendersi una pedata quando lo rivede in allenamento. Altrimenti (ed è quello che fanno tutti) può tessere le lodi del Dio Zlatan, salvarsi la faccia (in tutti i sensi) e contribuire alla celebrazione perpetua di questo infinito campione.

Zlatan è forte perché prima ancora che scenda in campo, in campo ci scende la sua fama, la sua gloria, i suoi colpi di Taekwondo ed il suo celebre "checazzogguardi", che fa fatto allo stesso tempo ridere ed intimorire tutti, tranne Vera Spadini, la giornalista a cui erano indirizzate queste parole d'amore.

 

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