"...Prego Sig. Massimo B. il gate d'imbarco è il C9, il volo per Catania è l'AZ181, il gate è quì al primo piano a sinistra sopra di noi e chiude fra 25 minuti, buon volo!".
Correva l'inizio di maggio 2009, pochi mesi dopo sarei andato in pensione, quel viaggio fu uno dei miei ultimi interventi tecnici. Da una decina di anni mi occupavo della programmazione di centralini telefonici di medio traffico, la mia area di competenza comprendeva il Centro ed il Sud Italia con annesse Sicilia e Sardegna. In quel periodo la mia azienda aveva venduto un modernissimo impianto ad un grande albergo nel pieno centro storico di Catania, l'Hotel in stile barocco completamente ristrutturato contava una sessantina di camere tutte dotate di lussuosi e moderni comfort.  L'installazione con la relativa rete era stata ultimata da una ditta del posto, ma alcune stanze dell'ultimo piano con due suite nell'attico con vista mozzafiato dell'Etna e del mare, risultavano isolate. Il telefono faceva solo da soprammobile. Risultarono vani i vari tentativi effettuati  in collegamento remoto, sia con la nostra filiale di Roma, tanto quanto l'azienda produttrice con sede in Milano. Il direttore dell'Hotel Cavalier Chiarenza, un siciliano doc, in preda alle furie, lanciò letteralmente un "S.O.S." al nostro ufficio commerciale, il lunedì successivo il suo albergo avrebbe ospitato un'importante convention sull'ambiente cui avrebbero partecipato svariate personalità dell'industria italiana, nonchè alcuni funzionari del Ministero. Terminò la sua furente telefonata proclamando che, nel caso in cui non si fosse riparato il guasto nel corso del weekend, avrebbe dato mandato al suo avvocato per il recupero delle spese del danno subito, lo stop al pagamento della fattura e la conseguente disinstallazione del centralino. Così venni telefonicamente rintracciato un sabato mattina mentre ero al supermercato con mia moglie e mi pregarono di raggiungere l'aeroporto di Fiumicino dove alle 17,30 un aereo dell'Alitalia mi avrebbe condotto a Catania. Arrivai all'aeroporto Fontanarossa alle 19,15 e stavo recandomi alla stazione dei taxi quando vidi proprio di fronte alle vetrate di uscita un signore con in mano un cartello con la scritta;  "Massimo B. Roma"  "...sono io...mi dica...!"  Era un dipendente dell'Hotel, il direttore Chiarenza aveva disposto, per guadagnare tempo di venirmi a prendere, lungo il tragitto conversammo del più e del meno ed anche di calcio e l'indomani domenica 3 Maggio si sarebbe svolta la quintultima partita del campionato al Massimino si sarebbe incontrate Catania e Milan. Arrivammo all'Hotel intorno alle 20, mi avrebbe atteso una lunga nottata di lavoro. Entrai nella stanza del centralino telefonico, posta dietro la hall e con un balconcino all'esterno che ospitava le batterie ed il gruppo di continuità in caso d'interruzione di energia elettrica. Aprii il mio PC, la mia borsa ferri, lo schemario ed un'altra borsa contenente tutte le schede necessarie per l'individuazione del guasto. Trovai sul posto l'installatore, il classico siciliano con la coppola che nascondeva il nero corvino dei suoi capelli, baffi curati, anch'essi nero intenso ed un volto triste, aveva passato intere ore per controllare la rete con annessa caveria senza riuscire ad individuare il guasto.
Mi misi subito al lavoro, ricontrollando tutta la programmazione del centralino trovandola corretta. Allora passai alla sostituzione delle schede di linea e dei telefoni interni ma senza avere ritorni positivi. Cominciai a sudare freddo, nel frattempo si erano fatte le 22, ovviamente senza cenare, e forse preso da crampi di fame ebbi un'intuizione, memore delle tante simulazioni di guasto effettuate in laboratorio presso la fabbrica, durante i vari corsi di aggiornamento. Nella mia valigetta tra le varie cose avevo una scatoletta contenente un kit di Eeprom di scorta, praticamente il pacchetto di microprocessori che governa tutto l'algoritmo e la distribuzione delle chiamate del centralino. A dire il vero per quella tipologia di guasto è raro che tutto funzioni eccetto i telefoni dell'ultimo piano, sarebbe più logico pensare alla scheda afferente quei telefoni, ma è stata sostituita due volte senza risultato positivo, e la relativa rete è perfetta, dunque, giocoforza,  bisognava che pensassi ad altro. Il languore, sempre più ficcante nell'interno del mio stomaco, unito all'odore della vicina cucina da cui fuoriuscivano invitanti effluvi di arancini di riso mischiati ai celestiali aromi della ricotta speziata dei famosi cannoli siciliani, sembrava mi suggerisse: "...guarda Max...che probabilmente c'è un "bug" nel programma....ascoltami...cambia le Eeprom!!". Ascoltai quella vocina dell'inconscio e le sostituii... dopo qualche secondo i telefoni trillavano e comunicavano che era un piacere sentirli e vederli...!!   
L'operatore del centralino, dopo aver visto tutta la sua console con l'intero campo lampade illuminarsi, svegliò il direttore Chiarenza che si era addormentato con il cellulare in mano... pronto a chiamare il suo avvocato... invece svegliò il cuoco dicendogli di preparare una ricca cena per l'unico tecnico "...che capì u probblema!". Ringraziai, ma essendo quasi l'una e mezza di notte dissi al Sig. Chiarenza che avrei preferito mangiare nel salottino della hall magari due arancini e due cannoli, il cui odore aveva stimolato poco prima le mie meningi. Il direttore comprese e mi fece accomodare nella sua stanza privata, dove con mio grande stupore vidi subito sulle pareti le foto della squadra rossonera ed una di Franco Baresi con tanto di dedica al suo albergo. Ci comprendemmo subito e restammo a parlare del Milan per oltre un'ora, poi mi diede la chiave di una delle suite e mi augurò la buonanotte. Io salii in stanza, e stremato, dopo una rinfrescante doccia, caddi in un sonno profondo, cullato dalla visione della luna piena sul mare di Catania, dominato dall'imponenza del gigante e fumante Etna, che in realtà, per chi è nato alle sue falde, è semplicemente 'a Muntagna... 
Al risveglio si materializzò intorno ai miei occhi una scenario holliwoodiano, ero in una suite degna di Marilyn Monroe, chiamai mia moglie Angela inviandole alcune foto .....lei gelosamente mi rispose: "...Massimo...spero che tu sia solo, vero!?" "...stai tranquilla cara....solissimo sono!! " 
Mi stavo radendo nello splendore del bagno e dei lussuosi decori di quella suite, quando bussarono alla porta, un cameriere in livrea mi portava la colazione tipicamente sicula con succo di arancia, croissant dolci e salati da accompagnare con il gelato gusto cioccolato, cassata, limone e tanti dolcetti con pasta di mandorla. Somigliava più ad un pranzo che ad una colazione, specie per un romano di adozione come me abituato da anni alla semplice tazzina di caffè, comunque mangiai tutto con calma, avevo una domenica intera a disposizione, avrei visitato la città di Catania, l'aereo per il ritorno nella capitale partiva alle 20.30. Ma sentii ribussare alla porta, lo stesso cameriere mi consegnò una busta, nel suo interno trovai il biglietto per assistere alla partita Catania-Milan alle h. 15 allo Stadio Massimino (ex Cibali), era allegato un appunto del Dir. Chiarenza che mi avrebbe atteso in tribuna Vip. 
Sotto una insistente pioggia visitai in fretta e furia il centro di Catania e poco prima delle 15 mi recai in tribuna dove mi attendeva il Cav. Chiarenza. Assistemmo ad una piacevole partita, il Milan di Ancelotti, che arrivò terzo in quel campionato dietro all'Inter scudettato e a pari punti con la Juventus, s'impose sul Catania del Presidente Pulvirenti, allenato da Walter Zenga per 2 reti a 0 segnate al 27' da Inzaghi e al 52' da Kaka.                  Io e il Cav. Chiarenza rimanemmo a lungo amici, ci si sentiva spesso al telefono per scambiarci due sane chiacchiere, a volte di politica, a volte di cronaca tanto capitolina quanto siciliana, ovviamente si finiva sempre col parlare di calcio e soprattutto di Milan... e in quegli anni ancora... ne eravamo molto entusiasti.

Ero ormai in pensione da qualche mese, ma poco prima delle vacanze natalizie un corriere consegna alla nostra abitazione un pacco proveniente da Catania, conteneva oltre al biglietto di auguri del Cav. Chiarenza a tutta la nostra famiglia, una guantiera di frutta candita e dolci alla mandorla, tipiche specialità catanesi e a corredare quel plateau di specialità di alta pasticceria due piccole "graste", cioè due souvenir rappresentanti due Teste di Moro in ceramica di Erice per ornare la nostra casa. 
Le "graste" sono tra gli oggetti più diffusi sul territorio siciliano, si possono trovare nelle vetrine dei negozi, negli androni delle case, sulle ringhiere dei balconi, insomma le Teste di Moro, note anche come "graste" si trovano in Sicilia un po' dappertutto. La loro origine è da attribuirsi ad una leggenda che vede protagonisti un giovane Moro ed una bella ragazza siciliana che intorno all'anno 1000, quando la Sicilia era dominata dagli Arabi, la giovane che allora viveva nel quartiere Kalsa a Palermo, dedicandosi con amore alla cura delle piante nel suo balcone, appunto durante il suo giardinaggio venne notata dal giovane moro, che coinvolto in un improvviso impeto passionale dichiarerà immediatamente il suo amore, che la giovane subito corrispose per lungo tempo fino a quando non scoprì che il suo spasimante l'avrebbe abbandonata per tornare alla sua terra in Oriente dove l'attendevano moglie e tre figli. Amareggiata e ferita nel suo cuore, la giovane meditò vendetta e la notte antecedente la sua dipartita lo uccise nel sonno e affinché il suo volto rimanesse per sempre scolpito nei suoi occhi ne tagliò il capo e lo espose sul balcone accanto agli altri suoi vasi, ponendovi all'interno un germoglio di basilico, simbolo di sovranità, innaffiato dalle sue lacrime. Circola un'altra leggenda parallela che invece vedrebbe ambedue gli amanti con le teste decapitate. Quale che sia tra le due leggende a distanza di 10 secoli quella vera, non lo si saprà mai, resta il fatto che quelle belle Teste di Moro o "graste" dipinte sulla preziosa ceramica di Erice con i luminosi colori dell'isola ornano i più suggestivi paesaggi della ridente, solare terra di Sicilia

Sono passati ben 11 anni da quel famoso pacco contenente la guantiera di dolci siciliani e le due piccole graste ed io e mia moglie Angela, colti da una grande nostalgia, decidiamo di prenotare una settimana di vacanza in Sicilia. Per giunta Angela, pur avendo avuto sua mamma nativa di Palermo, non era mai stata nell'isola, e dunque avevamo programmato un più che desiderato viaggio sognato per molto tempo.  Partimmo al mattino in treno, nel pomeriggio attraversammo con l'aliscafo lo stretto di Messina e proseguimmo con il diretto Messina-Siracusa, fino alla stazione di Giardini Naxos Taormina, meta della nostra vacanza. 
La sera del primo di luglio, io ed Angela ci troviamo seduti attorno ad un tavolino di un lussuoso bar in una ridente piazzetta del centro storico di Taormina. Mia moglie ha fatto amicizia con una signora del posto e mentre assapora la sua granita di limoni, io sobbalzo dalla sedia con mezzo cannolo in mano esclamando: "...e che ca..o!!!" - aveva segnato il secondo gol, splendido per esecuzione, un siluro da 30 mt. imprendibile per Gigione, un eurogol di Floccari sarà il momentaneo 2 a 0 per la Spal... quando sento una voce dietro di me: "...Massimo B... ma è lei!?...ma non è cambiato per nulla!!...ma che ci fa a Taormina!?" Era il Cav. Chiarenza, il direttore dell'Hotel conosciuto a Catania nel 2009 e dopo le presentazioni delle rispettive consorti, le Signore Angela e Rosalia, iniziamo a conversare cercando di condensare in un resumè di pochi minuti un arco di vita decennale, mentre Leao accorcia le distanze e proprio allo scadere un autogol di Vicari ci farà tirare un bel sospiro di sollievo. Il Cav. Chiarenza si era ritirato in pensione lasciando la gestione del suo Hotel a Catania al figlio. Ora si era ritirato a vivere con la sua signora a Castelmola, un piccolo borgo di 1100 abitanti a 500 mt. di altitudine situato sul monte proprio sopra la bella cittadina di Taormina da tutti considerata una "Perla del Mediterraneo". Nel salutarci il Cavaliere ci chiese quando saremmo ripartiti ed io risposi che saremmo tornati nella capitale il martedì successivo. Ci chiese l'indirizzo del nostro alloggio a Taormina perchè sarebbe venuto a prenderci per invitarci a casa sua la domenica a pranzo. Mia moglie Angela, entrata in confidenza con la Signora Rosalia, una nobildonna figlia di un titolato nobile palermitano, chiese se fosse stato di suo gradimento portare una pietanza da lei stessa cucinata. Rosalia rispose che era un'usanza molto ricorrente tra paesani e dunque disse che non c'era alcun problema. Angela scoprì nelle vicinanze del nostro bed&breakfast una pescheria di un certo Pacioto, pescatore  di Acitrezza presso il quale prese delle bistecche di tonno, o meglio come le spiegò il pescatore di alalunga, la femmina del tonno ha una carne più chiara, ma più saporita e delicata, specie se cucinata con la cipollata. 
E le fornì anche la ricetta: Tagliare il pesce a fette, salare, sciacquare con acqua salata e far asciugare. Infarinare leggermente e friggere con abbondante olio fino a cottura completa e salare. Nel frattempo pulire ed affettare le cipolle, metterle in una padella ad indorare nell'olio assieme a un poco di menta. Quindi sfumare con il vino, facendo attenzione a non farlo evaporare del tutto, versare alcune gocce di aceto. Disporre su un piatto di portata le fette di alalunga e ricoprirle interamente di cipolle, aggiungendo alla fine qualche fogliolina di menta fresca... e buon appetito!             Fu un successone assieme ai vari antipasti, ai primi di pasta alle sarde e di pasta alla Norma, per finire con cassate e dolci siciliani. Il tutto innaffiato da un fresco Maimone Bianco Inzolia, gustato all'ombra di una terrazza dominante la sottostante Taormina con l'Isola Bella e la spiaggetta di Mazzarò. Ci lasciammo con qualche lacrima e la promessa, che il Cav. Chiarenza volle sottolineare di non far passre altri dieci anni senza vederci. Ridemmo ed invitammo lui e la sua signora a pranzo a casa nostra a Roma.

Il mattino seguente con la funivia siamo scesi all'Isola Bella, un vero Paradiso, l'acqua è trasparente, si passa da una spiaggia di ciotoli guadando con i piedi nell'acqua per un centinaio di metri, fino ad arrivare alla più piccola isola del Mar Mediterraneo, l'Isola Bella.  
Il profumo di zagara, di arancio, di limone e insomma di Sicilia... è dappertutto.  Dopo due ore di sole in quell'Eden io ed Angela siamo diventati come due gamberi.   
Nel pomeriggio, dopo una salutare doccia abbiamo visitato il Teatro Greco di Taormina, una bellezza mozzafiato con la sua imponenza che si staglia sopra il mare con lo spettacolo dell'Etna nello sfondo... poi qualche souvenir per parenti e nipotini, tra cui le riproduzioni delle storiche e preziose monete di Filistide (antica regina di Siracusa nota per la sua effige coniata nelle monete di quel tempo e soprattutto per il fatto che il suo nome appare in una iscrizione a caratteri cubitali sul gran teatro greco di Taormina). 
Eravamo alla stazione dei Giardini Naos in attesa del treno per la via del ritorno. Ma forse per l'aria del mare, per il profumo di arancio e zagara, ci era preso uno strano languorino... entrammo nel bar della stazione dove stavano sfornando degli arancini caldi, caldi... due erano i nostri... guardammo l'orologio... mancavano ancora 15 minuti al treno... il tempo di far fuori due cannoli... erano lì tutti per noi... sembrava che ci guardassero!! 
Invece ci guardammo negli occhi io ed Angela, e lei a me: "...Massimo...ma che bella la Sicilia!!... il suo mare... la sua terra... il mangiare... e poi questo penetrante profumo di zagara!!!... Che bello!!!... Ci torniamo l'anno prossimo!?"  "...ma certo Angela, a Dio piacendo... sicuramente torneremo in questo Paradiso!!" "...Grazie, amore!...ti voglio bene!...un bacio!" "...anche io...cara!!... Ma come dice il nipotino... un bacio... ma a pizzicotto!!"

Un abbraccio
Massimo 48