Risulta impossibile parlare di Mino Raiola senza ricorrere alle parole del numero 1 dei calciatori attualmente presenti nella sua scuderia: Zlatan Ibrahimovic. In "Io Ibra" il campione svedese racconta diversi episodi del suo rapporto professionale che hanno coinvolto anche l'arcinoto agente nato a Nocera Inferiore e cresciuto ad Haarlem in olanda. Tra questi ve n'è uno particolarmente divertente che descrive l'uomo Raiola. Zlatan Ibrahimovic è da 1 anno alla Juventus. Mino Raiola ha già contattato l'allora capo della dirigenza sportiva juventina Luciano Moggi per ottenere un rinnovo del contratto del suo assistito a condizioni economiche migliori rispetto alle precedenti. "Avevo con me Mino, e Mino non è precisamente uno che s’inchina. È matto come un cavallo. Entrò nell’ufficio di Moggi e andò a sedersi al suo posto con i piedi sulla scrivania, come se fosse a casa sua. «Oh!» gli feci, «lui sarà qui a momenti, stai buono. Siediti qui con me.» «Va’ a farti fottere e stattene tranquillo» mi rispose, e in realtà non mi aspettavo niente di diverso. Mino è fatto così, ma ormai sapevo che a trattare è un genio. Un vero maestro. Eppure temevo che potesse rovinarmi le cose, e quasi mi sentii male quando Moggi entrò, con il suo sigaro e tutto il resto, e ruggì: «Ma che cavolo ci fai, lì al mio posto?». «Siediti e cominciamo a discutere.» Ovviamente Mino sapeva quel che faceva, si conoscevano bene, lui e Moggi." Mino Raiola, che negli anni abbiamo conosciuto come uno dei procuratori più importanti del panorama calcistico mondiale, quinto nella speciale classifica che prova a stimare le entrate annuali dei vari procuratori, è esattamente un cavallo pazzo. Il cavallo pazzo che soffia la sedia nell'incontro con Moggi ma non solo. E' anche colui che, nel momento in cui Ibrahimovic non è ancora Ibrahimovic, lo incontra per aprire il rapporto di lavoro e lo affronta in questo modo: "Sapete cosa fece, quel bastardo sfacciato? Tirò fuori quattro fogli formato A4 che aveva stampato da Internet, e sopra c’era una sfilza di nomi e di cifre, tipo: Christian Vieri ventisette partite, ventiquattro gol; Filippo Inzaghi venticinque partite, venti gol; David Trezeguet ventiquattro partite, venti gol. Per ultimo c’era il mio, Zlatan Ibrahimovi venticinque partite, cinque gol. «Credi che possa venderti, con una statistica del genere?» disse, e io pensai: “Che razza di aggressione è questa?”. Ma non mi scomposi. «Se avessi fatto venti gol, anche mia madre sarebbe riuscita a vendermi» replicai, e allora lui tacque, e oggi so che avrebbe voluto scoppiare a ridere. Ma quella volta portò avanti il suo gioco. Non voleva perdere la sua posizione di vantaggio. «Hai ragione. Ma tu...» “Che cavolo c’è adesso?” pensai. Sembrava in arrivo un altro attacco. «Tu ti credi tanto figo, eh?» mi domandò Mino. «Di cosa stai parlando?» «Credi di potermi impressionare con il tuo orologio, la tua giacca e la tua Porsche. Ma non è così. Proprio per niente. Io trovo che siano tutte cazzate.» «Ok!» «Vuoi diventare il migliore del mondo? Oppure quello che guadagna di più, per poter andare in giro con tutto questo genere di gingilli?» «Sì, il migliore del mondo!» «Bene! Perché se diventi il migliore del mondo, arriverà anche il resto. Ma se insegui solo il denaro, allora non otterrai niente, capisci?» «Capisco.»" Raiola tradisce costantemente le attese. Zlatan nei momenti che precedono il loro primo incontro, se lo immagina come un uomo forte e potente, ben vestito e composto. Ed invece si ritrova un uomo basso, grasso che difronte ad una tavola intera di cibo giapponese divora anche i piatti prima di pronunciare le parole che spingeranno Ibrahimovic a diventare uno dei migliori attaccanti del mondo. Ma non è tutto. Mino Raiola è il figlio di emigrati italiani in Olanda che inizia la sua scalata verso il successo dalla pizzeria di famiglia aperta ad Haarlem. Il calcio lo attrae ma non essendo particolarmente portato ne fisicamente dotato decide di fare l'agente. La sua sfida contro il mondo inizia proprio in quegli anni quando in Olanda il prezzo dei cartellini veniva fuori da un semplice calcolo che teneva conto di età, misure del giocatore, reti segnate etc etc. Raiola sfida la federazione ed inizia a vendere i propri assistiti a prezzi di mercato diversi da quelli imposti. Mino convince a suon di trattative portate a casa ed in pochi mesi diventa rappresentante all'estero dei calciatori olandesi per il sindacato dei giocatori orange. Grazie alle sue intermediazioni si spostano giocatori del calibro di Dennis Bergkamp e Wim Wonk dall'Ajax all'Inter. La parabola di Raiola continua a tendere verso l'alto quando grazie ad una serie di allargamenti in termine di campionati monitorati, sotto la sua procura termina una certo Pavel Nedved, che in occasione del trasferimento dalla Lazio alla Juve diventa il grimaldello che poi aprirà alla successiva trattativa che ha condotto Ibra alla corte della Vecchia Signora. Negli anni successivi nella sua scuderia finiranno altri pezzi da 90 come Paul Pogba che grazie ai consigli di Raiola chiude con il Manchester United e va alla Juve per la gioia del procuratore nocerino che negli anni incasserà circa 6 milioni di euro per il suo lavoro. Finiscono nella sua scuderia anche Mario Balotelli, Mkhitaryan, Lukaku, Blaise Matuidi, Van der Wiel, Giacomo Bonaventura, Sergio Romero, Ignazio Abate, Maxwell e tanti altri nomi apparentemente minori ma che in un prossimo futuro, potrebbero far capolino nelle trattative di mercato europeo. Mino Raiola opera in tutta Europa in tutte le sessioni di mercato per spuntare le migliori condizioni economiche per i propri assistiti, in barba a qualunque genere di "etica" del mestiere. I suoi giocatori spesso vanno a scadenza o si liberano con costi di cartellino irrisori come nel caso di Ibrahimovic dal Barcellona all'Inter e poi dal Milan al PSG. Ma tutto questo a Mino non interessa. L'importante, per questo matto signorotto un po' obeso, nato a Nocera Inferiore e cresciuto in Olanda, è che ci sia l'internet...