Era l'estate 2016 e l'Inter, che all'epoca era ancora allenata da Roberto Mancini, è alla ricerca di un'ala destra. Il profilo individuato è quello di Antonio Candreva, punto cardine della Lazio arrivata alle soglie della Champions League e titolare della Nazionale italiana. L'acquisto esalta i tifosi nerazzurri, ma presto l'entusiasmo si trasforma in mugugni.

A Candreva viene imputato il fatto di sbagliare molti, troppi cross e di tentennare troppo prima di effettuare il traversone. Questa leggenda dilaga non solo tra i tifosi nerazzurri, ma anche tra quelli della Nazionale, che mal sopportano l'esterno romano.

Mai opinione è stata più sbagliata. Sì perché Candreva non merita queste critiche così feroci. È un esterno in grado di fare sia la fase difensiva che quella offensiva con grande qualità; tant'è vero che quest'anno è il migliore assistman in Serie A. 

La percentuale di cross riusciti, è vero, non è altissima, ma se ogni suo cross fosse un assist vincente l'Inter avrebbe segnato già più di 50 gol. Spesso il cross non è sbagliato, ma sbagliata è la scelta di tempo dell'attaccante cui è indirizzato. Ciò si è e vinto, più che con Icardi, con Immobile. Il centravanti laziale infatti non  va servito con traversoni, ma con palle verticali  in profondità. Non è un caso che  all'Europeo Candreva  si trovò alla grande con Pellé e che fece le fortune della Lazio con un centravanti come Miro Klose.

L'apporto di Candreva è fondamentale in qualsiasi squadra. Non è un caso infatti che un allenatore come Conte lo volesse al Chelsea e che Spalletti lo abbia reso cardine della sua Inter.

Domenica i fischi si sono tramutato in una standing ovation, ma certamente alle prime difficoltà Antonio tornerà sul banco degli imputati. 

Povero Antonio, io sto con te.