Basta un goal, quello di Felipe Anderson arrivato al 29esimo minuto del primo tempo, per decidere il derby della Capitale. Un grande mix di emozioni, tra commozione, felicità e sollievo per la squadra di Maurizio Sarri, che ritrova il sorriso dopo una settimana particolarmente difficile, complice l’inaspettata sconfitta in casa contro una ben posizionata Salernitana e una ancor più grave disfatta sul campo del Feyenoord, partita che ha costretto la Lazio a porre fine al proprio percorso in Europa League.

La Lazio arrivava inoltre particolarmente sfavorita al derby a causa dell’assenza dell’infortunato capitano e capocannoniere della Serie A in carica Ciro Immobile e l’imprescindibile centrocampista Sergej Milinković-Savić, diffidato ma costretto ad entrare in campo contro la Salernitana dove verrà ammonito al 73’ e quindi costretto a saltare il derby. 
Una delle luci, quella più splendente, che ha restituito alla squadra e ai tifosi l’entusiasmo in parte perso in questi giorni è senz’ombra di dubbio quella di Danilo Cataldi, il centrocampista titolare della Lazio, che si è ritrovato a dover indossare l’importantissima (soprattutto in partite come queste) fascia da capitano.
Da bambino romano e laziale con un sogno, a comandante che lotta trascinando i suoi compagni per ottenere la vittoria. Tecnica, professionalità e precisione: per 90’ il centrocampo è stato nelle sue mani, un muro aggiuntivo a quello già solido della difesa che ha permesso alla squadra di non subire goal. Lo dicono anche i numeri: in 90 minuti ha giocato 58 palloni, effettuato 13 recuperi e 32 passaggi (80% di precisione); è stato inoltre il secondo biancoceleste ad aver corso di più (13.038km) e il secondo a essere più pressato (55.9% di pressione ricevuta). 

È al fischio di Orsato che sancisce la fine della partita che quella solidità dimostrata in campo si scioglie in un pianto liberatorio. Il capitano, caricato sulle spalle dal suo compagno di squadra Pedro, si lascia andare festeggiando con i suoi compagni di battaglia sotto la curva Nord, cantando, ballando, distribuendo abbracci e complimenti. Sensazioni, attimi, momenti che non verranno dimenticati facilmente, come racconterà anche a mente fredda in un post su Instagram, con le seguenti parole. 

“(…) Per un ragazzo nato e cresciuto nella Capitale come me, quella di ieri non è stata solo una partita. È la partita. Un sentimento che ti scorre nelle vene. Tutto quello che ho vissuto e provato sul campo dell'Olimpico ieri è stato qualcosa di meraviglioso. Unico. Una serata perfetta, degna della più bella città del mondo. Siamo stati gruppo, abbiamo vinto da famiglia, con un popolo biancoceleste che ci ha aiutato a tirare fuori il meglio da noi stessi. È un orgoglio indossare questa maglia e difenderla sempre. Ma soprattutto in una partita come quella di ieri (…).”

Parole dolci d'amore puro per uno che la Lazio l'ha sempre tenuta dentro al cuore, parole che i tifosi riconoscono come sincere e colme di rispetto, come a voler fare un passo indietro per dare merito solo alla squadra e ai colori che indossa. Quella squadra, che già agli occhi del piccolo Danilo, che giocava a calcio con i suoi amici portando dentro di sé un sogno troppo grande, era la più bella del mondo, ma dopo questa serata, dove quello stesso sogno si è realizzato ancor di più, non c'è proprio più spazio per nient'altro.