Alla conferenza stampa al ritorno in nazionale, Ibra esordiva così, tra commozione e senso del dovere: “Ora ho l’opportunità di rappresentare il mio paese e lo farò con onore. Ma non si tratta solo di questo, perché può sembrare che sia solo felice di essere qui. Sarò felice se riuscirò a portare dei risultati perché sono qui per questo. E lo farò per l’allenatore, i miei compagni di squadra e per l’intero Paese.”

Sono le parole di calciatore che prima di tutto è uomo. Un uomo che ha costruito la sua carriera sul culto di se stesso e della sua persona. Un uomo che ha sempre messo in mostra solo quello che voleva mettere in mostra. Ma anche i più grandi cadono sotto la potenza delle emozioni.

Si è emozionato al ricordo di quando ha detto al figlio che ritornava a giocare in nazionale. Ma l’emozione che ha provato suo figlio, l’ha provato tutta la nazione: tutta la Svezia si è messa nelle mani di Ibra. E lui lo sa molto bene, tant’è che continua la conferenza con queste (sacrosante) parole: “Posso dire quello che voglio ma se non porto risultati non sarà servito a niente.” Ibra espresse lo stesso concetto anche alla presentazione col Milan, e sta mantenendo la sua parola.

Non mi ricordo di aver mai sentito dire a Ronaldo queste parole da quando è alla Juventus, non nei confronti della Juventus e dei suoi tifosi almeno. Si dice che sia rimasto colpito dai tifosi juventini il giorno in cui trafisse Buffon con una rovesciata che sfidava le leggi della fisica, e tutto lo stadio si alzò in piedi ad applaudirlo. Disse che voleva dare tutto per la Juventus e farle vincere la Champions League (oltretutto quasi unico obiettivo per cui è stato acquistato). Sono indiscutibili le doti da leader e trascinatore di Ronaldo, e lo ammiro tantissimo per questo. Ma le sue doti da leader sono rimaste soltanto sul campo e con la squadra. E noi tifosi? Nessuna parola per tranquillizzare i tifosi o per scusarsi per aver fallito? Ronaldo consideri anche noi: esistiamo anche, e soprattutto, noi tifosi. Anche se non possiamo sostenere fisicamente la squadra.

CONCLUSIONE Ronaldo sappia che noi ci siamo, che lo sosteniamo e quasi lo veneriamo. Ma lui ci dia qualche segno di riconoscenza. Anche soltanto un segno per farci sapere che sa della nostra esistenza.

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