È semplice! Ormai lo avranno capito pure i sassi: l’uomo in più della Roma di Spalletti era semplicemente Mohamed Salah. Quello che, per chi ancora non lo sapesse, alla seconda esperienza in Premier League (nel 2014, giocò nel Chelsea), sta letteralmente incantando Anfield con le sue sgroppate.
Dopo un ottimo biennio trascorso nella Capitale, in estate l’esterno egiziano è volato a Liverpool (sponda Reds) e la Roma ha potuto incassare la bellezza di 42 milioni (più 8 di bonus), convinta di aver fatto un affare. Senonché, tornato in Inghilterra dopo la parentesi londinese, Momo ha deciso di fare un dispetto alla propria ex-squadra  ed è esploso: 19 gol e 6 assist in 24 presenze, valore di mercato praticamente raddoppiato rispetto allo scorso anno e grandi rimpianti in tutta Trigoria.

Nel frattempo, il povero Eusebio Di Francesco, che dal mercato estivo ha ricevuto in dote due centravanti (Defrel e Schick) e un’incognita (Ünder), provava a venire a capo del rebus: come si sostituisce uno come Salah? Come si rimpiazza un atleta che, al di là dei gol segnati (15), aveva la capacità di partire palla al piede - a 40/45 metri dall’area avversaria - e assistere Dzeko & Co, recapitando al fortunato compagno di turno il pallone vincente davanti alla porta?

Capitolo Defrel. Di Francesco è sicuramente un suo grande fan. Per la verità, la Roma seguiva il giocatore da tempo (il francese garbava anche mister Spalletti), ma è stato l’allenatore romano a convincere definitivamente la società a trovare l’accordo col patron Squinzi. E come dargli torto? Defrel è elegante, ha passo e tecnica. Nasce ala (ai tempi di Cesena), ma si consacra allorquando proprio Di Francesco, a Sassuolo, lo colloca al centro del proprio tridente. Grégoire non ha (non avrà mai, aggiungo io) le prerogative del fulmine egiziano e, senza troppi giri di parole, ha deluso un po’ tutti. Ma come sempre: the show must go on.

Capitolo Schick. A nessuno ovviamente andava a genio l’idea di parcheggiare in panchina l’acquisto più oneroso della storia della società, cosicché Patrick è stato prontamente dirottato sull’out di destra per cercare di emulare l’inconfondibile stile “Salah”. Ad oggi, è evidente che neppure il giocatore ceco (11 gol in 32 presenze, nel suo primo anno di serie A) ha avuto grande fortuna in quella porzione di campo, tanto più che spesso (e volentieri), l’istinto lo porta all’interno dell’area di rigore, venendo a cozzare con i movimenti di Dzeko.

Per il turco Cengiz Ünder sembra ancora un pochettino presto e Gerson, chiamato spesso in causa quest’anno dopo una stagione intera trascorsa in naftalina, ha risposto presente soltanto a Firenze lo scorso novembre. El Shaarawy (vero e proprio jolly) rimane sempre un buon espediente, ma è chiaro che non può essere la soluzione al problema.

Allora perché non trasformare Florenzi in un novello Callejon? E forse proprio questo era, alla fine della fiera, l’obiettivo di società e allenatore. Alessandro è un autentico tuttofare, attacca e difende con la stessa intensità, l’esperimento può funzionare! Per il momento però, il paragone con José Maria deve rimanere sulla carta perchè la Roma è pure senza terzino destro: Karsdorp non è arruolabile e di Bruno Peres non si fida più nessuno. Quindi, volenti o nolenti, Florenzi in difesa. Caro Monchi, arrivati a questo punto la mia domanda (da profano) è la seguente: non sarebbe più proficuo cercare un terzino piuttosto che un altro Salah?