Negli ultimi anni spesso mi sono fatto domande di questo tipo. Più che provocazioni, le considero semplici esercizi d’immaginazione. A chi non è mai capitato di fantasticare con gli amici, paragonando i massimi campionati europei per capire il potenziale piazzamento delle nostre big in altre realtà. Se la Juve giocasse in Premier League? Trionferebbero ugualmente i Citizens o il primato sarebbe del Conte Max (Allegri)? Qualunque risposta vi sentiate di dare, si tratta di speculazioni destinate a rimanere senza prova certa, un po’ come (per chi mastica anche altri sport) i classici paragoni tra i fuoriclasse attuali e i grandi campioni del passato: insomma, chi è più forte tra Sampras e Federer? E tra Michael Jordan e Lebron James? Il nostro campionato si sta rivelando piuttosto avvincente, con diverse squadre che a lungo sono rimaste a contatto con la vetta, proponendosi (in maniera più o meno verosimile) come candidate a contendersi il tricolore. Nelle ultime uscite, tuttavia, Lazio, Roma e Inter si sono un pochettino defilate e la lotta al vertice è rimasta esclusivamente una questione tra Napoli e Juventus, rispettivamente a 63 e 62 punti. Si tratta di due formazioni che esprimono un calcio che, per certi versi, può considerarsi agli antipodi: la squadra di Sarri gioca a memoria e fa dell’intesa tra tutti gli interpreti la propria forza più grande. La Juve di Allegri è, al contrario, una squadra molto fisica e capace di cambiare fisionomia, spesso anche all’interno della stessa gara.

Si fa sempre un gran parlare della scarsa competitività della nostra serie A, soprattutto se paragonata ad altri campionati di livello assoluto, come appunto la Premier League o la Bundesliga. Pure in questo frangente, per la verità, una “scienza esatta” non esiste e gli unici indizi a disposizione sono i risultati che i club nostrani ottengono in Europa. Juve-Tottenham ha confermato, una volta per tutte, che esiste una forbisce piuttosto ampia tra il nostro panorama calcistico e quello d’oltremanica: la quinta squadra inglese (52 punti in 27 gare, ben 20 lunghezze dalla vetta) ha messo in mostra, all’Allianz Stadium di Torino, un calcio spumeggiante sul piano tecnico e altrettanto su quello atletico. E se la Juventus si è trovata, un po’ a sorpresa, in vantaggio di due gol dopo neanche 10 minuti di gioco è, soprattutto, perché la retroguardia degli Spurs non vale, neanche lontanamente, il resto della squadra. Dopo lo sbandamento iniziale però, il club di Londra è cresciuto, ha schiacciato la Vecchia Signora nella propria metà campo, costringendola ad una gara difensiva e ha completato la rimonta grazie ai gol di Kane ed Eriksen (su punizione). Sono d’accordo con Allegri quando dice che niente è compromesso: la Juve, se realmente ambisce ad arrivare in fondo, dovrà andare a Wembley per vincere e credo che ne abbia la capacità. Ma, se cerchiamo di dare risposta al quesito iniziale, allora rimangono pochi dubbi (ammesso che ce ne siano mai stati): nessuna squadra in Italia può vantare qualità simili a quelle degli Spurs, che hanno battagliato ad una velocità e a un’intensità quasi doppie rispetto a quelle cui siamo abituati. D’altronde chi di noi si sognerebbe mai di giocare una gara del genere a Torino, nel famigerato fortino della Juve?