C’è una legge non scritta nel calcio: se la tua squadra viene ceduta ad un altro proprietario tu devi sognare di poter essere come il Real Madrid.

Puoi non avere storia, puoi averne una mediocre ma se affronti il cambio di proprietà la tua testa da tifoso sognante ti dice che migliorerai.

Poi può essere effettivamente così, PSG, Manchester City, Leicester ne sono un esempio che sono di riflesso ad altre esperienze andate male, alcune volte male. Malaga, Oviedo, Getafe per esempio.

Ma nella terra del mugugno, il 12 giugno 2014, questa regola del tifoso ha avuto la sua eccezione.

Garrone comunica urbi et orbi la cessione al signor Ferrero. A Genova, come probabilmente in tutta Italia, si pensava ad un altro Ferrero: Mr. Nutella. Invece a fianco del patron della ERG si presenta Massimo. L’impatto agli occhi dei genovesi è palese. Lo stile elegante, pacato e schivo di Edoardo Garrone, ereditato dal padre, non fa che accentuare l’esuberanza del neoproprietario.

Fa film, ha fatto l’attore, possiede i cinema di Cecchi Gori a Roma, ha avuto una compagnia aerea. Non è la prima ed ultima intenzione di acquisto di un club. La Salernitana, prima di Lotito, e successivamente Palermo e Bari sono opportunità mai andate in porto. Si vocifera persino di un approccio pre-Pallotta nel tentativo di acquisto della Roma.

Non è il primo romano (e romanista) ad avere la Samp, ma da subito è evidente che non è Mantovani. Nel curriculum, tra Brass e la Izzo spicca il rapporto con il dittatore cubano Fidel Castro più una serie di cose come produttore. Arricchite dalla proprietà di sale sparse per tutta Italia, con alterne fortune. Il paragone più logico che si crea nella mente di tutti è quello con De Laurentiis. Se quella mattina la città è spiazzata, il pomeriggio sanno già tutto di lui a cominciare dal soprannome: er Viperetta, dove è nato, cosa faceva, cosa fa. Non si percepisce minimante il sogno di un progetto a lungo respiro e con alti obbiettivi.

La Samp, a livello tecnico, è dal novembre precedente nelle mani di Mihajlović e la paura principale è quella che col cambio di gestione, cambi anche la panchina. Non succede. C’è chi dice che il controllo lo abbia Garrone, c’è chi dice che la dirigenza tenga per i primi mesi un profilo di continuità, se ne dicono tante. La prima defezione a livello dirigenziale è Ariedo Braida, non proprio uno qualunque nel mondo del calcio e non essendo uno qualunque nel giro di pochi giorni si accorda col Barcellona. Le prime gaffe di italiano, le citazioni di film e canzoni portano il presidente della Samp ad essere famoso, anche se il termine  virale è più adatto. Crozza lo imita, incominciano le prime ospitate quasi a stuzzicare il suo essere istrionico. Il primo grande attimo di imbarazzo lo si ha con il “ Vespito e la D’Amico”, attimo in cui il palese imbarazzo della giornalista diventa l’icona di una tifoseria intera. Nascono pagine Facebook quali “ Essere sobri come Massimo Ferrero”.

A Gennaio, c’è un colpo di scena. Lui si chiama Samuel Eto'o ha un passato alle spalle fatto da due triplete, trofei vinti a raffica e un intelligenza calcistica raramente vista negli anni 2000.

Presentato in pompa magna all’acquario di Genova, sembra un revival di quei colpi anni ’90 alla Gullit. L’impatto è minore però fondamentale col gol ad Empoli che porta la Samp in Europa, grazie anche alla negata licenza UEFA del Genoa.

Se chi sta leggendo, non si ricordasse di questo episodio probabilmente non si ricorderà di quel biennio folle a livello di dirigenze. Il Genoa e Parma a causa della mancata licenza non giocheranno l’Europa conquistata sul campo e nel primo anno di Ferrero il Parma Calcio, di Ghirardi prima e poi di Manenti, morirà. La vicinanza cittadina col Genoa e affettiva con il Parma, fanno persino impaurire i tifosi. Situazione che però è borderline in tutta la penisola calcistica, a tutte le serie. Palermo e Bari saranno a seguire quelle più eclatanti ma non uniche, Brescia, Como, per aggiungere nomi ad una lista che tra B e Lega Pro è tutt’altro che breve.

A Genova non succede e non può succedere perché la Samp è sana ed è tutelata. Eto’o saluta a giugno. Va in Turchia, nella valigia un progetto di film sulla sua vita mai andato in porto e il caso Olinga che riaffaccerà un anno dopo tra mille perplessità legali e tecniche. [ Olinga per chi non lo sapesse oggi gioca nella lega belga dove ha collezionato un centinaio di presenze e 5 gol, non proprio il degno erede di Eto’o]

Via Sinisa arriva Zenga. Quell’estate la Samp vive la prima telenovela dell’era Ferrero: il ritorno di Cassano, svincolatosi proprio dal Parma. Si, no, si, no. La Samp nel mentre esce dai preliminari di Europa League col Vojvodina ( 0-4 andata e vittoria 2-0 ). Torna Cassano, Ferrero è all’apice dell’esposizione mediatica e il ritorno di Fantantonio porta sgrezzi con l’allenatore. Via Zenga, arriva Montella. L’arrivo di Montella fa partire i primi giri di voci sulla cessione della Samp: “ Ferrero vende al principe di Narnia”, o la teoria del prestanome incomincia a farsi strada. Nessuna di queste si dimostra la realtà. Ferrero non vende e il blasone di Montella non porta risultati lui a fine anno saluta direzione Milano. Arriva Giampaolo. La gestione Giampaolo porta la squadra a fare prestazioni ottimali e alcune volte oltre aspettative, ma sempre alternate a blackout totali. Il tutto viene impreziosito da colpi di qualità tecnica elevatissima (specie col senno di poi): Muriel, Skriniar, Andersen, Schick, Bruno Fernandes, Correa, Torreira, Zapata. Tolto Schick (per il quale bisognerebbe capire come sia possibile vederlo così oggi, acquisto più costosa della storia della Roma, cessione più remunerativa della Samp. Oggi a Roma, il fatto che sia stato ceduto al Bayer è stato preso come una liberazione). La Samp si ritroverebbe con uno dei difensori migliori d’Europa, il talento della Lazio, un mediano dell’Arsenal, la coppia d’attacco dell’euro-Atalanta e quello che ad oggi è il giocatore più tecnicamente dotato del Manchester United. Ai quali si aggiungono giocatori come Jankto, Linetty (ora ceduto al Toro), Ramirez, Quagliarella e la cessione con successivo ritorno di Gabbiadini. Gli introiti di queste cessioni ed altri giocatori di fascia più bassa, fanno però solo che da catalizzatore alla contestazione: i tifosi vorrebbero acquisti proporzionati ai ricavi. Ferrero viene più volte ripreso per comportamenti discutibili: “La donna va penetrata”, il caso Thohir, il tentativo di abbordaggio alla Leotta e qualche gestaccio verso la Gradinata Sud per zittire i contestatori che via via aumentavano, l’allontanamento dal progetto tecnico di Cassano ed altre cose facilmente reperibili in rete.

Però, la Samp fino al 2019 non aveva mai rischiato la retrocessione, aveva sempre fatto il suo. Ma allora perché tanto astio? La risposta sta nel fatto che questa è la Sampdoria. Una squadra che è conosciuta per avere uno dei tifi migliori e caldi, per essere la maglia più bella al mondo, per essere la squadra dello scudetto del 91, per il derby di Genova. Un qualcosa che è culturalmente nell’animo dei tifosi. Ma Ferrero probabilmente non è riuscito a capire questo, specie nei primi tempi, e ha utilizzato la Samp come trampolino mediatico, come per altro è lecito a livello imprenditoriale. Frasi come “ Prima di me la si conosceva fino a Rapallo”, quando trent’anni fa la Samp era a un Koeman dall’essere la squadra più forte d’Europa, “ Voglio rifare l’inno” o quando volle utilizzare la maglia come locandina dei film facendo adirare i puristi della maglia sono solo piccoli esempi di piccole cose in altre parti d’Italia, non a Genova.

Il momento di tensione che fa definitivamente perdere il rapporto con la gradinata, è la gara col Napoli. I soliti cori razzisti cadono a pioggia sulla squadra partenopea. Partita stoppata, non si stoppano i cori che diventano ancora più assordanti. Ma dal nulla si vede scendere in campo il presidente a zittire la gradinata. Se avete tempo, andate su youtube a sentire la netta variazione di decibel che si verificò nell’istante in cui il presidente mette piede in campo, al confronto con i giocatori del Napoli erano stati clementi. Da li il malumore sporadico e silenzioso si fa più acceso e diffuso. I gruppi dei tifosi coonestano apertamente la gestione societaria, eventi per i tifosi vengono cancellati o modificati per evitare al presidente contestazioni. Scoppiano mini casi. Emittenti locali assumono dure posizioni e vengono palesemente evitate se non addirittura denigrate.

Arriva giugno 2019. Vialli-Dinan. Bastano questi due nomi per far aprire dibattito infinito. Il fatto che alla trattativa fosse legato Vialli ha amplificato enormemente la voglia di cambio di proprietà dei tifosi: volevano un sampdoriano alla guida di un sogno.

Inizia la telenovela più complessa dell’era Ferrero, clamorosa e caotica. Smentite continue. “Dare moneta vedere camelo”. Garrone a Primo Canale che prende una posizione, chiarendo la sua totale estraneità a Ferrero e sollecitandolo ad accettare l’offerta.

Tra giugno e settembre succede di tutto. Ferreo latita da Genova, Vialli c’è. Arriva Di Francesco per sostituire Giampaolo. Su Di Francesco ci sarebbero discorsi che coinvolgono società e mercato, probabili promesse non mantenute, nessuno lo saprà mai. Settembre è la fine dell’estate che fa cadere nel nulla la trattativa per la cessione. Assenza di mercato e caos producono la stagione che sappiamo, aggiustata da Ranieri. La protesta dei tifosi è prende toni ancora più netti e vari, che vanno dalla sana contestazione ai delinquenti che minacciano Ferrero. Ci sono state macchinate, tifosi che uscivano prima o entravano dopo dallo stadio, striscioni sul ponte monumentale (L’ 8 settembre 2020 è stato decretato un D.A.SPO. per minacce a due degli autori), interviste ad emittenti locali tutt’altro che leggere da parte del tifo organizzato.

Nel 2020 il mercato della Samp è, causa Covid, di fatto in stallo e la contestazione a Ferrero non è calata si è fatta solo più silenziosa, quasi si aspettasse una notizia di qualunque tipo. La verità, per la gestione ferrerò, è assai complicata da spiegare ed è assai difficile da capire a livello di società. La Samp, singolarmente, è una società solida ( e stando ai giornali è la più appetibile del gruppo Ferrero) quindi i vari paragoni che sono stati fatti con Palermo e Parma reggono davvero poco. Per storia e brand il Palermo non è la Samp, per gestione dei tesserati e del patrimonio Ferrero non è Ghirardi. Esattamente come ad esse non è sovrapponibile il Genoa che a sua volta non è la Samp. Il problema di Ferrero è la realtà Sampdoria, una realtà a lui non comprensibile forse perché troppo diverso dai genovesi perché troppo non genovese, il termine esatto è foresto. Non a caso quando si è proposto come imprenditore intenzionato a riavere il Palermo erano, politicanti esclusi, contenti. Di Ferrero vanno riconosciuti meriti oltre la selezioni di talenti venduti a peso d’oro. Bogliasco e la parte dedicata alla primavera. Ci sono stati anche gesti di grandissimo altruismo, si pensi alla vicenda primavera del Parma senza Ferrero e il pullman non avrebbero giocato diverse partite. Ci sono altri aspetti di cui si parla per sentito dire, dal litigio con Romei allo stipendio da presidente più alto in assoluto passando per un CDA cambiato di membri con persone legate all’ambiente genoano.

Ci sono altri aspetti che sono causa di chiarimenti legali, primo fra tutti in caso Obiang, la gestione stadio sulle quali le colpe vanno condivise con il suo omologo genoano.

Crozza, nell’imitare il presidente della Samp usa il tormentone “Se la ricorda quella canzona..dai”. Ecco, probabilmente la soluzione a questa situazione sta nella canzone nun te reggae più di Rino Gaetano, autore di un’altra canzone legata al tifo blucerchiato (“ Ma Il cielo è sempre più blu”). Una situazione in cui sia Ferrero che la Samp, intesa come ambiente cittadino e tifosi, non si reggono più ma, per ora, non possono fare a meno l’uno dell’altro. E proprio come nella canzone di Gaetano la soluzione sta solo nel far passare il tempo aspettando uno sviluppo impossibile da ipotizzare.