Può sembrare una parte dell’universo DC Comics che completa la Justice League. Ma non è così. Anzi, la Super League è concettualmente l’antitesi di quella che in italiano viene tradotta in “Lega della giustizia”. Questo nuovo campionato, fondato da dodici club per un mero interesse economico, rischia di essere la più grande ingiustizia sportiva della storia europea.

Ma esattamente cos’è la Super League? La Super League è un campionato che dovrebbe essere spalmato durante la stagione regolare a cadenza settimanale in cui venti club elitari si sfidano. Due gironi da dieci, andata e ritorno, le prime tre qualificate automaticamente e le quarte e le quinte si sfidano per completare il quadro dei quarti di finale. Questo progetto da ieri sera ha ufficialmente in calce dodici nomi di club, o per meglio dire aziende, quali: Liverpool, Chelsea, Manchester City, Manchester United, Arsenal, Tottenham, Barcellona, Atletico Madrid, Real Madrid, Juventus, Inter e Milan. A queste squadre si dovrebbero aggiungere nei prossimi giorni tre club, si presuppone fissi, e i partecipanti che andranno a completare il quadro dei venti club verranno invitati in base a diversi fattori, non esclusivamente di successo sul campo. Tutto questo ovviamente senza avallo da parte di UEFA e FIFA, che hanno già minacciato ripercussioni come esclusione dai campionati affiliati e mancate convocazioni in nazionale per i giocatori che parteciperanno.

Tutto questo viene giustificato da queste nuove dodici sorellastre con un incredibile e quanto mai ipocrita “Lo si fa per migliorare la qualità del calcio europeo”. Frase che fa abbastanza sorridere, considerando che il calcio che macina soldi, che ha fama mondiale ed ha i più alti introiti è quello europeo.
Senza considerare che dalla lista di questi fondatori mancano due colossi quali Bayern e PSG, che per fama, brand e introiti di certo non sono secondi all’Arsenal.
Proprio l’Arsenal è l’elemento da cui bisognerebbe partire per capire quanto questa nuova lega sia un concentrato di ipocrisia e follia sportiva. I gunners quest’anno hanno galleggiato per diverse giornate nella parte di destra della classifica e dal 2016 non si qualificano alla Champions League, non vince un campionato dal 2004 e un appeal non così distante da altre squadre inglesi. Esattamente, secondo quale logica l’Arsenal sarebbe adatta a far parte delle top 12 ?

Ma l’Arsenal non è diversa dal Milan, così come il Milan non è così diverso dall’Inter. E in base a cosa squadre come Roma, Napoli, Valencia Siviglia o Leicester non possono avere lo stesso trattamento del Tottenham?
La discriminante è una ed una sola. I soldi.
Non è un mistero quanto oramai il calcio sia un’industria con un mercato al suo interno. Le valutazioni dei calciatori, gli sponsor e gli stadi di diverse squadre hanno un introito che non è così distante, in proporzione, a quello delle aziende più ricche del pianeta.

Molti per far capire cosa sia queste Lega la paragonano all’NBA. Evidentemente non hanno ben chiaro il meccanismo di solidarietà che sta alla base della National Basketball Association: tutti possono tutto. Il sistema fisso dell NBA e di tutti gli sport americani è un sistema aziendale, che prevede introiti equamente divisi e vantaggi notevoli, in termini tecnici, alle meno quotate del campionato. Negli Stati Uniti si parla di franchigia ovvero un’azienda fatta e finita se domani trovasse maggior introiti nello spostare i Clippers da Los Angeles ( nati come Buffalo Braves) in Alaska lo farebbero senza battere ciglio. Senza contare il sistema del draft che permette alle squadre minori di rinforzare con priorità la propria squadra, creando un sistema circolare. Che per altro hanno provato a replicare con l’MLS, dimostrando quanto football e soccer non siano la stessa cosa.

Il calcio europeo non è così. Il calcio europeo è una delle componenti culturali della nostra società. In un’Europa dove non si ha una lingua, una religione comune, il calcio, è una delle poche cose che davvero unisce l’Europa e rappresenta la sua storia. Dal derby di Glasgow, al Bayer Leverkusen e PSV con la loro storia da squadra di azienda, passando per decine e decine di storie incredibili. Nottigham sul tetto d’Europa per ben due volte grazie a Clough, la Stella Rossa di Mihajlovic, la Steaua del regime comunista, il Porto di Mourinho . Senza dimenticare sconfitte che hanno segnato generazioni come quella del Milan ad Istanbull, la Sampdoria a Wembley, il Bayer di Ballack o il Leeds United .

Quella che era la Coppa Campioni è stata un concentrato di cultura e storia. Puskas e il suo “esilio” europeo inizia grazie ad una gara di Coppa Campioni. La strage dell’Heysel, che è il simbolo di quanto spesso questo sport sia qualcosa di importante per tutti noi e di come spesso sia stato un prezzo altissimo da pagare, è avvenuta in Coppa Campioni.

Coppa Campioni. Denominazione oramai andata in pensione trent’anni fa. Era Barcellona-Sampdoria a Wembley. Una partita romantica come finale. L'ultima partita prima della nuova Champions League. Una competizione nuova, innovativa e ben remunerata e remunerativa. Che fu il preludio della rivoluzione della Coppa UEFA, la soppressione della Coppa delle Coppe, nota in Italia anche come Coppa Coppe. Eventi che hanno segnato squadre e città. Vicenza e Parma. Il Chelsea di Vialli. Il Real Saragozza e altre decine di epopee sportive difficilmente replicabili.
Ed è paradossale come nel 1993 la rivoluzione fosse includere, mentre nel 2021 sia escludere.
Come nel 1993 fosse giusto che gli introiti fossero potenzialmente alla portata di tutti e controllati da un organismo terzo e quindi super-partes quale la UEFA. Mentre la Super League vede di fatto dodici padroni che possano dire chi gioca in un campionato e chi no. Un po’ come da bambini quando chi portava il pallone faceva le squadre. Tra l’altro, il pallone di cui parliamo lo paga JP Morgan con una cifra che varia dai 10 ai 15 miliardi totali. Giusto per dare un’idea, la manovra finanziaria italiana del 2020 era di 30 miliardi.

A questi discorsi poi andrebbe anche aggiunto una questione di salute finanziaria dei club che rende dubbiosa la sostenibilità della faccenda. Barcellona ed Inter sono da mesi al centro di diversi dubbi gestionali. Il City ha da sempre una questione aperta con la UEFA per quanto riguarda la questione del FPF.
Ad ora, l’unica cosa che sembra certa è che la UEFA debba prendere provvedimenti drastici e non è da escludere che già oggi con i sorteggi della Champions si possa avere un’idea più chiara di quello che succederà in tal senso.

Di tutte le dichiarazioni lette in queste ore, la più genuina e condivisibile è quella dell’ex bandiera dello United Gary Neville. "Sono disgustato in particolare dal mio Manchester United e dal Liverpool. Voglio dire, il Liverpool è il club del “You’ll Never Walk Alone”, il “Fans Club” o il “The Peolple’s Club”, e poi il Manchester United, creato da gente nata e cresciuta attorno a Old Trafford più di 100 anni da, e vogliono entrare in un torneo senza competizione, dal quale non puoi essere retrocesso. E’ una disgrazia, un atto criminale.”
Ha poi continuato descrivendo come per un appassionato di calcio, il meccanismo che hanno in mente sia contro il “ the beautiful game” e di come tutto questo non sia più sport.
Per altro queste parole riportano in auge il motivo per cui nel 2005 è nato il F.C. United of Manchester, ma questa è un’altra storia, una storia di autentica passione che da sola vale ben più della Super League.