La rivalità fraterna è una delle questioni più ancestrali in assoluto, partendo da Caino e Abele o dai primi romani Romolo e Remo, oggi presenti sullo stemma della capitale e sulla squadra giallorossa.

Nel mondo del calcio nessuno è arrivato ad un fratricidio, anzi spesso si sono stimolati l’uno con l’altro. Una rivalità sana quando si trovavano l’uno contro l’altro o uno spronarsi a vicenda quando le scelte di mercato portavano ad essere compagni di squadra.

I prossimi ad essere fratelli e compagni di squadra, mercato permettendo, dovrebbero essere Keita Baldé e Ibou Baldé. Infatti, l’ex Lazio sembra ad un passo dal trasferimento alla Samp.

Se di lui si sa tutto, dalla storia nelle giovanili del Barcellona all’esplosione con la Lazio, con tutti i tira e molla con il presidente Lotito alla cessione al Monaco e alla breve parentesi nerazzurra, del fratello si sa meno.

Con lui condivide il percorso iniziale nella cantera blaugrana, poi abbandonato per passare nelle giovanili aretine, ultimo step prima dell’arrivo in blucerchiato.

In primavera gioca da attaccante centrale dove colleziona 69 presenze e 27 gol, che lo portano ad essere girato nella stagione 19-20 conclusa ad essere girato in prestito alla squadra satellite della Vis Pesaro dove le 21 presenze sono più da assist-man.

Oggi è al centro di voci di mercato che lo vedano come possibile protagonista in C a maturare.

Giusto da avere il tempo di salutare il fratello e condividere almeno un allenamento assieme.

Ma i fratelli Baldè sono i primi fratelli blucerchiati?

No, tra i più recenti abbiamo i fratelli gemelli Zampano oggi in serie B, uno a Frosinone e uno a Reggio Emilia, che in blucerchiato hanno compiuto tutta la trafila delle giovanili.

I fratelli Bonetti sono passati da Genova senza incontrarsi a Bogliasco.

E per quanto riguarda i fratelli avversari?

Dal 2003 al 2008 la fascia era stata affidata a Cristian Zenoni fratello di Damiano ala dell’Atalanta e per un brevissimo periodo, gennaio- giugno 2005, l’attacco venne affidato a Simone Inzaghi fratello del bomber del Milan Pippo.

Per non parlare di quella brevissima parentesi di Digao, fratello del ben più noto Kakà, parcheggiato alla Samp dal Milan di fatto replicando, anche a risultati, l’operazione Hugito Maradona.

Questo per quanto riguarda il mondo Samp, ma in serie A quante coppie di fratelli ci sono state?

Molte. E ce ne sono ancora oggi.

Ad esempio, i fratelli Milinkovic-Savic vivono due situazione opposte, uno sogno dei più grandi club mondiali e l’altro esubero da parcheggiare o da eliminare per il Torino.

Situazione di fatto analoga in casa Donnarumma, dove le fortune di Gigio non sono state proprio le stesse del fratello più grande Antonio.

Nel recente passato la serie A è stata spesso una questione di famiglia, famiglie non tutte vincenti.

Ad aprire la lista ci sono i fratelli Filippini, idoli delle tifoserie di Brescia e Livorno per la loro dedizione alla maglia.

Certo, a Livorno la coppia di fratelli per antonomasia è quella dei fratelli Lucarelli.

Uno solido muro difensivo e l’altro bomber amaranto. Un palmares scarno rispetto a delle potenzialità ben più alte, sacrificate per l’amore della maglia.

Se i fratelli Lucarelli erano opposti a livello tattico, non si può dire lo stesso deo Cannavaro.

Difensori solidi che non giocarono mai assieme nel loro Napoli ma solo per una breve parentesi nell’ultimo colpo di coda dell’euro-Parma costruito da Tanzi. Se da un lato Fabio è legato al concetto di successo, dai vari scudetti passando ovviamente per la coppia Mondiali 2006-Pallone d’oro, Paolo è invece legato a filo stretto al concetto di appartenenza al Napoli.

Oggi i due allenano assieme in Cina.

Sempre a Napoli oggi abbiamo i fratelli Insigne, dove la tecnica incredibile di Lorenzo ha spesso messo in ombra quella del fratellino Roberto costretto a spostarsi al Benevento per poter essere libero dall’etichetta del “ fratellino”.

Una coppia che ha letteralmente trascinato la propria squadra è stata quella dei fratelli Ciofani, ai quali si devono la due promozioni in A del Frosinone.

Abbiamo parlato di Kakà-Digao e dei Donnarumma, ma anche la Milano nerazzurra ha avuto un legame di fratellanza importante.

Vieri con il fratello Max rappresentano anche un caso unico a livello di nazionali. Infatti se il successo del bomber nerazzurro era la chiave per essere convocato nella nazionale italiana nel caso del fratello Max la convocazione per l’Australia fu quasi sicuramente motivata da un cognome mediatico, ereditato dal padre Roberto “Bob “ Vieri e riportato in auge da Bobo.

Per non parlare della coppia di fratelli più all’opposto possibile: I fratelli Baresi. Legati alle due sponde opposte di Milano, prima e dopo il calcio giocato, e sempre rispettati da tutti per la loro capacità di lealtà e di trasformare una sfida tutt’altro che leggera in un gioco fra fratelli.

Sempre negli anni di Vieri, ha giocato in porta per i nerazzurri Sebastian Frey, non con la stessa qualità dimostrata a Parma e Firenze, fratello di Nicolas e bandiera del Chievo. Forse uno dei pochi a riuscire a far cancellare agli occhi dei tifosi i legami di parentela.

Già, i legami di parentela. Quelli che negli anni antecediti alla Seconda guerra mondiale facevano si che sulle formazioni fosse spesso presente il numero romano accanto al cognome, per far capir di quale fratello si parlasse.

Dalla dinastia Milano, dal I al IV, spina dorsale della Pro Vercelli campione d’Italia insieme ai Rampini, anche loro dall’ I al III.

In campo europeo abbiamo avuto coppie di fratelli passate alla storia come i De Boer, i Neville altre decisamente meno vincenti ma comunque iconiche come i Dos Santos e I Da Silva. Entrambi accomunati da un talento che sembrava desinato solo che alla vittoria e finito per diventare un qualcosa di troppo grande da gestire, barattando il successo sul campo con quello economico.

Ce ne sarebbero altre mille di storie di fratelli e il pallone, da chi qualcosa ha vinto come i fratelli Milito o chi ancora oggi vince, come nel caso dei Boateng o degli Alcantara.

Ma non tutte le stori sono belle.

La più brutta è sicuramente quella dei fratelli Fashanu.

Justin è stata il primo calciatore a fare coming out. In un periodo in cui già solo il fatto di essere di colore era ancora un qualcosa di non accettato da tutti, specie in quell’Inghilterra conservatrice.

Fashanu, la cui storia è controversa e tutt’altro che chiara in alcuni aspetti finali, finì per essere coinvolto in alcuni scandali, o per parafrasare una serie TV “ A very enghlish scandal, quando era allenato dal non proprio libertino Brian Clough.Il quale riporta nella sua biografia di un preciso dialogo avvenuto con il giocatore

 

«– Dove vai se vuoi una pagnotta? – Da un fornaio, immagino. – Dove vai se vuoi un cosciotto d'agnello? – Da un macellaio. – Allora perché continui ad andare in quei cazzo di locali per fr**i?»

 

Da quando venne allontanato dal Nottingham la sua carriera fu di fatto stroncata mentre quella del fratello John prese il volo grazie anche al suo rinnegare il fratello, tanto che le sue convocazioni in nazionale sono state valutate ex post come un premio al suo difendere il sistema. Justin morirà suicida in una vicenda mai chiarificata né al pubblico né alle forze dell’ordine.

 

 

La storia calcio è stata spesso legata al rapporto tra fratelli, del resto i primi calci al pallone si danno in famiglia.

L’arrivo di Keità all Samp è solo l’ultima di tante storie, non ci resta che aspettare e vedere che tipo di storia sarà. Quello che è certo, è che questo è il colpo che la tifoseria blucerchiata aspettava da mesi.