Quaranta giorni. Questo è normalmente il periodo di tempo in cui le squadre preparano la stagione successiva durante il periodo estivo. Purtroppo quest'anno di normale ha poco e anche il mondo del calcio ha dovuto riadattare i propri tempi a causa della situazione in cui viviamo. Una stagione finita ai primi di agosto e che ha visto le squadre riunirsi circa tre settimane dopo per affrontare un periodo di preparazione di circa una ventina di giorni, intervallato pure da una pausa Nazionali (la cui utilità andrebbe discussa), che ha sicuramente apportato cambiamenti ai metodi di lavoro di molte società. Non c'è da stupirsi quindi se molte squadre abbiano optato per la continuità del progetto tecnico che in molti casi sembra dare i suoi frutti sia tra le big (in particolare Milan, Inter, Roma e Napoli), ma anche in realtà considerate minori (come il Sassuolo, l'Hellas, Sampdoria e Udinese). 

Chiaramente non tutte le squadre potevano permettersi di continuare verso una determinata situazione e hanno deciso di cambiare. Tra quelle che hanno tentato un inversione di rotta troviamo il Torino, che dopo il periodo Mazzarri e la parentesi Longo, ha scelto Marco Giampaolo. Il tecnico che arrivava dal fallimento con il Milan si è trovato a lavorare con una rosa che per caratteristiche è ben lontana dalla sua idea di calcio, visto che è stata costruita per un tecnico come Mazzarri con cui ha ottenuto anche buoni risultati (settimo posto due stagioni fa). Qui è emerso il secondo problema dopo quello legato ai tempi, ovvero il lato economico, per cui molte squadre hanno faticato nel completare le proprie rose. La squadra infatti necessitava di un profondo rinnovamento per giocare con il 4-3-1-2 tipico del tecnico abruzzese. In particolare la squadra mancava di un regista (mai arrivato nonostante i tanti nomi usciti tra cui il pupillo del tecnico Torreira, costringendo il tecnico ad adattare Rincòn), un trequartista (in cui è arrivato il fin quì oggetto misterioso Gojak dalla Dinamo Zagabria) e una seconda punta (per cui è stato acquistato Federico Bonazzoli reduce da una buona seconda parte di stagione alla Samp, ma che non sembra troppo adatto al sistema di gioco della squadra granata). Con queste premesse (molti acquisti sono inoltre arrivati a mercato ormai concluso e quindi a stagione iniziata), la stagione del Toro non iniziava nel migliore dei modi tanto che il tecnico forse memore della sua non felice parentesi rossonera ha cambiato più volte modulo, arrivando a riproporre la difesa a 3 per adattarsi alle caratteristiche della sua squadra, ma con scarsi risultati e va anche detto pochissima fortuna (il Torino ha perso 23 punti da situazioni di vantaggio, spesso negli ultimi minuti). Nonostante i risultati la società ha più volte ribadito la fiducia nel tecnico, le cui speranze risiedono anche nell'imminente finestra di mercato, ma la sensazione è che il tempo rimasto sia poco.

Situazione simile per il Parma. Nonostante due buone stagioni sotto la guida di Roberto D'Aversa, la squadra ha deciso per il cambio con Fabio Liverani reduce da un ottimo percorso con il Lecce anche se culminato nella retrocessione in Serie B. Alla base del cambiamento (che ha coivolto l'intera società, dal Ds fino alla proprietà stessa) come accaduto a Torino vi era la volontà di ricercare un diverso tipo di calcio che favorisse la crescita e la valorizzazione dei calciatori in rosa. Liverani infatti è noto per proporre un calcio propositivo e d'attacco anche con rose modeste come mostrato a Lecce, ma anche lui si è trovato a lavorare con una rosa adatta per un calcio totalmente diverso fatto di difesa e ripartenze sfruttando la grande fisicità di difesa e centrocampo e la rapidità e la tecnica degli esterni. Perso inoltre Kulusevski la squadra a disposizione del tecnico appare completamente inadatta al suo stile di gioco, non aiutata da un mercato svoltosi negli ultimi giorni e che ha portato soprattutto ragazzi sì di prospettiva, ma in gran parte ancora acerbi, non il massimo per una squadra che deve salvarsi a tutti i costi. Il risultato è una squadra confusa, che cerca di ritornare a un tipo di gioco simile a quello del precedente tecnico, ma che appare spuntata e poco incisiva se non in rare situazioni (i match a San Siro), e che ha perso quella solidità difensiva degli scorsi anni. 

Situazioni simili anche nella Juventus (che meriterebbe un capitolo a parte) o a Cagliari dove dopo anni di difesa a tre o di attacco a due per valorizzare alcuni elementi come Joao Pedro è stato scelto un tecnico come Eusebio Di Francesco, che ha basato i suoi progetti sul 4-3-3 e che sta ancora cercando la quadra definitiva, con risultati altalenanti. Ciò sembra mostrare come molte squadre spinte dalla voglia di cambiare abbiano compiuto il passo più lungo della gamba, cercando di realizzare progetti per cui non vi era nè tempo, ma neanche le certezze economiche necessaria. Certo il calcio non è una scienza esatta e si possono portare esempi opposti (come l'inspiegabile conferma di Iachini sulla panchina della Fiorentina), ma appare chiaro che in questa stagione così particolare l'aver dato continuità al prgetto abbia dato molte più certezze alle squadre del nostro campionato.