Il pallone in profondità, la difesa sbanda, l'avversario si getta sullo spazio ma tu, da ultimo guardiano quale sei, devi fare qualcosa e tirare fuori tutto il coraggio che hai dentro e così ti getti sul pallone in uscita bassa. Le braccia abbrancano il pallone ma la testa viene colpita, il rimbombo dell'osso che si rompe. Non c'è dolore, non c'è paura, c'è soltanto il buio dopo il colpo in testa ricevuto dallo scarpino di Stephen Hunt.

A 24 anni ha subito uno degli infortuni più brutti mai visti su un campo di calcio e in tanti hanno prima temuto per la sua vita e poi per la sua carriera. Seppur giovanissimo era già ritenuto uno dei migliori al Mondo, ma quell'infortunio poteva stroncargli la carriera o penalizzarlo ed invece Petr Cech si è rimesso in piedi, ha indossato il caschetto protettivo ed ha continuato a difendere la porta della sua Repubblica Ceca e soprattutto è stato il guardiano del Chelsea prima e dell'Arsenal poi.

Una cicatrice in testa, un caschetto da indossare tutte le volte che scendeva in campo non lo hanno mai condizionato tanto che, nella sua entusiasmante storia da calciatore, Cech ha raggiunto traguardi individuali impensabili per un comune portiere. 1024 minuti di imbattibilità, 200 clean sheat in Premier League (record!) e 124 presenze in Nazionale che, di fatto, lo rendono il miglior giocatore ceco della storia.
Ha vinto meno di quanto avrebbe potuto ma è stato un portiere di altissimo livello che ai fronzoli preferiva la consistenza, se c'era da sparacchiare in tribuna lo faceva senza problemi.

Oggi ha annunciato che a fine stagione, dopo 15 in Premier, dirà basta con il calcio giocato seppur continuerà a rimanere nell'ambiente.
A luglio Cech appenderà al chiodo i guanti da portiere e il caschetto: entrambi compagni di questo lungo viaggio ed entrambi in grado di cambiargli la vita.

Grazie Petr.