Il suo modo di porsi e il suo gioco hanno segnato già un'epoca, perché tra qualche anno di Maurizio Sarri si parlerà come si fa oggi di Arrigo Sacchi, cioè di rivoluzionari nel mondo del calcio e non solo per quello che dicono, ma per come lo dicono e come cercano di far giocare le proprie squadre.

Dopo anni più o meno fortunati in Serie C, il periodo ad Empoli è stata la palestra migliore per prepararsi al salto tra i grandi avvenuto con il Napoli e forse è proprio in quella città che Maurizio ha imparato a gestire la pressione e prepararsi al meglio a questo periodo dove, da quasi tutti, è ritenuto uno dei migliori allenatori su piazza.
Sarri non è un allenatore normale né un uomo costruito come alcuni suoi colleghi: è un uomo che sulla sua pelle ha le cicatrici che solo la gavetta sui campi di terra battuta ti sa lasciare e soprattutto è un allenatore che ha le idee chiare su come deve giocare la propria squadra.
Il suo credo passa per queste semplici parole: "esaltazione del bello". Con lui si gioca a calcio, si esaltano i singoli e soprattutto si costruisce gioco dal primo secondo della partita fino all'ultimo, il pallone sparacchiato in tribuna non deve essere contemplato e soprattutto l'avversario, se si chiude a riccio, va accerchiato e stretto esattamente come fa un pitone con un le sue prede grazie alle sue spire.
Il suo unico peccato è aver vinto meno di quanto meritasse o meglio meno di quanto avrebbe dovuto perché a volte per vincere c'è bisogno di togliersi lo smoking è indossare gli abiti da lavoro, troppo spesso Maurizio ha preferito la bellezza alla concretezza

Oggi compie 60 anni il "Comandante" che a Napoli amano ancora e che sta cercando di rivoluzionare, a suo modo, il pensiero calcistico di ogni squadra che allena.
Tanti auguri Maurizio.