"C'è qualcuno, che non ha, rispetto per nessuno" Vasco Rossi (1987)
Mio padre lo cantava nel 1987, oggi è più attuale che mai.

E' vergognoso quanto accade giornalmente sui social dei calciatori. Vergognoso e imbarazzante.
I social (spesso) sono valvole di sfogo per persone represse, che si sentono libere di dire e fare quello che vogliono alla luce del giorno, fomentando odio, rabbia e cattiveria.
Sotto ogni foto pubblicata dai calciatori su Facebook o Instagram sono presenti insulti di qualunque tipo, offese alla famiglia, talvolta contro i loro figli (vedere chi insultava il figlio di Bonucci), minacce di morte e qualunque altro epiteto possibile immaginabile. Oltre a questo, tra gli insulti ai calciatori, c'è chi si insulta tra utenti: barbari senza rispetto, che si sentono onnipotenti dietro al piccolo schermo ma che in realtà sono piccoli uomini. E lo fanno consapevoli di non essere puniti.

In italia c'è già troppa cattiveria dietro i social network che vengono utilizzati nel peggior modo possibile. Non esiste filtro, non esiste moderazione, è un prodotto talmente grande sfuggito di mano anche a chi lo ha creato. Ci lamentiamo tanto di ciò che non va bene nel nostro paese ma non prendiamo in considerazione il fatto che la "jungla virtuale" in cui viviamo oggi aizza, provoca, spinga a renderci peggiori.

Il problema dei commenti alle foto dei calciatori non è il più grave ma è quello maggiore, che possiamo leggere ogni giorno. Basta aprire la foto di un qualsiasi giocatore italiano per trovare più insulti che complimenti. Un danno di immagine per loro, un danno di immagine per la società proprietaria del cartellino, un danno di immagine per i ragazzi che non vedono l'ora di insultare o dire cattiverie. Senza dimenticare che questo accade anche tra le foto dei profili delle squadre stesse.
Un esempio? Davide Santon a gennaio fu costretto a chiudere i suoi profili social per via dei troppi insulti, minacce, cattiverie ricevute dai tifosi della sua squadra (ai tempi l'Inter) per un errore. Un errore.
Un altro esempio? Il calciatore Dal Col, terzino dello Spezia, obbligato a chiudere i profili social per colpa degli insulti ricevuti dai tifosi del Parma.
Ultimo caso di insulti senza precedenti? La foto di Bonucci di qualche giorno fa, relativa al suo ritorno alla Juventus.
Cosa sarebbe successo ai profili di Baggio dopo il rigore sbagliato durante Usa 94? Ai profili di Maradona dopo la famosa "Mano de Dios"?

Non penso sia facile per gli stessi giocatori costantemente insultati, andare in campo e giocare con la concentrazione giusta, sapendo che dietro le minacce di morte qualche fanatico potrebbe pure prendere la pistola e fare qualche pazzia nei suoi confronti o nei confronti della sua famiglia.
Le società non possono certo bloccare l'utilizzo dei social network ai propri calciatori (un post di Cristiano Ronaldo su Instagram vale 750mila euro, settecentocinquantamila euro); esiste però una funzione che può fermare tutto questo: bloccare i commenti alle foto.

Un tap nelle impostazioni sull'opzione disattiva i commenti e il gioco è fatto. Il giocatore o la squadra può pubblicare la foto che preferisce lasciando l'immagine del calciatore e della società stessa pulita.
Quello degli insulti social è un argomento che trova spazio in tutto il mondo, è vero.  Per una volta però, possiamo insegnare qualcosa agli altri paesi che ci guardano: il rispetto. Che bisogna si guadagnarsi sul campo, ma che deve esistere sempre e comunque all'interno di quel prodotto che noi tutti e i nostri figli utilizzano ogni giorno.

Se non riusciamo a essere migliori, almeno proviamo a dare l'esempio.