Allo stadio Da Luz di Lisbona abbiamo assistito ieri sera all'ennesima figuraccia della Juventus, battuta nettamente dal Benfica molto di più di quanto non dica il risultato di 4-3.
Per 70' non c'è stata partita, troppo superiori i padroni di casa e troppo brutta la Juve, per la quale ogni aggettivo denigratorio sarebbe comunque un complimento dato lo spettacolo proposto. Aveva ragione Riccardo Cucchi quando definì "..la peggiore Juventus che abbia mai visto.." la squadra scesa in campo ad Haifa contro il Maccabi, per più di un'ora quella di ieri sera non è stata molto diversa.

Eppure la campagna acquisti estiva lasciava presagire un inizio di stagione ben differente per i bianconeri: al ritorno di Pogba, acclamato come un messia dai tifosi nonostante le ultime stagioni non proprio all'altezza, si erano aggiunti quello di Angel Di Maria, a lungo corteggiato ed alla fine convinto a sbarcare sotto la Mole a suon di milioni, quello di Bremer dal Torino, premiato come miglior difensore della passata stagione ed arrivato a sostituire il partente De Ligt, e quello di Milik per Morata tornato all'Atletico Madrid per scadenza del prestito.
L'ultimo acquisto di Parades rappresentava la ciliegina sulla torta richiesta da Allegri, che aveva finalmente il regista basso da schierare davanti alla difesa, ruolo a lui tanto caro. Parte la preparazione con la tourné estiva americana e subito la Juve deve rinunciare a Pogba causa infortunio al ginocchio, dopo un tira e molla durato due mesi il francese decide finalmente di operarsi sperando di giocarsi ancora il mondiale di novembre, se tutto va bene tornerà in campo in campionato a fine dicembre; purtroppo le disgrazie non vengono mai sole e la Juventus deve continuare a sopperire ad un sfilza infinita di infortuni muscolari che decimano la squadra non permettendo mai all'allenatore di avere a disposizione tutti gli effettivi.

Già questo dato di per sè dovrebbe far riflettere sulla preparazione atletica fatta che evidentemente non ha funzionato, non ho gli strumenti per giudicare il lavoro svolto da preparatori atletici e staff dell'allenatore bianconero ma i continui infortuni lasciano più di qualche dubbio sulla bontà dell'operato fin qui svolto. In ogni caso il girone di Champions era assolutamente alla portata della Juventus, che ieri ha perso la quarta delle cinque partite disputate nel proprio girone, ed adesso deve addirittura sperare di potersi qualificare in Europa League battendo il Psg ed augurandosi che il Maccabi non faccia altrettanto contro un oramai già qualificato Benfica. In campionato poi, nonostante un calendario non impossibile la Vecchia Signora si ritrova dopo sole undici giornate all'ottavo posto a ben dieci punti dal Napoli capolista e con un'assenza di gioco tale da far presagire tempi ancor più cupi.
Dov'è finito lo spirito combattivo, #finoallafine che ha da sempre contraddistinto il gioco della Juventus negli ultimi anni soprattutto nel periodo allegriano?
La verità è che la Juventus sta scontando in primo luogo la tracotanza del suo presidente, Andrea Agnelli. Questo giovane uomo, figlio d'arte ha pensato che l'essere arrivato così presto, ad appena 35 anni alla guida della più importante società italiana di calcio fosse dovuto solo alla sua bravura e non anche, o soltanto al cognome che porta, grave errore. Nessuno discute le sue capacità manageriali, ha costruito il ciclo più vincente della storia bianconera nonché della serie A, ma le stesse si concretizzavano soprattutto nella capacità di scegliere i propri collaboratori, dall'amministratore delegato fino ai componenti dell'area tecnica e di creare con loro un'alchimia quasi perfetta, il tutto con un solo obiettivo: vincere. Proprio la scelta di Giuseppe Marotta come direttore generale della Juventus nel 2010 ha aperto la strada a quel ciclo di successi che tutti i tifosi juventini ricordano.
Marotta però non era un principiante, tutt'altro.
Da sempre nel mondo del calcio, come direttore sportivo prima come direttore generale poi, si era distinto fin da subito per gli eccellenti risultati conseguiti, sia in ambito sportivo che finanziario; il suo ciclo alla Sampdoria nel periodo 2002-2010 in particolare si concluse con il quarto posto in campionato e l'accesso alla Champions League.
Arrivato alla Juventus, lui ed il direttore sportivo Paratici (proveniente anch'egli dalla Sampdoria) hanno costruito da zero quella che è stata la squadra più vincente di sempre in Italia, lasciando oltretutto a posto i conti ed aumentando il fatturato.
Squadra che vince non si cambia? Non per il giovane Agnelli che silura Marotta e promuove Paratici direttore generale, seguirà un altro scudetto, l'ultimo e questo farà pensare al presidente che tutti sono rimpiazzabili, tanto il vero uomo forte è lui.
Non è andata così, le scelte successive di Agnelli si sono dimostrate infauste per la società: prima con la scelta di Pirlo quale allenatore, che comunque ha portato due trofei, Supercoppa e Coppa Italia, ma subito allontanato poi con il ritorno di Allegri, fortemente voluto dal presidente per riportare la Juve ai vertici, ma mai arrivato.
Eh sì, perchè quello attuale è tutto tranne l'allenatore determinato e capace a gestire un gruppo che avevamo visto nel quinquennio precedente.
L'Allegri nostrano è un allenatore smarrito, pauroso incapace di trasmettere quelle sicurezze di cui una squadra come la Juve attuale ha bisogno: scelte discutibili negli undici titolari e cambi quasi sempre tardivi o sbagliati.
La Juventus non può andare in ritiro pre-derby per ritrovare la concentrazione e gli stimoli necessari alla vittoria, la Juventus non può aver bisogno di andare in ritiro, punto.
Sentire poi l'allenatore livornese parlare in conferenza stampa dopo la sconfitta di ieri e negare il fallimento è deprimente: la Juventus non deve puntare ad una qualificazione in Europa League in extremis ed a giudicare fondamentale e difficilissima una partita con il Lecce quart'ultimo in classifica, non deve.
Allegri purtroppo è l'uomo sbagliato nel posto sbagliato, non sa migliorare tecnicamente i propri giocatori, come un allenatore dovrebbe saper fare soprattutto con i giovani (v.di Vlahovic) e non sa dare un gioco alla squadra, è un ottimo gestore del gruppo e con gli uomini giusti ha dimostrato di saper vincere, ma ora serve altro.
Serve un motivatore, un allenatore che faccia credere i giocatori nelle proprie capacità, che sappia rischiare figuracce in nome dell'esperienza, non fare esperienza di figuracce.
Purtroppo i bilanci attuali della Juventus non permettono alcun cambio alla giuda tecnica, Allegri riuscirà a risalire la china, almeno in parte ma ricreare quel gruppo vincente sarà difficile, la BBC, alla base dei successi precedenti non nasce tutti i giorni.
Oltretutto il tecnico livornese pecca di non poca presunzione, e difficilmente cambia idea anche quando le evidenze lo sconfessano: Perin in questo momento dà più sicurezze di Szczęsny, Cuadrado non può giocare a tutta fascia in un 3-5-2, Miretti non può essere lasciato in panchina.
Certe partite o le giochi solo difesa e contropiede, l'unico atteggiamento che a pare mio può applicare l'attuale Juventus, oppure vanno aggredite dall'inizio: il mantra allegriano “halma, halma” non funziona più, non con questa squadra.

Allegri non è più difendibile, servirà un miracolo per vederlo ancora sulla panchina della Juventus il prossimo anno, ma se continua così anche il panettone può diventare un miraggio.
Agnelli non ammetterà mai l'errore di aver richiamato il tecnico toscano, la sua tracotanza glielo impedisce ma sta già lavorando al sostituto, questo è certo.