Il campionato in corso è molto difficile e complicato per tutta una serie di motivi che possono essere individuati prima di tutto negli stadi vuoti ed in secondo luogo nel livellamento tecnico qualitativo delle squadre che solitamente, per tradizione o per mezzi tecnici, si contendono annualmente lo scudetto.

Generalmente si pensa che lo stadio vuoto procuri effetti negativi solo da un punto di vista economico, causa i mancati incassi da botteghino. Ciò è assolutamente vero in quanto le società vengono private di quel pronto cassa, immediatamente utilizzabile per il pagamento delle varie spese correnti; sono flussi di cassa che movimentano i conti presso le banche e spesso sono le uniche entrate che in qualche modo garantiscono il regolare andamento dei campionati minori.
Ma gli stadi vuoti azzerano anche il cosiddetto fattore campo, così che qualsiasi squadra in trasferta è mentalmente libera di fare la sua partita e tutte le squadre che nel fattore campo avevano quel quid in più, adesso fanno più fatica a vincere in casa.
I tifosi sugli spalti svolgevano e svolgono anche altre due importanti funzioni e cioè una funzione di sostegno per i giocatori e per la squadra ed una funzione di critica nei confronti di entrambi, con particolare attenzione alla prestazione dei singoli, ai quali non vengono permessi né distrazioni né cali di tensione, come avviene oggi durante le partite, ove i giocatori, non pungolati dal pubblico, commettono svarioni imperdonabili e qui mi riferisco a quelli proprio grossolani recentemente commessi dai giocatori della Juve; tanto se nessuno li fischia la loro prestazione raramente supera il minimo sindacale.
La mancanza dei tifosi determina un maggiore livellamento tecnico delle squadre e quindi ogni settimana si registrano risultati imprevedibili e non in linea con la tradizione del campionato italiano. La conseguenza è che la classifica è molto corta ed a volte basta un risultato positivo o negativo per capovolgere o alternare le varie posizioni.

In un simile scenario la Juve, se continua così, è quella che rischia di più, anche perché la Juve è quella che maggiormente risente dell’effetto campo.
Essere invischiati in una classifica corta comporta anche il rischio non solo di non vincere il campionato, ma di non classificarsi per la prossima Champions League, ovvero classificarsi non come prima con tutto quello che ne consegue.
In uno scenario così ipotizzato, assenza di Champions League, a pagarne le conseguenze non sono solo i tifosi in termini di amarezza, ma principalmente gli azionisti che hanno investito nella società, in una società quotata in borsa, che vedono il loro investimento perdere valore, come pure potrebbero rischiare gli obbligazionisti che hanno sottoscritto l’ingente prestito emesso dalla società.
In sostanza, al giorno d’oggi non si possono fare scelte sbagliate, come ad esempio non si possono pagare ingaggi da nababbi ai calciatori che sono più di nocumento tecnico-economico che di aiuto alla squadra  o che incidono in maniera spropositata sul bilancio della società .
Come pure non si possono fare scelte sbagliate nell’individuazione dell’allenatore. Solo alla Juve succede che viene esonerato un allenatore vincente come Allegri, o che viene esonerato un amministratore capace come Marotta.
Qualcuno mi dirà che ogni tanto bisogna cambiare, intraprendere nuove vie. Sono d’accordo, ma tale cambiamento può avvenire solo dopo che se ne siano create le premesse per il successo, cioè quando prima si sono messi a posto conti, quando non hai un pauroso indebitamento e quando hai organizzato una squadra giovane, ma capace caratterialmente e tecnicamente e con un monte ingaggi non spropositato. Solo con tali premesse puoi avviare il cambiamento, altrimenti devi gestire al meglio il più sicuro contingente.

Qualcuno spesso dimentica o qualcuno forse non sa che nel nostro codice civile è prevista una triplice responsabilità degli amministratori. Essi sono responsabili civilmente del loro operato in tre direzioni: verso la società (artt. 2392-2393 c.c.), verso i creditori sociali (art. 2394 c.c.) e verso i singoli soci o terzi (art. 2395 c.c.) e sono responsabilità non di poco conto.
In sostanza, la conduzione di una società quotata in borsa, anche se sportiva, richiede in ogni momento scelte oculate e non dettate dalla passione o peggio ancora dal tifo o da scommesse; a mio avviso e forse mi sbaglio, le scelte effettuate negli ultimi due anni tutto sembrano, meno che oculate.

Per concludere, quello in corso non può essere assolutamente un anno di transizione, come qualcuno lascia intendere nelle varie interviste. Il nostro allenatore si deve rendere conto che la luna di miele è ormai finita ed è giusto che dimostri le sue capacità, senza sbagliare ulteriori approcci alle partite. Deve capire che è un’annata difficile, molto difficile !
Il Presidente, gli amministratori della società e l’allenatore è bene che si rendano conto, ed in fretta, che in gioco non ci sono i soli risultati sportivi fini a se stessi, ma ci sono in gioco obiettivi ed interessi più ampli e più complessi, anche se collegati ai primi, il cui mancato raggiungimento comporta danni notevoli ai tifosi, agli investitori, agli altri stakeholders ed in ultima analisi, probabili danni anche alle stesse posizioni del gruppo dirigente e dell’allenatore.
Ecco perché, come diceva il nostro “antico presidente“, vincere non solo è importante, ma è l’unica cosa che conta.