Dieci gol nelle ultime due partite di campionato senza subirne alcuno, più la vittoria in rimonta contro l'Olympiacos in Champions League. Sono i risultati eloquenti della metamorfosi a cui Allegri ha sottoposto la Juventus nell'ultimo mese. Facendola definitivamente sua. Se le prime due vittorie potevano sembrare casuali - rimonta più frutto dei nervi che del gioco con i greci e goleada contro un Parma più che impotente - la vittoria di Roma certifica la bontà del nuovo corso juventino. E soprattutto un'importante evoluzione dal punto di vista della mentalità che può portare benefici in chiave europea. Due gli aspetti da sottolineare da questo punto di vista. Il primo riguarda la disposizione degli uomini in campo. Il secondo riguarda la crescita delle certezze non solo tattiche, ma anche, e soprattutto, nella consapevolezza di essere i più forti. Tatticamente la nuova Juventus di Allegri si dispone con una difesa a quattro, in cui i terzini partecipano all'azione offensiva, ma, soprattutto, consentono alla fase difensiva una maggiore copertura anche attraverso l'applicazione della diagonale (Lichtsteiner contro la Lazio ne ha dato un saggio in un paio di occasioni almeno). In fase offensiva, ricevono il pallone con campo davanti, quindi hanno la possibilità di aggredire gli spazi e non devono limitarsi al passaggio alla mezzala vicina. A centrocampo Allegri ha cambiato, nonostante abbia lasciato numericamente intatto il pacchetto mediano: in mezzo tre erano e tre sono, ma è la disposizione a cambiare. Pirlo corre meno, ma corre meglio e Marchisio al suo fianco (o al suo posto) permette alla squadra di non spaccarsi in due. Poi c'è Pogba. Sul talento transalpino si scriverà tantissimo negli anni a venire, ma Allegri ha trovato la chiave di volta che gli permette di rendere al meglio. In partenza mezzala, in fase di possesso Pogba tende ad allinearsi ai due finti trequartisti, ieri Tevez e Pereyra, avendo così la possibilità di rifinire o finalizzare l'azione. In tal senso, la disposizione dei tre centrali di centrocampo tradisce la maggior fluidità del nuovo schieramento. Le due mezzali non sono più solo degli incursori, ma partecipano in maniera efficace al gioco, ognuno con i propri compiti. E così non si assiste più ai lanci di Bonucci o alle astruse verticalizzazioni di Chiellini. E in tutto questo è ritornato il contropiede, inteso come azione di ripartenza finalizzata allo sfruttamento della superiorità numerica per segnare e non all'occupazione degli spazi. Ieri con la Lazio, due gol in contropiede, il primo a reti ancora inviolate, il secondo in uscita al giropalla su pressione degli avversari. La maggiore libertà di Pogba e dei due trequartisti ingabbia un po' il centravanti, ma Llorente sa fare bene il suo lavoro e anche per lui non mancheranno le soddisfazioni sotto porta. E paradossalmente, questa disposizione, permette a Tevez di rendere al meglio, lasciandolo libero di svariare sul fronte di attacco e di attaccare gli spazi. Insomma, sarà pur stato allontanato dall'area, ma - almeno in campionato - la sua presenza sui tabellini dei marcatori non ne ha risentito. Tutto questo in assenza di Barzagli, con un Vidal al 50% del suo potenziale e con tutte le assenze che hanno colpito la rosa bianconera nelle ultime settimane e in difesa soprattutto. E veniamo al secondo aspetto: la consapevolezza. Il limite della Juve negli ultimi anni è stato quello di ripetere in Coppa quello che, egregiamente, veniva fatto in campionato. In attesa della riprova, a partire da Malmoe e poi con l'Atletico in casa, l'impressione è che Allegri stia cercando di fare giocare in campionato la Juve come gioca (giocherebbe) in Europa. Ed è qui il vero cambiamento con il suo predecessore. La Juve di Conte dava il massimo in campionato - 102 punti l'anno scorso -, ma accusava il cambio di ritmo in Europa. A questo punto, il passaggio ad una disposizione più europea comporterebbe l'inverso: giocare in Italia come si gioca in Europa. E a questo punto il campionato diventerebbe allenante, nel senso che, al di là del livello medio-basso delle avversarie, i giocatori bianconeri potrebbero interpretare le partite in Italia come dei test in vista delle partite più difficili delle notti di Champions. Del resto in Italia la Juventus è e resta la più forte. E di questo Buffon e compagni ne sono sempre più consapevoli. Consapevolezza che aumenta anche grazie all'impronta che Allegri sta imprimendo sulla sua creatura. Allegri, questo va detto, che a Milano, pur tra mille difficoltà, ha imparato a conoscere come si gioca in Europa. Tutto questo in attesa della riprova mercoledì in Svezia e poi tra due settimane contro l'Atletico di Madrid.