Ieri la Corte di Cassazione ha rinviato il processo di terzo grado su Calciopoli al 23 marzo. Queste le parole del presidente della Terza sezione penale, Aldo Fiale: «È mia intenzione oggi incardinare il processo, con lo svolgimento della relazione introduttiva, ma la complessità delle corpose questioni di diritto che pone questa vicenda, richiede che l'udienza slitti per il suo proseguimento al prossimo 23 marzo», preannunciando una corposa requisitoria da parte del PG Mazzotta. A questo punto resta da vedere come si comporterà la Cassazione in merito al lungo processo sui fatti che nel 2006 che hanno segnato il calcio italiano. Resta un interrogativo di fondo: come fu possibile per la giustizia sportiva in generale riuscire a istruire un processo in poche settimane malgrado «la complessità delle corpose questioni di diritto» poste da tutta la vicenda? e ancora, come fece l'avvocato Zaccone ad aver letto tutte le carte in così poco tempo? Il rinvio della Corte di Cassazione ci ricorda che i teoremi colpevolisti del 2006 sono stati in gran parte smontati dai primi due gradi di giudizio, malgrado delle sentenze che definire contraddittorie è un eufemismo. Giusto per fornire un breviario delle anomalie che potranno essere valutate dalla Cassazione: la competenza territoriale del processo svoltosi a Napoli (piuttosto che a Torino o a Roma); la selezione delle intercettazioni; le schede svizzere intercettabili e successivamente non intercettate e l'acquisizione della lista dei possessori; la prova del video del sorteggio taroccato in una serie di fotogrammi disordinati; l'inesistenza di un rapporto esclusivo tra Moggi e i designatori; il mancato rapimento di Paparesta e le mancate punizioni agli arbitri; il crollo del teorema delle ammonizioni preventive. Per tacere delle motivazioni dei primi due gradi del processo che non rilevano traccia di partite truccate. A questo punto, tra i tempi pachidermici della giustizia ordinaria e quelli rapidi - abbreviati - della giustizia sportiva di un decennio fa, non resta che attendere l'esito del terzo grado. L'eventualità - forse remota - di una sentenza favorevole agli imputati scatenerebbe effetti imprevedibili sul movimento calcistico italiano e come direbbe Kant «Fiat iustitia et pereat mundis». Nel 2006 fu il contrario, ovvero come corresse Hegel: «Fiat iustitia ne perat mundis», sia fatta giustizia affinché non perisca il mondo.