Si può fare filosofia sul calcio? Il carattere apparentemente retorico di questa domanda vuole attirare l'attenzione di quei cinque lettori che arriveranno fino alla fine - e che per questo si contano sulle dita di una mano. Ma la questione ha un suo senso. La risposta alla domanda dipende da cosa si intende per fare filosofia
Si può fare filosofia sul calcio, come fanno in tanti. Dall'illustre Mario Sconcerti che, sulle pagine di questo sito, quotidianamente ci dà la sua personale interpretatione concettuale sui fatti pallonari, fino ad arrivare ai salotti televisivi dove ognuno degli illustri invitati non esita a opinare in maniera più o meno astratta (direi anche molto astratta). Questa maniera di fare filosofia appartiene più alla sfera dell'opinione che a quella della verità.
L'altra maniera di fare filosofia riguarda la ricerca della verità. In questo caso per fare filosofia bisogna essere capaci di utilizzare gli strumenti della filosofia stessa, ovvero i concetti, gli argomenti e tutto l'armamentario logico che permette di dire la verità sulle cose. Una filosofia che, more geometrico, permette di dimostrare a colpi di argomenti e di costruire delle tesi che propongono delle soluzioni ai problemi e che permettono di comprendere meglio la realtà.
In questo senso, non tutti possono fare filosofia. E siccome il calcio è materia seria, propongo ai miei cinque lettori un esercizio di dimostrazione su un problema filosofico, ancorché calcistico. Ovvero: si può giudicare  corretto l'operato dei due arbitri Irrati e Orsato nei due noti episodi dell'ultima giornata di Serie A? Possiamo affermare, senza paura di essere smentiti, che il loro giudizio nei due episodi contestati è scevro di errori? O dovremmo affermare il contrario? Ciò che farò nelle righe seguenti è una dimostrazione logica che mi permetterà di affermare questa tesi: Irrati e Orsato non hanno commesso alcun errore nei due episodi contestati
Prima di iniziare, preciso che affinchè la mia affermazione sia vera è necessario che l'affermazione sia a) conforme ai fatti; b) conforme a una logica inerente la dimostrazione che la precede. Il primo criterio fa appello alla conformità dell'affermazione con la realtà; il secondo criterio richiama la coerenza logica di quanto espresso. 

Presupposto. C'è un elemento comune ai due episodi di Roma e di Torino: entrambi gli episodi possono essere analizzati e giudicati empiricamente attraverso l'elemento temporale, ovvero riprendendo l'esatta successione dei fatti in ogni singolo episodio. Questo elemento è fondamentale e permette di giudicare l'operato di Irrati e di Orsato e di fornire un argomento cronologico alla mia teoria. Cominciamo dall'episodio di Torino, l'ultimo in ordine di tempo.

Dimostrazione A. Orsato prende la decisione corretta fischiando un rigore per il fallo di Szczesny su Mkhitaryan
I fatti in ordine cronologico: a) Abraham è lanciato verso la porta della Juventus, b) Danilo interviene e tocca il pallone che c) arriva a Mkhitaryan; d) Sczesny interviene travolgendo l'avversario, e) Orsato fischia e interrompe il gioco. Ci sarebbero altri tre fatti che riportiamo per onore di cronaca, ma che avvengono a gioco fermo: e) Mkhitaryan cadendo tocca il pallone con la mano, f) Abraham calcia verso la porta, g) il pallone entra in rete.
Orsato giudica falloso l'intervento del portiere juventino e fischia il rigore a favore della Roma (Pieri spiega anche perché lo fa con prontezza, ovvero ha già il fischietto in bocca perché potrebbe valutare falloso il primo intervento di Danilo). Prima conclusione: affermare che viene annullato un gol a Abraham è falso, poiché il gioco era fermo.
Seconda conclusione: se a termini di regolamento si considera falloso il contatto Szczesny-Mkhitaryan, allora fa bene Orsato a intervenire e ad ammonire il portiere juventino. Quindi Orsato prende la decisione corretta. Fin qui non ho aggiunto niente ai fatti e la conclusione logica è che affermare che Orsato prende la decisione corretta corrisponde ai fatti (e al regolamento), quindi è vero.
Proviamo a confutare quanto detto. Si potrebbe affermare che Orsato sbaglia perché non aspetta lo sviluppo dell'azione e quindi annulla di fatto l'eventuale vantaggio. Con il senno di poi sappiamo che Abraham si sarebbe potuto avvantaggiare di quanto accaduto precedentemente poichè calcia in porta. Orsato avrebbe dovuto prevedere gli eventi successivi al suo fischio, in particolare che f) Abraham calcia verso la porta e g) il pallone entra in rete. 
La polemica nasce dal fatto che g) il pallone entra in rete. Se il pallone non fosse entrato, Orsato avrebbe preso la decisione giusta? Senza dubbio, poiché abbiamo affermato che trattasi di rigore. Invece, si presume che siccome Abraham avrebbe segnato, allora Orsato ha preso la decisione sbagliata. Ora, logicamente: come può la stessa decisione essere giusta in un caso e non giusta nell'altro? Tertium non datur. Per il principio di non contraddizione: se il fischio di Orsato è giusto laddove il pallone entra in rete, lo stesso fischio di Orsato è giusto laddove il pallone non entrasse in rete. Orsato non sbaglia perché giudica il fatto nel momento in cui accade e non può prevedere quanto accadrà, e in generale un arbitro è chiamato a valutare i fatti e non a fare previsioni.
Conclusione: Orsato valuta correttamente i fatti e prende la decisione corretta fischiando il calcio di rigore a favore della Roma
Spiegazione. Perché ogni altra affermazione è falsa? Perché si basa su una previsione di tipo induttivo ('se lasciasse correre, Abraham segnerebbe') che sarà poi confermata dai fatti. Tuttavia la previsione contraria è anch'essa possibile e sarebbe basata sullo stesso procedimento induttivo ('se lasciasse correre, Abraham non segnerebbe'). Essendo i due eventi egualmente possibili, la decisione non può essere al contempo giusta e sbagliata in funzione di ciò che accade dopo. Ovvero o è giusta o è sbagliata: abbiamo dimostrato perché è giusta. Chi dice che è sbagliata lo fa giudicando la decisione in base a ciò che accade dopo il fischio, ma giudicherebbe diversamente se, ipotesi controfattuale, il pallone non fosse entrato. E quindi si contraddice.
Supplemento di prova. Un'ulteriore prova è data dalla procedura VAR che risale a ritroso alla ricerca di eventuali infrazioni che non permetterebbero di convalidare la rete. Infatti, prima di convalidare il rigore il VAR controlla se c'è fuorigioco, ma essendo il tocco di Danilo non c'è nessuna infrazione (si informi, illustre signor Damascelli che si chiede di cosa hanno discusso durante un minuto). Mentre in caso di segnatura Orsato sarebbe stato richiamato per giudicare il tocco di mano del giocatore armeno. La procedura VAR utilizza à rebours l'elemento temporale da me utilizzato come criterio di giudizio per determinare se Orsato ha commesso un errore nell'episodio appena analizzato.
Corollario. Le dichiarazioni di Orsato. Quanto detto da Orsato a Cristante ha alimentato le polemiche. Brevemente, ci sono due aspetti da analizzare. Il primo riguarda il regolamento: sembra che Orsato abbia detto "Il vantaggio sul rigore non si da mai". Premesso che trattasi di un virgolettato. Due interpretazioni sono possibili e dipende da cosa viene riportato nel virgolettato. Se Orsato finisce la sua affermazione con l'avverbio 'mai', esclude che il vantaggio in area si possa dare. In tal caso sbaglierebbe, perché in caso di occasione da rete nell'immediatezza sarebbe corretto dare il vantaggio. Se il 'mai' è un'aggiunta del virgolettato, allora Orsato ha reputato corretto non dare il vantaggio su questo rigore, ma sa che in altre occasioni si comporterebbe diversamente. La dichiarazione non vera (quindi possibilmente falsa) non prova che Orsato non conosce il regolamento, ma semplicemente mostra che l'arbitro dà una spiegazione affrettata negli attimi concitati successivi all'episodio. Se non altro è stato coerente nella celerità.
Il secondo aspetto riguarda la seconda parte della frase. Orsato dice a Cristante: "Date la colpa a me se avete sbagliato il rigore?". Anche questo è un virgolettato. Se Orsato dice esattamente queste parole fa un'ammissione di colpa implicita (excusatio non petita, accusatio manifesta). Di cosa si dovrebbe scusare Orsato? Provo a fare un'ipotesi, non necessariamente suffragata dai fatti: Orsato sa già che sarà accusato di qualcosa, perché anche lui giudica la sua decisione su quanto accaduto dopo il fischio. Questo pensiero gli viene in mente perché in passato il suo operato è già stato oggetto di polemiche. Da arbitro d'esperienza sa già che sarà processato per quella decisione. Ciò è sinonimo di poca serenità, e magari è la spiegazione psicologica del perché abbia deciso di decidere con tale celerità. Una decisione che, ribadisco, è in ogni caso corretta perché basata sulla valutazione hic et nunc di quanto accaduto sul terreno di gioco e non su una possibile previsione che sarebbe anche potuta non realizzarsi. Ergo, le polemiche non fanno bene al calcio e agli arbitri e Juve-Roma è una partita incentrata sulla polemica da almeno quarant'anni. (Ci sarebbe un'altra spiegazione, ma lascio ai miei cinque lettori il compito di formularla. Suggestione: si dovrebbe fare un ragionamento ad absurdum).

Dimostrazione B. Irrati prende la decisione corretta convalidando il gol di F. Anderson
I fatti in ordine cronologico: a) Dimarco si scontra con un avversario e cade a terra, il contatto è falloso, ma b)  l'arbitro applica la regola del vantaggio,c) Lautaro attacca verso la porta di Reina e d) conclude; e) Reina para, f) rilancia e dà avvio al contropiede della Lazio che g) segna un gol con F. Anderson che ribatte in rete dopo la respinta di Handanovic. All'interno di questa dinamica, sembrerebbe che alcuni giocatori segnalino a Reina, tra la parata e il rinvio, che Dimarco è a terra. Ma Reina non mette fuori il pallone e l'azione prosegue. In ogni caso, l'interruzione spetterebbe all'arbitro.
Il gol viene convalidato da Irrati e dal VAR che non ravvisa alcuna scorrettezza (il fallo iniziale è stato giudicato da Irrati che ha preferito applicare la regola del vantaggio, e, in ogni caso, l'azione della Lazio è già un'altra azione dopo che Lautaro ha tirato in porta). Ciò che accade dopo la marcatura non ci interessa. Conclusione: l'arbitro decide correttamente (e con lui il VAR) convalidando la rete alla Lazio.
Obiezione possibile. In tal caso, il problema riguarda piuttosto il comportamento dei giocatori della Lazio. Applichiamo lo stesso ragionamento di tipo ipotetico per comprendere perché i giocatori della Lazio non sono tenuti a buttare la palla fuori e quindi, poiché l'interruzione spetta all'arbitro, e il gioco può continuare.
Prima ipotesi controfattuale: se la Lazio non avesse segnato, si giudicherebbe diversamente quanto accaduto? Risposta: se la Lazio non avesse segnato, potremmo dire che Reina e compagni hanno emulato il comportamento degli avversari non giudicando Dimarco in pericolo e la decisione di Irrati sarebbe sempre corretta. E magari con Dimarco ancora a terra, questa volta i giocatori in maglia nerazzurra metterebbero il pallone fuori.
Seconda ipotesi controfattuale: se Lautaro avesse segnato, si giudicherebbe diversamente quanto accaduto? Risposta: se l'Inter avesse segnato, non si potrebbe dire che Lautaro sia stato antisportivo e soprattutto il suo gol sarebbe regolare perché dopo il fallo l'arbitro ha dato il vantaggio. Anche qui, Irrati avrebbe preso la decisione corretta.
Come fa la stessa decisione a essere sbagliata in un caso e corretta negli altri due? Oppure, come fa lo stesso comportamento a essere sbagliato in un caso e corretto negli altri due? In questo caso la conclusione del ragionamento è opposta a quella di Orsato. Qui sono proprio le due ipotesi controfattuali a contraddire il giudizio dato ai fatti: la stessa decisione non può essere sbagliata e giusta in funzione degli eventi. Ergo, la decisione di Irrati è giusta e sarebbe stata giusta in caso di rete dell'Inter o di mancata segnatura della Lazio. E lo stesso comportamento non può essere giusto o sbagliato in funzione degli eventi. Ergo, il comportamento dei giocatori della Lazio è corretto è sarebbe stato corretto in ogni caso.
Supplemento. In quale caso la decisione di Irrati sarebbe sbagliata? Nel caso in cui lo scontro fosse stato violento o Dimarco avesse subito un colpo alla testa. Non è il caso in quest'episodio. E pare, ribadisco pare, che Dimarco si alzi non appena la Lazio segna e raggiunga i compagni e gli avversari nella rissa che segue la marcatura. Ma questo non è un criterio valido, poiché Dimarco avrebbe comunque potuto prendere una botta in capo e preso dalla follia partire verso gli avversari, l'arbitro avrebbe comunque dovuto fermare il gioco precedentemente. A volte, basta il regolamento.
Conclusione: la decisione di Irrati è corretta e il comportamento della Lazio non è antisportivo

Digressione finale. Oserei dire che se fossi tifoso della Juve o della Lazio a parti invertite mi arrabbierei. Ma ciò impedirebbe di cercare delle spiegazioni razionali per avere una visione vera delle cose. Per cui tutte le pseudo-narrazioni (da er go' de Turone in poi fino a er go' de Abramo) non sono che manipolazioni dei fatti e finte verità. Si capisce bene che il problema non è il tifoso che, per definizione, è poco razionale, ma gli addetti ai lavori che dovrebbero conservare il sangue freddo e non alimentare delle polemiche che non fanno bene al calcio (a Mourinho staranno fischiando le orecchie).
Caro lettore che hai avuto la pazienza di arrivare fino alla fine, hai trovato la risposta alla domanda iniziale: sì, si può fare seriamente filosofia sul calcio. Basta usare gli strumenti adeguati e volere la verità.