Pazza Inter, folle, incostante, sfasciata, rinata.

Nell'estate dei progetti stracciati, del treno Hakimi che lascia la stazione, del capitano Conte che abbandona la nave in un mare di guai economici, del autoproclamato re che si sveste del mantello nerazzurro..

Un bagliore, una luce potente brilla nell'occhiale conoscitore di Beppe. Sulla panchina dapprima tinteggiata da lacrime e scusanti (ma vincenti), posa le chiappe gavettiste del Laziale Simone, forte di una coerenza di modulo (nell'estate delle cessioni eccellenti e dell'entrate mirate, potrebbe rivelarsi a fine anno la scelta giusta) e di un'idea leggera, libera, quasi romantica.. 

E Piero.. all'ombra della Madonnina accende un cero, Dzeko, dalla carta d'identità stropicciata, schiarita, usurata dagli anni sopra i campi a ripulire palloni, ad affiancare compagni, a metterla dentro.

Per far decollare un aereo ci vogliono le ali ed ecco Di Marco, l'interista, il piede vellutato, il riscattante, quello dei prestiti in giro per il mondo e poi ritornato a casa.. a destra nei solchi rivestiti da avversari superati, bruciati; sorvola l'olandese, possente, sicuro, armonico, slanciato da un europeo superlativo.

Per essere un artista ci vuole piede pennellistico, ma soprattutto cuore ed è il cuore tornato a battere ad aver reso l'estate migliore, ma lo stesso cuore ha bisogno di riposo (a presto Eriksen) , allora alle geometrie, il piede velenoso, il disegnatore incostante, il diavolo in un nuovo inferno.. a zero, per di più!

Infine la magia, il giocoliere, il Tucu.. 

Lì dove le ceneri bruciano, dove il tricolore sul petto è orfano di protagonisti che l'hanno cercato e vuoto, rinasce la Nuova Inter. Fatta d'investimenti mirati, di idee nuove, di sudore, di passione e soprattutto di occhi esultanti seduti li su quei posti da troppo tempo vacanti. 

l'Inter cade, si alza, vola...